sabato 11 gennaio 2014


Se vuoi sapere come uscire dalla crisi economica che ci attanaglia, allora fai questo esercizio:
1. Apri il portafoglio
(Non fare il furbo, ho detto apri il portafoglio!).
2. Estrai una banconota
(Se non fai quello che ti dico, beh allora 'che la crisi sia con te!').
3. Chi ha stampato la banconota che tieni nelle mani?
(Guarda meglio, é scritto in alto, se non lo leggi gira la banconota).

BCE ECB EZB EKT EXP. Appunto la BCE, la Banca Centrale Europea. In soldoni (mai inizio di frase fu più azzeccato), la BCE si occupa anche degli euro.

Anche il mio amico João, in Intendente (una zona di Lisbona), si occupa di euro. João è un fine economista, ed ha affinato una tecnica per stampare soldi al fine di pagare qualche debito. Per questo ha pagato (altro inizio di frase da brivido), nel senso che ha fatto qualche anno di carcere. João mi ha spiegato che è facile capire il meccanismo, se hai un debito e puoi stampare i soldi nel retro bottega, quando si presenta un creditore, lo fai accomodare un attimo, accendi la macchina delle banconote e stampi la cifra da restituire.
Quindi per risolvere la questione del debito basterebbe fare in modo che la BCE si accordasse con le banche centrali degli Stati membri e decidessero di stampare un po’ di euro, quanti ne servono per pagare i debiti.
Questo è anche il meccanismo sostenuto da molti per rilanciare l'economia. Stampare un po’ di banconote da immettere nel mercato per alimentare le spese o per finanziare opere pubbliche.
João, il fine economista, che gestiva la macchina per stampare soldi, ha una opinione differente. João è uno di quelli che parla di sé in terza persona, ogni frase inizia con una espressione del tipo ... 'João dice', 'João adesso ti spiega', ' ascolta João'. Un po’ fastidioso, vero, ma comunque è piacevole ascoltarlo, ha sempre qualcosa d'interessante da raccontare.
João questa questione del debito e di come uscirne me l'ha spiegata in portoghese ed io l'ho capita in italiano quindi andiamo per ordine. 
João mi ha chiesto se so chi controlla la BCE. Ovviamente io non ne sapevo niente, infatti al massimo sono impegnato a guadagnarli o spenderli gli euro.
João quindi mi ha spiegato che la BCE è gestita da un board nel quale sono rappresentate le banche centrali degli Stati che aderiscono all'euro. Ovviamente tra le banche centrali rappresentate c'è sia la Banca Centrale del Portogallo che quella italiana, che si chiama Banca d'Italia.
Ma chi controlla la Banca d'Italia?
Io ho sempre pensato che la Banca d'Italia fosse un'istituzione pubblica, una sorta d'agenzia controllata dal governo. Contrariamente, le quote finanziarie di partecipazione al suo capitale sociale sono per il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni private, per il 5,66% di enti pubblici (INPS e INAIL).
João mi dice, con la tipica calma dei portoghesi, che prima di capire perché solo Satoshi Nakamoto potrà aiutarci ad uscire dalla crisi occorre capire come funziona il circuito del denaro.
È evidente che il valore di una banconota da 100 euro è nominale, non reale, stamparla costa infinitamente meno. Quindi per ogni euro stampato, la BCE, essenzialmente i privati che hanno la maggioranza, guadagnano una montagna di soldi. Guadagni che ad onor del vero, in parte, vengono rigirati allo Stato per via della concessione monopolistica.
Quando vengono stampati i soldi dalla BCE le banche private li possono acquistare pagando una commissione,  chiamata tasso di sconto. A questo punto João aggrotta la fronte e precisa, 'quindi le banche private acquistano i soldi dalla BCE per erogare mutui. Chi ha contratto un mutuo (João ci tiene a sottolineare che è come se fosse un virus), negli interessi paga il tasso di sconto più il guadagno delle banche, lo sprEAD!!! In pratica se una banca privata partecipa al capitale sociale delle banche centrali per ogni euro di mutuo ci guadagna a stamparlo e poi per lo spread'. A questo punto con un ghigno aggiunge 'La cosa è differente se a chiedere i soldi alla BCE è uno Stato. A fronte di una richiesta di stampare banconote da parte di uno Stato, la Banca Centrale emette titoli di debito. Cioè lo Stato si impegna a restituire i soldi con gli interessi. In pratica lo Stato, quindi tu, ti impegni a restituire con gli interessi, tasso di sconto, ogni banconota che viene stampata.'
Non mi stupisco che in questo momento di crisi economica ci sia una pressione altissima perché in Italia si facciano i debiti, è un occasione ghiotta per i ricchi banchieri di diventare ancora più ricchi.
