domenica 11 gennaio 2015

Il massacro di Charlie Hebdo a Parigi non ha bisogno di essere capito, si commenta drammaticamente da solo, sinceramente dal primo post su facebook ho iniziato ad avere la nausea delle interpretazioni o strumentalizzazioni. 
 Comunque lo si voglia vedere questo atto terroristico alimentera' la cosa che piu´ di tutte fa fare scelte sbagliate, la paura. 
Così pubblico gli appunti che scrissi in uno dei nostri viaggi in Marocco, quando incontrammo a Tangeri Nussardim, un amico conosciuto a Lisbona.
Sopra un tetto, nella Kasbah di Tangeri, Nussardim mi disse cose che con il senno di quanto sta accadendo in questo inizio di millennio acquistano un valore particolare, allora non li avevo compresi, forse e´ per questo non li avevo ancora pubblicati.

Attraversiamo lo stretto di Gibilterra di sera. Lasciarsi l'Europa alle spalle mi fa sentire libero, nel senso di meno vigilato. Arriviamo a Tangeri di notte e ci dirigiamo verso il riad consigliato da Nussardim per dormire. Il posto è squallido, ma costa poco e soprattutto è inclusa la colazione. Mi addormento sognando le crepes marocchine, il miele e la marmellata.

Il giorno dopo mi sveglio tardi e trovo un biglietto per un appuntamento nel patio del riad. Nussardim mi chiede di raggiungelo da solo. C'eravamo dati appuntamento a Lisbona, avevamo scoperto che entrambi, per percorsi diversi, saremmo passati da Tangeri lo stesso giorno (per chi non dovesse conoscere Nussardim, e al fine di non arrivare a sblagliate conclusioni, vi consiglio di leggere anche "In attesa che ai piccioni possa venire voglia di fare il nido dove lo fanno le aquile¨). Mi dirigo verso la medina di Tangeri, e prendo un the in piazza Piccolo Socco in attesa che Nussardim si faccia vivo. Come è sua usanza gli appuntamenti sono un luogo, una data senza ora, e, quando va bene, specifica se ci incontriamo di mattina o di pomeriggio.

Tangeri è una città meravigliosa, dove si respira l'Africa e si vede l'Europa, capisco perchè molti scrittori ed artisti della bit generation abbiano scelto di vivere in questa città.

Sto sorseggiando il the alla menta e sento una mano che si appoggia sulla mia spalla, è Nussardim 'Ciao italiano', come mi chiamava all'Alfama. Ci stringiamo la mano, e lui, come usano i mussulmani, la porta al cuore, è un gesto che adoro, mi fa sentire voluto bene. È elegantissimo vestito nella sua Jellaba bianca. Mi chiede di seguirlo. Attraverso vicoli stretti mi porta in un edificio della Kasbah di Tangeri, mi chiede di togliermi le scarpe e saliamo una scala ripida fino a raggiungere un terrazzo. Salendo le scale mi mostra alcune stanze spoglie, con materassi per terra, scrivanie e libri, tanti libri quasi tutti in arabo.
Arriviamo sul terrazzo e godiamo di una meravigliosa vista sopra i tetti di Tangeri. È un posto magico. Tangeri mi piace un sacco.
Nussardim è appoggiato al parapetto del terrazzo e guarda anche lui Tangeri.
Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti, poi lui rompe il silenzio: "italiano, voglio raccontarti un pezzo della mia vita, che è come quella di molti, e forse di una intera generazione", dopo una pausa prosegue "per aiutarti a capire un pezzo di mondo che voi avete sempre sottovalutato ... o forse sopravvalutato."
"Dopo essermi trasferito da Merzouga a Marrakkech passavo molte ore nella medersa della Kotubha, la grande moschea di Marrakkech, ed è proprio lí che un giorno il muezzin mi propose di andare a Tangeri, dove avrei potuto studiare senza più proccuparmi di guadagnare i soldi per vivere, come purtroppo ero costretto a fare tutti i giorni in piazza Jamaa el Fna."
Nussardim si interrompe, e guardandomi negli occhi mi chiede cosa io avrei fatto. Senza aspettare la mia risposta prosegue "A me non è sembrato vero, ho accettato senza esitazione."

