sabato 4 luglio 2020

Ieri sono stato a cena con il cowboy e il lupodimare. A convincermi é stato il ragionier Fantozzi. Alla cena oltre a noi quattro c’era un quinto personaggio, ma la sua identità non può essere svelata. 
Il cowboy di tanto in tanto organizza queste cene, anche se a lui risultano più congeniali i saloon non disdegna i ristoranti vista oceano. 
Per l’occasione io, rag. Filini, e il rag. Fantozzi abbiamo deciso di indossare il frac (alcuni testimoni hanno ripreso la scena dell’arrivo https://www.youtube.com/watch?v=5lXHyqgAYD ). 
Il lupodimare dopo una ottima bottiglia di alvarinho e il primo bicchiere di cognac orange raccontava, noi ascoltavamo e di tanto in tanto annuivamo per compiacere. Anche il cowboy ascoltava, ma lui a differenza nostra capiva. Il quinto osservava, ma preferiva non capire. 

Il lupodimare guardandomi mi ha chiesto quanto lontane e diverse mi sembrano oggi le preoccupazioni di qualche anno fa. 
Io e lui abbiamo lavorato insieme ad un progetto una decina d'anni fa e a quell’epoca feci molta fatica a sopportare un collega che per un periodo divenne il mio capo, trascorsi notti insonni e molti dei miei capelli divennero bianchi. Allora il lupodimare mi suggerì d’imparare a guardare la vita con il giusto distacco, quello di chi sa che qualsiasi cosa accada non è definitiva e spesso neanche come ce la immaginiamo. 
Ieri sera a cena ha voluto spiegarmi cosa intendeva allora. 
Il lupodimare ha 60 anni e ha deciso di tirare i remi in barca, quindi ieri sera era in vena di bilanci, così le 5 stagioni della sua vita hanno tenuto banco.

Stagione numero 1.
Fino a quando aveva 15 anni Il lupodimare ha vissuto in un paese comunista. Maestre dedite al loro lavoro tanto da essere una sorta di seconda famiglia, e la possibilità di fare tutto quello che si voleva, gratuitamente, hanno fanno di quel periodo il più bello della sua vita, almeno a suo dire.
Il rag. Fantozzi vuole a questo punto contribuire alla discussione e si lancia in una dissertazione geopolitica sul ruolo dell'America prima con Obama e poi con Trump. Al termine dell'intervento c’è silenzio, così cerco di introdurre un altro argomento, collegato ma diverso e butto lì un “Putin”. 
Il cowboy e il lupodimare si guardando,  svuotano i bicchieri e ordinano un altro cognac, orange ovviamente, poi il lupodimare continua con le stagioni.

Stagione numero 2. 
A 15 anni i confini del mondo in cui sei immerso ti vanno stretti così vuoi uscire, esplorare, ma purtroppo quello che prima era un paradiso si trasforma poco alla volta in un inferno. Il comunismo divenne una galera e il lupodimare fece di tutto per scappare.
Sento che è arrivato il mio momento, tocca a me fare una dissertazione geopolitica, quindi chiedo, con il piglio di chi se ne intende, “ma tutto questo prima o dopo Ceausescu?”. 
Nel frattempo il cameriere ha portato da bere, Il cowboy e il lupodimare bevono e le stagioni continuano il loro corso. Del resto si sa che Ceausescu, Obama e Trump con la storia, quella vera, non c’entrano niente, loro sono solo delle controfigure, gli attori quelli veri sono quelli delle stagioni.

Stagione numero 3
C’erano sono solo due modi per uscire dalla galera, ci dice il lupodimare, o diventi pilota oppure marinaio. Tra le due carriere dice che quella del marinaio gli è sembrata la più interessante perché romantica. Quindi il lupodimare diventa capitano ed inizia ad andare in giro per il mondo, scopre la vita, le donne, l’alcol. In quegli anni diventa ricco. Il lupodimare chiama le cose con il suo nome, non teme il giudizio degli altri, così ci racconta come contrabbandava. Whisky comprato in Danimarca e venduto in Norvegia, sigarette americane nei paesi dell'allora Est Europa, e ovviamente aneddoti sulle ispezioni dalla polizia marittima. Sebbene abbia subito decine di ispezioni non lo hanno mai preso con le mani nel sacco, “una nave ha segreti che solo il suo capitano conosce”. Una volta una soffiata gli stava costando caro, il quel caso la polizia rumena era risoluta, portato in una stanza gli intimarono di dire dove avesse nascosto la merce altrimenti … lo avrebbero fatto parlare comunque. Ogni uomo ha un prezzo e così la cosa si concluse con un accordo “commerciale”, da quel momento in poi ogni viaggio avrebbe avuto un costo aggiuntivo per chiudere un occhio, e in alcuni casi anche due.
Io e il rag. Fantozzi ci guardiamo e senza bisogno di dircelo capiamo che la scala delle nostre preoccupazioni viaggia su un ordine di grandezza diverso da quello del lupodimare.
Il cameriere passa e vede che ormai stanno finendo anche il terzo bicchiere, così chiede se ne deve portare altro. Il cowboy, da vero cowboy, si gira e gli dice di portare la bottiglia e il ghiaccio al resto ci pensano loro.

Stagione numero 4
Nella quarta stagione il capitano-lupodimare carica petrolio in Niger e lo porta in giro per il mondo. Non vuole entrare nei dettagli ma da Rio de Janeiro lui dice di non essere mai tornato. Quando parla delle brasiliane gli si accendono gli occhi, dice che forse solo a Danzica ha avuto un'esperienza paragonabile, cosa accomuni le brasiliane alle polacche solo un marinaio può dirlo. Io e il rag. Fantozzi vorremmo dire qualcosa ma visto i precedenti successi ci limitiamo a mettere il cognac nel bicchiere, con un solo cubetto di ghiaccio come suggerisce il lupodimare. 

Stagione numero 5
E poi c'è l’ultima stagione, la stagione numero 5, quella istituzionale. Su questa stagione si taglia corto un po' perché la conosciamo ma soprattutto perché è quella meno interessante, senza preoccupazioni, rischi. Voglio capire perché il lupodimare ha lasciato la bella vita, quella fatta di avventure per quella noiosa. Lupodimare fa girare il bicchiere di cognac, annusa, e poi lo appoggia, fino a qui mi rendo conto che non si era mai staccato dal bicchiere quasi fosse una ancora, e ci dice “per due volte mentre ero in un compound in Niger ad aspettare che ispezionassero la petroliera è arrivato un pazzo con il mitra spianato”, capiamo che a quel punto val la pena preoccuparsi.

La bottiglia di cognac è finita, quindi anche la serata. Dieci anni fa il lupodimare mi esortò a imparare a guardare la vita con il giusto distacco, quello di chi sa che qualsiasi cosa succeda non è definitiva e spesso neanche come ce la immaginiamo, ieri sera ha aggiunto che il distacco deve risultare proporzionale al rischio di fallire. Più noi abbiamo paura di fallire più alto deve essere il distacco perché noi non siamo quello che facciamo, ma è attraverso quello che facciamo, i rischi che prendiamo, che impariamo ad essere migliori. Una vita senza rischio “è come … “ a questo punto ci ha pensato un po’, ha guardato l’oceano, ha bevuto l'ultimo sorso di cognac orange e concluso “ … è come il Covid-19, puoi decidere di passare il resto dei tuoi giorni chiuso in casa oppure prendere i tuoi rischi e tornare a vivere”.