Ma non è sempre stato così. Per esempio la Banca d'Italia è nata in concomitanza dell'unità d'Italia ed era un ente gestito da privati, il Duce la nazionalizzò. Rimase un ente controllato dal governo tramite il ministero del tesoro fino al 1981, quando l'allora ministro Nino Andreatta e l'allora governatore della Banca d'Italia Carlo Azelio Ciampi, in nome di una fantomatica separazione del potere finanziario da quello politico, iniziarono il processo per la privatizzazione della banca.
Fino al 1981 il debito era tutto sommato sotto controllo (circa il 40% del PIL), anche grazie a questo meccanismo. Da allora, dal 1981, in Italia abbiamo assistito ad una esplosione del debito. Oggi abbiamo raggiunto l'abominevole cifra del 110% del PIL, vale a dire che se utilizzassimo tutta la ricchezza prodotta in un anno dalle aziende italiane per pagare il debito, non ci riusciremmo. È un po’ come dire che se una famiglia utilizzasse tutti gli stipendi di un anno per pagare i debiti, quindi senza mangiare e pagare le bollette etc ... non riuscirebbe comunque a pagare i debiti contratti.
Questa è la situazione nella quale si trovano i paesi del cosiddetto terzo mondo. C'è un rapporto UN degli anni ottanta che dimostra che l'unico modo per liberare i paesi del terzo mondo dal cappio del debito è quello di cancellarlo.
Per buona pace di quelli che sostengono la teoria del debito e sono contro l'austerity, è evidente che un debito permette al creditore di esercitare pressioni anche in questo contesto di natura politica. Voglio dire che non ci dobbiamo stupire se poi chi ci ha prestato i soldi fa in modo di ottenere dei vantaggi, il ricatto fa parte della logica del debito.
Va da se che quando la Banca d'Italia era un ente governativo, se occorreva stampare valuta il governo lo poteva fare nel retro bottega. In pratica se aveva un debito da sanare o un investimento da fare, stampava un po di carta e pagava chi doveva pagare con banconote, il controeffetto era da un lato la svalutazione della valuta a livello internazionale, poco male, aiutava le esportazioni, e dall'altro l'inflazione, e ovviamente quando si ha un'infrazione molto alta è un problema, ma una inflazione inferiore al 10% è qualcosa di assolutamente gestibile,  e João si affretta a chiarire che è evidente che gli unici a cui fa paura l'inflazione sono quelli che hanno i soldi in banca e quindi le banche, perché vedono i loro depositi diminuire di valore. Ma l'inflazione è un buon incentivo ad investire in lavoro al posto che in soldi.
Ovviamente c'è anche un altra possibilità, quella fallire, il default, non pagare più i debiti contratti, la soluzione adottata dall'Argentina qualche anno fa. Purtroppo l'Italia è fortemente dipendente da chi fornisce materie prime. Se non pagassimo i fornitori, questi chiuderebbero i rubinetti del gas e del petrolio immediatamente mettendo in ginocchio il paese.
Poveri noi, mi sa che davvero solo Satoshi Nakamoto può salvarci!
A questo punto della lezione, João strizza gli occhi, congiungendo il dito indice e pollice sul labbro inferiore aggiunge ...
Sgombriamo il campo dalla demagogica discussione sul ritorno allo scudo (per gli italiani lira). Dover pagare debiti in scudi o lire o euro non cambia. Ritornare allo scudo o alla lira e dover pagare i debiti alla banca d'Italia gestita da privati non è comunque la soluzione, ma è il tentativo della politica di trovare un capro espiatorio.
Mi guarda e con la testa fa un cenno come chiedere se ho capito. Io non so se ho capito, ma qualcosa ho inteso, quindi rispondo a mia volta con un cenno l'assenso.
La vera questione, conclude João, è quella della sovranità della valuta da parte di un popolo, non di privati. Infondo
tra chi ruba nelle banche e chi ha rubato per costruirle la differenza c'è, ed evidentemente è per questo che João è mio amico. A questo punto João si fa cupo, si guarda intorno e mi chiede "a tentare di nazionalizzare la banca centrale, togliendo quello che è definito signoraggio alle banche, sono  stati JFK, John Fitzgerald Kennedy, con l'ordine esecutivo 11110 firmato il 4 giugno 1963, ed Abraham Lincoln. Entrambi assassinati poco dopo aver firmato questi ordini. Coincidenza? "
A risolvere questa complicata questione ci ha pensato Satoshi Nakamoto. Satoshi Nakamoto ha trovato il modo di non rubare ne costruire rubando.
"Então", se hai fatto correttamente l'esercizio che ti avevo chiesto di fare all'inizio di questo racconto dovresti avere ancora in mano una banconota.  Se sei stato tirchio di 5 euro, altrimenti anche di 50 euro, quindi adesso cerca su internet Satoshi Nakamoto e ti aspetto in miniera, ad estrarre bitcoins.
La corsa al nuovo oro, ecologicamente, socialmente, economicamente e politicamente sostenibile, è appena incominciata ... e poi non dire che João non te l'aveva detto.