Lo sguardo si fa serio, gli occhi si rimpiccioliscono e sembra fissare un punto nella città. "A Tangeri studiavamo tutto il giorno e pregavamo. In questa casa ho conosciuto tante persone i cui nomi fanno paura. Questa era una scuola dei fratelli mussulmani, ci dicevano che la nostra missione sarebbe stata quella di mettere in azione la visione di Qutb.
Allora al-Qaeda non esisteva, ed ispirati da quello che aveva scritto e fatto Sayyid Qutb volevamo costruire una società moralmente forte, che potesse far fronte ai decadenti valori portati avanti dalla società occidentale. Vita comunitaria ed una forte spiritualità da contrapporre all'individualismo Americano, che in particolare prima Reagan e poi Bush, stavano esportando in tutto il mondo.
Quando Nasser, l'allora presidente Egiziano, fece prima imprigionare e poi uccidere Sayyid Qutb non poteva immaginare che l'avrebbe fatto diventare un martire ed i suoi libri avrebbero infuenzato Osama bin Laden, Ayman al-Zawahiri e la rivoluzione iraniana del 1979.
Nussardim mi dice che è a Tangeri che lesse per la prima volta "Maʿālim fī al-ţarīq " (pietre miliari)". Ignorante quale sono non ero a conoscenza dell'esistenza di questo libro. Nussardim da per scontato che io lo conosca, la cosa mi imbarazza. A Lisbona abbiamo spesso parlato di integralismo islamico e io non mi sono documentato, ho basato le mie considerazioni su quelle di altri, sui "sentito dire", senza controllare le fonti.

Forse per le mie espressioni di stupore misto timore, Nussardim sorride, quindi continua: "Ma non c'e' moneta se non ci sono due facce! Capisci italiano? Mentre qui da noi si diffondeva questa ideologia dall'altra parte dell'Atlantico un gruppo di fanatici, basandosi sulle idee di Leo Strauss, organizzava un gruppo politico, i neo-conservatori, che avrebbe influenzato la politica estera degli Stati uniti per almeno 50 anni. Italiano, hai mai sentito parlare di Paul Wolfowitz, Dick Cheney e Donald Rumsfeld?"
Dopo qualche istante si gira verso di me e continua "Questi personaggi temevano che l'America potesse capire che il sogno Americano, fondato sull'anestetizzante benessere diffuso, fosse un'illusione. Quindi pensarono di mettere in piedi una strategia che si fondasse sulla paura, e dovettero trovare dei nemici. Prima costruendo prove dubbie sulla reale disponibilita' da parte della ex unione sovietica di smantellare i suoi armamenti, vedi il 《Team B》 e poi, quando la ex unione sovietica non faceva più paura, allora noi arabi diventammo il loro peggiore incubo, o miglior partner.

Sono stati anni intensi quelli passati a Tangeri a studiare, ma non facevano per me, come del resto per molta della gente, in fondo tutti vogliamo una vita serena. Questo desiderio di serenità minava la spinta a costruire una società islamica pura, così al-Zarawhi e i suoi amici decisero di passare all'azione e fondarono al-Quaeda. Erano, e sono una minoranza, ed avevano bisogno di dimostrare che esistevano all'intero mondo arabo e che stavano guidando la rivoluzione."
Capisci italiano? Così i pazzi fondamentalisti di tutte le latitudini e longitudini avevano trovato una ragione d'esistere, una ideologia da diffondere e lasciare che incontrollatemente seminasse paura.

Mentre mi sta raccontando queste cose si avvicina un suo amico che parlando in arabo gli indica qualcosa, lui deve andare.

Il potere della paura è stato usato in molte occasioni in questi ultimi decenni per demonizzare gli immigrati, gli islamici, così come i cattolici, gli occidentali, gli americani etc... e tutte le volte c'è stata una minoranza di pazzi che ha creduto in questi mostri costruiti a tavolino per alimentare le nostre paure e permettere di tenere sottovetro intere società¨.

Stordito per le cose che ho ascoltato, ho comunque una domanda, vorrei capire, forse un po ingenuamente, come se ne esce. 
Nussardim si fa più sereno, e mi dice una cosa che con il senno dei fatti che stanno insanguinando il mondo credo inizi ad acquistare senso, almeno per me. 
"Il fondamentalismo, se non anche l'ignoranza, si affrontano con il rispetto. Per quanto ognuno può esprimere nelle forme che crede il proprio pensiero, e niente può giustificare un atto terroristico, ridicolizzare quello in cui altri credono non solo mina il dialogo tra le persone, ma è contro ogni idea di libertà. La mia libertà pretende il rispetto di quello in cui gli altri credono, soprattutto se in ballo c'è Dio."

Scendo dai tetti di Tangeri più stordito che mai. Forse solo oggi riesco a capire quello che Nussardim allora voleva dirmi.