lunedì 28 marzo 2016

Ho più di 40 anni ed è tempo che mi dica le cose come stanno, è in gioco una serena maturità e quindi una felice vecchiaia. Avere chiaro quali sono i miei bisogni senza raccontarmi balle può permettermi d'affrontare i prossimi anni in modo compiutamente appagante.
 
Alla base della piramide di Maslow ci sono i bisogni fisiologici: cibo, sonno, sesso.
Poco più sopra ci sono quelli legati alla sicurezza, e alla protezione.
Alzandoci di livello, ci sono i bisogni sociali, d'appartenenza, sentirsi parte di un gruppo, una comunità, bisogni legati alla sfera affettiva.
Poi ci sono i bisogni di stima, di prestigio, di successo.
Infine i bisogni legati alla realizzazione di sé stessi, se non anche di natura spirituale.
Una persona non può soddisfare i bisogni più in alto nella piramide se quelli precedenti non sono soddisfatti. Se non si risolvono i bisogni fisiologici, non si possono certo affrontare quelli legati alla realizzazione di sé stessi.


Dopo una profonda ed articolata riflessione, ho deciso che sfidero' Maslow, puntero' indistintamente ai due estremi della piramide: soddisfare gli instinti base, e nel contempo coltivare la tensione spirituale.
Whatsappo questa felice intuizione al mio amico [B], e dopo qualche giorno mi arriva su meetup un invito all'evento di un gruppo di meditazione. Decido di andare. Sono incuriosito da questo strano animale che si chiama umanità e si nutre di persone, di tutte le persone.

A presiedere la seduta c'è un barbuto signore vestito di bianco.
La seduta si basa su una serie di esercizi di yoga seguiti da 10 minuti di meditazione, e per finire una sorta di terapia di gruppo. Le odio le terapie di gruppo! Terminata la meditazione mi siedo come gli altri a gambe incrociate. Il barbuto signore sottolinea l'importanza di una corretta postura per una sana meditazione, uno sforzo fisico che da buon occidentale dopo 5 minuti mi costa una sofferenza immane. Mentre gli altri parlano del senso della vita io, fingendo naturalezza, sono concentrato sul dolore all'inguine. Cerco di manifestare una curiosa attenzione per quello che dicono gli altri, ma al contempo conto gli interventi che mancano alla fine. L'inguine mi fa sempre più male. Ovviamente quando arriva il mio turno "passo", devo far finire il prima possibile questa sofferenza. La mia vicina invece da sfogo a tutta la sua repressione, e parte con un monologo sul valore della comunità. Il passaggio dalla contrazione al crampo è  breve. L'inguine pulsa, ma cerco di sopportare il dolore.
Alla fine di ogni intervento il barbuto signore vestito di bianco scandisce alcune litanie in sanscrito che noi dobbiamo ripetere. Il sanscrito é una lingua meravigliosa per salmodiare, io ne approfitto per esprimere tutto il dolore che sento. Manca solo l'ultima persona, un'anziana signora. Matilde dice una cosa che da allora non riesco a togliermi dalla testa. Siamo tutti, e tutte le cose che ci circondano, inevitabilmente destinati ad una sempre maggiore complessità. Sono pochi quelli che riescono ad invertire questo percorso ed orientare la propria vita verso la semplicità. Questi ultimi riescono a non essere in balia dei bisogni materiali e fisici, dei pensieri della mente, o della preoccupazione di dover piacere a qualcuno, questi sono i soli che riescono ad essere felici. Matilde dice che mantenersi semplici è un lavoro che richiede impegno e dedizione, in pochi lo sono per costituzione.
L'intervento di Matilde mi distrae dall'inguine, e quello che prima era un dolore lancinante adesso sembra essere sparito.

La seduta si chiude, e vengo invitato dal barbuto signore vestito di bianco a prendere un te. Durante la conversione il tizio mi fa i complimenti, letteralmente dice "per la appassionata partecipazione alle litanie", mi chiede se conosco il sanscrito. Vorrei dirgli che più che di lingue si tratta di inguine, ma per fortuna i limiti linguistici mi aiutano ad evitare d'infilarmi in un discorso complesso.

Uscendo dall'incontro m'immergo in una seconda profonda ed articolata riflessione. Decido che forse sarebbe meglio puntare solo ad un estremo della piramide di Maslow, quello dei bisogni fisiologici, meglio se legati all'inguine, perche' intanto quelli spirituali vengono di conseguenza.