domenica 12 aprile 2015

Siamo sulla costa Mediterranea del Marocco. Se da Al-Hoceima vai verso Tetouan per la strada che passa per Rouadi, dopo il souk, gira a destra, la strada si fa sterrata e passa per luoghi bellissimi, terra rosso fuoco, arbusti verdissimi, e il mare blu sullo sfondo. Qui devi proseguire sempre diritto per 18 km, la strada finisce nel villaggio di pescatori di Bades. Il villaggio ha 10 case, e di pescatori ce ne sono pochi, molto probabilmente dediti ad un tipo di commercio meno legale. Ma la cosa assurda è un'altra, in fondo al villaggio, appoggiata sulla sabbia, prima del piccolo promontorio, c'è una corda blu.
La corda blu attraversa diagonalmente l'istmo di sabbia, 20 mt di larghezza ed 80 mt di lunghezza, che unisce Bades con il promontorio del Peñón de Vélez de la Gomera.
La corda blu è una frontiera invalicabile sorvegliata giorno e notte da soldati con mitra carichi. La corda blu segna il confine più assurdo che abbia mai visto. È un confine di terra tra Spagna e Marocco.
A fare la scoperta di questo assurdo confine sono stati Giacomo e Giovanni, e lo hanno fatto nel modo più ingenuo che si possa immaginare, giocando a pallone.
Perché un pallone i confini non li conosce, tanto meno se a calciarlo sono dei bambini.

La situazione è la seguente, stiamo giocando a calcio sull'istmo, la preoccupazione di Giacomo e Giovanni è di non buttare il pallone troppo a destra o sinistra, per evitare che finisca in mare. Non ci potremmo mai immaginare che un calcio piu forte degli altri potrebbe lanciare il pallone dal Marocco alla Spagna, e tanto meno potremmo immaginarci che questo gesto possa causare una sorta di problema militare tra Marocco e Spagna.
La formazione, Giovanni para e Giacomo tira, a fare da pali ci sono due barche di pescatori. Giacomo tira forte e la palla passa in alto, oltre le barche, oltre la corda blu, oltre il confine tra Marocco e Spagna. Giovanni va a recuperare la palla, oltre il confine, al di là della corda blu, dietro le barche. I soldati che fino a quel momento non erano ancora comparsi irrompono sulla scena, non si fanno vedere ma con fischietti fischianti fischiano forsennatamente. Giovanni si blocca, guarda la corda blu, guarda il pallone e si gira verso di me con il tipico gesto italiano delle dita unite rivolte verso l'alto, e muovendo i polsi mi dice: "ma papà questa volta che fallo ho fatto?". Gli spiego che purtroppo non si tratta di una partita a pallone, ma dei confini tra nazioni, di una questione geopolitica, insomma che il fallo l’hanno fatto loro dividendosi il mondo. Giovanni guarda la palla, mi guarda e dice "sarà anche una questione geopolitica, ma la palla è mia!", quindi supera la corda blu e si riprende la palla. I soldati si riagitano, e dalla torretta di sorveglianza ci raggiunge il capitano della truppa marocchina, il quale in modo educato e gentile c'illustra la complessa situazione diplomatica.
《Il Peñón de Vélez de la Gomera è una piccola penisola rocciosa situata sulla costa mediterranea del Marocco, ma appartenente politicamente alla Spagna. Assieme ad altri territori spagnoli sulla costa del Nord Africa, è considerata una "plaza de soberanía" (piazza, posto di sovranità) ed è dipendente, a livello amministrativo, dalla città autonoma di Melilla. Analogamente alle altre "plazas de soberanía" spagnole in Nordafrica, è rivendicato dal Marocco.
Storicamente l'isola divenne proprietà della Spagna nel 1508 a seguito di una vittoriosa campagna militare contro un gruppo di pirati che la controllavano.》Mentre il capitano mi spiega queste cose io m'immagino che da qui siano passati Corto Maltese e Long John Silver.《 Fu occupata successivamente dal Marocco, nel 1522, ma fu riconquistata definitivamente dalla Spagna nel 1564.》. Tutto chiaro, ma poi con calma qualcuno mi dovrà spiegare cosa se ne fa la Spagna del Peñón, quali sono le ragioni per cui oggigiorno mantiene le "plazas de soberanía".

Il capitano ci chiede di far attenzione al confine, pregandoci di mostrargli le foto e di cancellare ogni possibile scatto che contenga informazioni sensibili. Quindi ci chiede come siamo arrivati Bades, perchè Bades non è sulle carte.
Io non posso spiegargli che la sera prima ho conosciuto Mike, un marocchino ad Al-Hoceima con il quale abbiamo fatto una bella chiacchierata sul mondo. Mike conosce Beja in Portogallo perché è andato diverse volte a Tamera. Mike penso abbia una cinquantina d'anni, ed ha vissuto in giro per il mondo prima di tornare in Marocco. È stato in Italia 3 anni, ed in America per 20, di cui 3 su di una isola alle Hawaii a praticare amore libero e una vita rurale.
Io non posso spiegare al capitano questa cosa, cosí lo guardo e gli dico la prima cosa che mi viene in mente, che siamo venuti a cercare un campo di pallone.
Lui mi guarda strano, un misto tra l'incredulo e il confuso, e fa bene perché fosse per me la questione del Peñón la risoverei con una bella partita a pallone tra le due truppe (modello Marrakech Express quando si devono riprendere il tubo di scappamento da un gruppo di ragazzini). Per l'arbitro si potrebbe pensare a Corto Maltese, che da vero pirata di regole se ne intende, mentre per il pallone ... beh per il pallone potrei provare a convincere Giovanni.