martedì 16 ottobre 2007

NEL NOME DEL POPOLO TEDESCO
Causa contro l’autista Franz Jägerstätter,
compagnia autisti n. 17 in Enns
nato il 20.5.1907 a St. Radegund (Alto Danubio),
attualmente detenuto nella prigione militare di Berlino-Tegel
per renitenza alla leva
Il Tribunale di guerra, 2° senato, nella seduta del 6 luglio 1943,
composto dai Giudici:
Consigliere del tribunale di guerra del Regno Leuben, conduce il processo;
Generale dell’aviazione Musshoff;
Viceammiraglio Arps;



Generale maggiore Schreiber;
Consigliere del tribunale di guerra superiore Ranft;
dalla Pubblica accusa:
Consigliere del tribunale di guerra superiore dott. Kleint;
dall’Addetto alla documentazione:
Ispettore superiore del tribunale di guerra del Reich Wagner.
Ha riconosciuto l’imputato colpevole del re­ato ascrittogli e lo condanna a morte e alla perdita della dignità militare e dei diritti civili

L’accusato Franz Jägerstätter nacque il 20 maggio 1907 a St. Radegund figlio di un bracciante agricolo. Dopo aver frequentato per otto anni la scuola primaria ha lavorato nell’agricoltura e in miniera. E’ proprietario di una fattoria di 18 iugeri (pari a 4 ettari e mezzo, n.d.a.). E’ sposato e padre di tre bambine dai tre ai sei anni.

Il 17 giugno 1940 fu chiamato al servizio mi­litare attivo a Braunau am Inn; prestò giura­mento al Fuehrer e al comandante maggiore dell’esercito, ma dopo pochi giorni fu esone­rato dal servizio militare per insostituibi­lità. Il 5 ottobre 1940 fu richiamato a Enns presso il corpo ausiliario autisti n. 17, e dopo aver concluso il corso base di forma­zione, fu trasferito alla divisione n. 100 il 6 dicembre 1940. Il 9 aprile 1941 fu dichia­rato nuovamente insostituibile per la condu­zione dei propri terreni sulla base di una istanza del comune di nascita e congedato.

L’accusato ha la cittadinanza tedesca, è di religione cattolica romana, risiede a St. Radegund, e ha subito una carcerazione di tre giorni per rissa. Non esistono giudizi dei suoi comandanti militari. Non è membro del partito né di una delle sue sezioni.

Fu arrestato il 2 marzo 1943 e si trova in custodia preventiva dal 10 marzo 1943 sulla base del mandato d’arresto del tribunale della divisione n. 487.

II

Nel febbraio del 1943 l’accusato fu richia­mato con ordine scritto al servizio attivo nell’esercito presso il 17° reparto ausilia­rio autisti a Enns per il giorno 25 febbraio. Dapprima non rispose alla chiamata, perché egli rifiutava il nazionalsocialismo e non voleva prestare il servizio militare. Dietro pressioni familiari e del parroco del paese si presentò infine l’1 marzo 1943 presso la compagnia autisti n.17 di Enns ma dichiarò subito che egli rifiutava il servizio mili­tare con armi per la sua posizione religiosa.

Durante l’interrogatorio svolto dall’uffi-ciale legale si mantenne fermo sulla sua posizione di rifiuto nonostante approfon­dite spiegazioni e chiarimenti sulle conse­guenze del suo comportamento. Egli dichiarò che se avesse combattuto per lo stato nazio­nalsocialista avrebbe agito contro la sua co­scienza religiosa.

Egli mantenne questa posizione di rifiuto an­che nell’interrogatorio davanti al giudice del tribunale della divisione n. 487 a Linz e davanti ai legali del tribunale di guerra. Si dichiarò comunque pronto a prestare servizio come soldato in sanità, per amore cristiano verso il prossimo.

Nel processo principale ripeté la sua dichia­razione e aggiunse che, nel corso dell’ultimo anno, era giunto alla convinzione che, come cattolico credente, non potesse prestare ser­vizio militare; non poteva essere contempora­neamente nazionalsocialista e cattolico: ciò era impossibile. Se egli aveva risposto alla prima chiamata alle armi, lo aveva fatto per­ché allora credeva fosse peccato non obbedire agli ordini dello Stato; ora Dio gli aveva dato la certezza che non è un peccato rifiu­tare il servizio con le armi; ci sono casi in cui bisogna obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini; sulla base del comportamento “ama il prossimo tuo come te stesso” egli non poteva combattere con le armi. Era tuttavia pronto, a prestare servizio come soldato in sanità.

