venerdì 18 settembre 2020

 

Le teorie "complottiste" sul coronavirus non mi convincono, ma su un aspetto credo abbiano ragione. Più di tutti gli altri, i complottisti hanno una risposta convincente alla domanda quando questa situazione finirà, paradossalmente, la risposta più razionale che esista. 
Tutto può essere, può essere che il virus l’abbiano costruito in laboratorio i cinesi per indebolire le fragili democrazie occidentali, che i ricchi del mondo abbiamo ordito una tempesta perfetta per aumentare il loro potere, e qualsiasi altra teoria volta a capire chi, e per quali interessi, abbia messo in scena questa diabolica situazione, incluso il destino o la semplice teoria del caso (“Plandemic” di Judy Mikovits è una tra le interpretazioni più popolari).
Ora lasciamo stare per un attimo chi ha creato il virus e per quale ragione, e proviamo a pensare a quando, intendo quando questa situazione finirà.
Il mondo si divide tra chi ciecamente crede nel potere della scienza, e veste la mascherina in attesa del magico vaccino che risolverà tutti i problemi, e chi pensa che dopo il 19, Covid-19, ci sia il 20, e come i numeri sono infiniti anche questa situazione non finirà mai. Del resto tutti sappiamo che una volta che un virus si diffonde le sue mutazioni sono, non solo probabili, ma certe, anzi il Covid-19 è già il risultato di mutazioni.
Quasi tutte le teorie complottiste assumono dunque che da questa situazione non usciremo. Il lockdown ha di fatto sancito un passaggio verso una nuova fase della nostra storia, in cui i nostri nemici, quelli più temuti, sono i virus.
Ci sono stati diversi nemici con i quali noi uomini abbiamo dovuto fare i conti nel corso del tempo: quelli della caverna di fianco, i barbari, gli arabi, tanto che ogni epoca storica è stata caratterizzata dalla identificazione e lotta con il nemico. I terroristi islamici rimarranno a inquietare i nostri sogni, così come i “temutissimi” migranti, ma tutte queste paure stanno gradualmente e inesorabilmente per essere sostituite, almeno in termini di priorità, dai virus.
Ora il problema è come far fronte a questo nemico, cioè concordare abitudini e costumi da tenere.
Per capire bene la discriminante occorre andare al bar sport. Su Facebook, il bar sport dell’epoca contemporanea, le argomentazioni si stanno polarizzando intorno all’uso della mascherina. Al netto degli insulti e ridicolizzazioni da una parte e dall’altra che purtroppo rappresentano sempre la maggior parte delle cose che vengono condivise su Facebook, mi sembra che le argomentazioni si possano riassumere con la paura per la leggerezza nei comportamenti di molti nei confronti delle restrizioni che ci sono state imposte, e dall’altra la paura che l’ingerenza e il controllo dei governi per garantire la nostra salute possono ledere la nostra privacy.
In altre parole le persone si stanno dividendo tra chi in nome della sicurezza è disposto a rinunciare ad un po’ di libertà e chi invece mette la libertà come un bene non negoziabile.
Tra le due posizioni io scelgo la terza, quella svedese.
In Svezia, scuole superiori e università sono state chiuse, agli over-70 è stato chiesto di auto-isolarsi e sono stati vietati i raduni oltre le 50 persone; ai cittadini è stato chiesto di lavorare da casa dove è possibile, evitare viaggi non necessari e luoghi affollati, così come di seguire le regole di distanziamento sociale e di "comportarsi da adulti", ma la maggior parte dei negozi, aziende, così come bar e ristoranti sono rimasti aperti.
La Svezia ha deciso per un approccio che faceva affidamento al buon senso dei suoi cittadini, evitando misure coercitive.
Ci sono almeno tre aspetti che mi sembra importante considerare per capire se questo approccio è migliore di quello di chi ha deciso di fregarsene (vedi Bolsonaro) oppure quello di mettere in piedi misure coercitive come il lockdown.
Dal punto di vista epidemiologico, in Svezia  i risultati sono stati tra i peggiori, peggio di tanti, ma meglio di alcuni che hanno approcciato questa situazione introducendo il lockdown come Francia o Belgio. Ma occorre anche in questo caso capire cosa succederà se ci sarà una seconda onda di contagi, se la famosa immunità di gregge potrà salvare il paese da un alto numero di ricoveri. Inoltre è importante dire che a dispetto dei numerosi casi gli ospedali svedesi hanno sempre mantenuto almeno 20% dei reparti di ricoveri intensivi liberi a disposizione di casi non di Covid, cosa che ha permesso di affrontare questa situazione senza ripercussioni etiche, come dover scegliere chi salvare.
Quello che invece risulta essere consolidato è che l’economia svedese è cresciuta. Mentre il resto dei paesi europei accusavano fino ad un 20% in meno di produzione, in Svezia gli indici rimanevano positivi. La Svezia ha guadagnato quindi importanti quote di mercato salvaguardando non solo il business, ma soprattutto i posti di lavoro, che poi significa serenità.
Infine un aspetto difficile da misurare ma che mi preoccupa molto è quello psicologico. Ai ragazzi, gli adolescenti, abbiamo fatto pagare il prezzo più alto di questa situazione. Si perché quello che non siamo ancora riusciti a mettere a fuoco è la portata del lockdown nei giovani. In un periodo della vita in cui le relazioni sono tutto, i nostri adolescenti sono stati chiusi in casa.
Ho infatti la netta sensazione che il numero di infetti o malati per giorno non ci aiuti ad inquadrare il problema dalla prospettiva giusta e stimoli solo in modo quasi dogmatico il bisogno al vaccino.
Il dilemma tra sicurezza e libertà non è risolvibile. Non sarà possibile convincere le persone a cambiare opinione, è una appartenenza radicata nella nostra pancia. Questa questione attraversa la nostra società in modo trasversale, ridisegnando le appartenenze politiche. Ho molti amici sia di sinistra che di destra che rinuncerebbero volentieri alla libertà per una maggiore sicurezza e viceversa.
Una soluzione ce l'avrei.
Io tirerei due belle linee sul mappamondo da nord a sud, che poi si chiamano longitudini, e assegnerei una metà del pianeta a quelli che vogliono vivere in un modo molto sicuro e poco libero, e l'altra a quelli come me che in nome della libertà sono disposti a rinunciare a un po’ di sicurezza.
Ad onor del vero ho fatto dei conti e visto che la maggior parte delle persone sembra più interessata alla sicurezza che alla libertà, direi che per semplificare gli spostamenti quelli che la pensano come me si prenderanno le Americhe al resto verrà data Africa, Asia ed ovviamente Europa (esclusa la Svezia). Per quanto mi riguarda avrei già comprato il biglietto di sola andata per Bora Bora, l’isola perduta di Conan il ragazzo del futuro, che date le circostanze sta diventando il ragazzo del presente.