venerdì 14 novembre 2008

Tu dici che vegeto
che sono come un albero,
un filo d’erba,
un fiore.

 Tu affermi che sono prigioniera di un corpo senza più libertà,
senza più coscienza.
Tu vorresti darmi la morte
perché questa per te non è vita,
vorresti liberarmi da tanto assurdo dolore,
per te senza senso.
Tu gridi,
ti affanni,
ti batti
per affermare il tuo pensiero di pietà.
Eppure ti ho sentito dire altre parole
per difendere gli alberi, i fili d’erba, i fiori
dalla volontà assassina dell’uomo
che distrugge la natura,
soffocando la vita.
Ti prego allora:
guarda il mio corpo immobile,
ascolta il mio respiro forzato,
scruta i miei occhi per te già spenti;
avvicinati,
tienimi la mano,
sfiora il mio volto con delicatezza,
guardami con lo stesso sguardo
col quale osservi la terra che geme.
Considerami,
ti prego,
come l’albero,
come il filo d’erba;
considera anche me,
uomo,
come il più piccolo fiore.


scritto da Giuseppe