Queste affermazioni si basano sulle stesse dichiarazioni veritiere dell’accusato, che è pienamente confesso, e sugli atti dell’istruttoria, secondo il par. 60 dell’Ordinamento procedurale per i crimini di guerra.

III

Come cittadino tedesco l’accusato, che si trova in età adatta alla leva, è obbligato a prestare servizio militare. Con il giorno della chiamata diventa soldato. Con il suo ritardo nel presentarsi alla compagnia e con il successivo rifiuto a svolgere il servizio con le armi in mano, ha cercato di sottrarsi al servizio militare. Egli si è pertanto reso colpevole di renitenza alla leva ed è puni­bile secondo il par. 5 comma 1, n. 3 dell’ Ordinamento procedurale per i crimini di guerra.

La punibilità della sua azione non viene eli­minata dal fatto che egli ritenga il suo com­portamento necessario secondo la sua co­scienza e le sue convinzioni religiose.

Non ci sono motivazioni per ritenerlo inca­pace di intendere e volere. Secondo la peri­zia del medico militare delle carceri di Berlino-Tegel, dott. Nitze, l’accusato è com­pletamente normale, così che non si può dubi­tare delle sue capacità di valutazione delle conseguenze del suo gesto. Non sono stati ri­scontrati nella sua famiglia casi di malattie mentali o ereditarie.

Per il crimine di renitenza alla leva è pre­vista la pena di morte.

Solo in casi meno gravi può essere ammesso il carcere o un istituto di pena. Un simile caso non è dato. L’accusato è stato soldato per 6 mesi, ha prestato giuramento al Fuehrer e ai comandanti dell’esercito e durante il periodo del suo servizio militare è stato esauriente­mente istruito sui suoi doveri di soldato. Ciò nonostante rifiuta testardamente, nono­stante i richiami alle conseguenze del suo comportamento, per motivi personali, di svol­gere i suoi patriottici doveri di soldato nella difficile lotta per l’esistenza della Germania.

Per questo è condannato a morte. La condanna ha come conseguenza la perdita della dignità militare, secondo il par. 31, n. 1, dell’Ordinamento. Poiché l’accusato si è di­mostrato con il suo comportamento privo di onore, gli vengono disconosciuti i diritti civili.

Firmato: Leuben, Musshoff, Arps, Shreiber, Ranft


Provvedimento di conferma

Confermo la sentenza.

Il verdetto è da portare a termine.

Firmato:

Bastian, ammiraglio

Berlino, 14 luglio 1943





Franz Jaegerstaetter viene ghigliottinato a Brandeburgo, Berlino, il 9 agosto 1943.



La copia fotostatica è pubblicata in Dokumentation zum 50. Todestag von Franz Jaegerstaetter, a cura di Pax Christi Oberosterreich, Linz s.d. (1933). Traduzione di Lucia Togni.





Sarà beatificato a ottobre il contadino austriaco che sfidò Hitler

Franz Jägerstätter verrà elevato agli onori degli altari il 26 ottobre

CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 16 luglio 2007 -

Il 26 ottobre prossimo verrà beatificato Franz Jägerstätter, il contadino austriaco che sfidò Hitler riconosciuto come martire da Benedetto XVI.
La beatificazione sarà presieduta a nome del Papa dal Cardinale José Saraiva Martins C.M.F., Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, nella cattedrale della diocesi austriaca di Linz, che ha confermato l'informazione.
Franz Jägerstätter, sposato con Franziska e padre di tre figli, venne decapitato il 9 agosto 1943, all'età di 36 anni, per la sua opposizione pubblica a Hitler e al nazismo in nome della sua fede.
Era stato arruolato nell'esercito del Terzo Reich, ma rifiutò citando le parole di San Pietro: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini".
Aveva letto l'Enciclica "Mit Brennender Sorge" del 1937, nella quale Papa Pio XI scriveva: "Nessun potere coercitivo dello Stato potrà sostituire a lungo andare i più profondi e decisivi stimoli, che provengono dalla fede in Dio e in Gesù Cristo".
Venne ghigliottinato a Berlino, nello stesso carcere in cui sarà successivamente impiccato anche il teologo protestante Dietrich Bonhöffer.
Nel suo Testamento scrisse: "Scrivo con le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere incatenata la mia volontà".
Il 1° giugno Benedetto XVI ha autorizzato la pubblicazione del decreto che riconosce il suo martirio ed ha aperto le porte alla sua beatificazione.

Segnalato da: Mimmo