giovedì 26 dicembre 2013

Capita che alcuni posti siano associati a scene di vita, della nostra vita. Cosi quando torno a Como, e passo davanti a dei luoghi mi vengono in mente scene di una vita fa. Quindi luoghi visti e rivisti per anni diventano oggetto di ricordi.
È capitato per esempio all'ex ospedale sant'Anna, che per me rimane il sant'Anna. 

 Il sant'Anna è un ospedale di Como, che al tempo dei fatti di questo racconto, era da considerarsi una struttura da archeologia post-industriale, un po come il 'Donna Estefânia' a Lisbona.  Ospedali vecchi, tenuti puliti a fatica, continuamente imbiancati nella vana speranza di nascondere l'evidente.
Al sant'Anna qualche anno fa me la sono vista brutta.
Il trapasso, se uno se lo beve immaginare, se lo immagina eroico. Il riscatto di una vita.
Per chi come me è un po ipocondriaco il trapasso è un pensiero presente. Voglio dire, niente d'assillante, ogni tanto affiora, ed è spesso legato ad una malattia, quindi per niente eroico. Così come se fosse un rito scaramantico ad ogni minimo cenno di malattia penso cosa accadrebbe se ... (mi tocco, toccati!).
Se vado dal dentista allora mi capita di vivere una storia come quella che ho raccontato a ferragosto di qualche anno fa. Oppure ogni volta che mi viene la tosse fisso un appuntamento con la pneumologa di Almirante Reis (una via di Lisbona nella quale c'e' la clinica della pneumologa). Sono diventato in breve tempo 'um estimado cliente'. Come darle torto, sono una specie di abbonamento per la pneumologa. Ogni tanto mi presento, ed ogni volta mi viene prescritta una radiografia ai polmoni, tanto che, se non morirò di cancro ai polmoni, sarà per tutti i raggi X che ho fatto (mi tocco, toccati!).
Quella sera, dopo il lavoro, avevo raggiunto Chiara ed i bambini da mia mamma per cena. Io non avevo cenato, era tutto il giorno che non mi sentivo bene. Avevo sempre più frequenti dolori all'addome, intensi e brevi, come delle contrazioni da parto, per chi ci è passato, come ho fatto io, sa cosa significa. Tanto che da mia mamma avevo solo mangiato un'abbondante dose di fragole, perché anche in punto di morte non bisogna rinunciare ai piaceri della vita.
Nel pomeriggio avevo urinato rossastro, color sangue tanto per intenderci, ma è tipico di noi ipocondriaci pensare di avere qualcosa di grave fino al momento in cui non si manifesta un sintomo, dopo di che scatta il principio di sopravvivenza, per cui si rimuove l'evidente. Quindi avevo fatto finta di niente. In pratica avevo attributo il colore delle urine alle bietole mangiate la sera prima. Ovviamente so che le bietole non causano urine rosso sangue, e soprattutto la sera prima non avevo mangiato bietole, ma quando uno deve trovare una giustificazione l'ultimo dei problemi è il rigore storico, tanto meno scientifico.
Dopo cena i bimbi erano saliti in macchina con me per tornare a casa. Come dargli torto, allora avevo una invidiatissima ford ka gialla.
Ma le contrazioni non diminuivano, anzi erano sempre più frequenti e violente, come degli spasmi.
Quindi decisi di dirigermi verso il pronto soccorso del sant'Anna.
Accasciato sul volante passai il controllo dell'ingresso dell'ospedale senza fermarmi. Pallido e stremato, raggiunsi il pronto soccorso,  feci scendere i bambini dall'ambitissima ford ka gialla, e mi diressi verso l'accettazione.
Sfiga volle che nel frattempo il pronto soccorso si era riempito d'autombulanze urlanti, per cui fui invitato ad accomodarmi in accettazione.
Il dolore era sempre più  intenso, sentivo che ormai il momento era prossimo, avevo questa sorta di contrazioni ogni due, tre minuti (mi tocco, toccati!).
Insieme a così tante contrazioni arrivarono anche i conati di vomito. Così corsi il più in fretta possibile al bagno, ma non arrivai in tempo, e rigurgitai nel corridoio, sotto lo sguardo incredulo dei bambini. Vomitai rosso, color sangue tanto per intenderci.
La situazione mi sembrò dunque drammaticamente chiara, in pratica urinavo rosso sangue, vomitavo rosso sangue, ed avevo dei dolori immani alla pancia. Ero fatto!
In modo poco eroico, in uno squallido ospedale da archeologia post-industriale me ne stavo andando (adesso basta toccarsi, potrebbe diventare imbarazzante).
Con l'ultimo brandello di dignità che avevo chiesi un tovagliolo di carta all'infermiera, mi pulii, ed eroicamente abbracciai i miei bambini e baciandoli dissi loro di fare i bravi. Poi chiamai Chiara per l'estremo saluto.
Fu allora che Viola, con la disarmante capacità che hanno i bambini di vedere 'i vestiti nuovi dell'imperatore', quindi vedere le cose per come sono, estrasse la manina dalla tasca e puntando il ditino verso la sostanza mal odorante color rosso sangue rigurgitata sul pavimento del pronto soccorso del sant'Anna disse: 'ma quelli sono pezzetti di fragole '.
Delle volte il passaggio dalla non-morte alla non-resurrezione è sottilissimo, è una questione di punti di vista.
Dato che per le infermiere del sant'Anna questo punto di vista si era tradotto in un pavimento da pulire, mi permise di accelerare l'attesa all'ospedale, e presto mi fu diagnosticata una dolorosissima, ma comunque non mortale, colica intestinale.

serie: strattamentepersonale