lunedì 21 marzo 2011

Oggi ho conosciuto Nasruddin.
Nasruddin, non so cosa faccia e non so neanche bene da dove venga, so solo che vive all'Alfama.
L'Alfama è il quartiere nel quale vivo a Lisbona, è una sorta di medina.
Lisbona è un casino, è la somma, forse meglio, il prodotto d'incontri.
Lisbona è araba, ma è anche cristiana, animista (per le colonie africane), induista (per le colonie indiane), ...
Nasruddin stava raccontando questa storia ...

C'era un monaco che era molto rispettato, tutti lo veneravano quasi fosse un santo.
Una mattina, improvvisamente, gli abitanti del paese che vivevano vicino alla sua capanna andarono da lui furibondi.
Una ragazza aveva messo al mondo un figlio, e il figlio era suo.
Arrivati gli misero il neonato piangete tra le braccia, e si scagliarono contro la sua capanna devastandola e bruciandola.
Lui rimase a guardare.
Dopo aver sfogato la loro ira, gli abitanti del villaggio tornarono alle loro case.
Il pomeriggio, come era solito fare, il monaco si recò al villaggio per chiedere l'elemosina.
Tutti lo deridevano e lo canzonavano, c'era chi lo percuoteva.
Il monaco girò per il paese finché arrivò alla casa delle ragazza che aveva partorito il bambino, e gli chiese l'elemosina per poter sfamare il neonato piangente.
La ragazza si rese conto dell'errore che aveva fatto e confessò a suo padre la verità: il bimbo era figlio di un altro, lei per proteggerlo aveva fatto credere che fosse stato il monaco.
Il padre della ragazza, preso da vergogna, si prostrò ai piedi del monaco per implorare perdono, ma volle capire perché il monaco non si era difeso.
Il monaco disse: "Che differenza avrebbe fatto se io avessi negato la mia paternità? Il bambino deve appartenere a qualcuno. Avevate già bruciato un capanna, ne avreste bruciata un'altra"
Ma il padre della ragazza insistette:" Ma non capisci che tutti ti hanno insultato, condannato, umiliato?"
Ma il monaco spiegò: "se avessi dovuto preoccuparmi della vostra condanna, avrei dovuto preoccuparmi anche del vostro rispetto. Io faccio ciò che sento giusto. Fino ad ieri voi sentivate che era giusto rispettarmi, perciò mi rispettavate, oggi invece avete sentito che era giusto non rispettarmi e non lo avete fatto. Io non sono interessato ne al vostro rispetto ne alla vostra irriverenza. Io non sono ne buono ne cattivo. Ho abbandonato l'idea di diventare buono. Più ci provavo più mi scoprivo cattivo. Il giorno in cui divenni indifferente, scoprii che in me non era rimasta né bontà né cattiveria ma qualcosa di nuovo, migliore della bontà."