giovedì 1 gennaio 2015

I portoghesi per me sono accoglienti.
Le opinioni hanno bisogno dei fatti per avere qualche rilevanza. Una teoria va messa alla prova per verificarne la solidità. In questo caso ad aiutarmi a capire come sono i portoghesi ci hanno pensato i Capone.
I Luraschi sono in 5, io, Chiara, 2 bambini ed una ragazzina. I Capone sono in 6, due adulti, Davide e Francesca, e all'epoca dei fatti 4 bambini, con un'eta' variabile tra qualche mese e qualche anno. "All'epoca dei fatti" perché il numero dei Capone è in costante crescita, benché il buon Davide se ne lamenti, e preoccupi. Mentre, per essere chiari, il numero dei Luraschi è stabile. Il test è stato battezzato "test Capone", data l'attuale e futura maggioranza numerica dei Capone.

Il test consiste nel mettere questa sorta di microcosmo d'umanita', intendo i Luraschi più i Capone, su un doblo', spedirli in un posto remoto e vedere cosa succede.
Chiaramente ci sono un paio di considerazioni da fare. La prima è che un doblo' con 11 persone è una chiara violazione delle norme di sicurezza stradale, ma soprattutto del buon senso. Bambini piangenti, urlanti, cantanti, ed anche piscianti costretti in un viaggio nel cuore del Portogallo, l'Alentejo, è una esperienza che oserei definire appunto "microcosmo d'umanita'".
Ma questo è niente, perché a rendere il viaggio più "avventuroso" c'è stata la infelice non-decisione di far fare a Davide il navigatore. Ad onor dell'amicizia pluriennale che ci lega è importante precisare che Davide è un uomo dotato di molte qualita', tra queste però non c'è quella del navigatore. Per esempio non conosco nessuno tranne loro, appunto i Capone, che per andare in macchina in Sicilia, "abbia deciso" di passare dalla Puglia.
Quindi inevitabilmente dopo alcune ore di strade sempre più piccole nel cuore dell'Alentejo, nel caldo torrido d'estate, ci siamo ritrovati a percorrere una strada sterrata.
 
Altra peculiarita' caratterizzante il microcosmo d'umanita' dei Luraschi e dei Capone, è la infinita speranza che qualcosa di buono possa succedere nonostate le negative evidenze. Quindi a differenza di ogni prudente, e razionale decisione, se la strada diventa sterrata la si continua a percorrere perché c'è sempre un buon motivo se si è finiti per caso in un posto del genere.

Quindi polvere alle spalle,  quella sollevata dal doblo', e colline brulle davanti, insomma niente.
Io provo timidamente a suggerire un cambio di rotta, ma vengo praticamente azzittito come uomo di poca fede, quale tristemente sono. Comunque si procede, polvere alle spalle, niente davanti.
L'ora del pranzo è passata da qualche tempo, le lamentele dei minorenni del microcosmo d'umanita' aumentano d'intensita' e frequenza. Intanto il paesaggio non cambia, polvere alle spalle e niente davanti.
Finché ad un certo punto compare una piccola "quinta", un casolare. Ci avviciniamo. Posteggio. E quale membro del microcosmo d'umanita', pseudo parlante la lingua del posto, il portoghese, scendo a chiedere indicazioni.
Busso, ma nessuno risponde. Busso più forte, ma il risultato non cambia. Quindi apro la porta e chiedo permesso. Compare un uomo sorridente sulla sessantina che mi da il benvenuto. Gli spiego che mi sono perso. Lui mi risponde se ho sete. Gli chiedo la strada, e lui mi chiede se preferisco vino, acqua o una bibita. Sinceramente stupito dell'ospitalita' accetto un bicchiere d'acqua. Dopo qualche minuto torna con un vassoio con vino, bibite, acqua ed una cartina. È passato qualche minuto da quando il microcosmo d'umanita' mi ha visto sparire nella quinta, quindi decidono di mandare Davide a cercarmi. 
A Davide viene riservato lo stesso trattamento, fa caldo, gli viene offerto da bere. Io, Davide ed il signore della quinta stiamo consultando la mappa da qualche minuto quando sbucano Giacomo e Giovanni. Anche a loro viene offerto da bere, e vengono invitati ad andare a chiamare gli altri. Io e Davide ci guardiamo sgranando gli occhi, certi del fatto che il povero signore della quinta, João, non sa cosa si sta tirando in casa. Ormai non controllo più la situazione, non faccio in tempo ad esprimere un'opinione che Giacomo e Giovanni sono gia' andati a chiamare gli altri. La porta d'ingresso si apre e chiude parecchie volte, tutte quelle necessarie per far entrare nella quinta il microcosmo d'umanita'. È un po' come quando per strada ti fermi a dare un passaggio alla bella autostoppista, e dal cespuglio sbucano i compagni di viaggio. Ho visto il sorriso di João vacillare solo quando Francesca è entrata con Marta in braccio. Mi piace pensare che si sia preoccupato pensando a cosa potesse offrire a Marta di soli pochi mesi. Veniamo invitati nel soggiorno della quinta dove si sta celebrando il sontuoso pranzo di compleanno di João con figli, nipoti e parenti. Ci viene offerto non solo da bere ma anche da mangiare. Passiamo un paio d'ore a chiaccherare, bere e mangiare piacevolmente. In cambio il microcosmo d'umanita' timbra le camicie dei parenti di João con le fuori uscite dal patello della piccola Marta che gli accoglienti portoghesi si passano durante il pranzo.  Felici e ristorati torniamo a casa, e per evitare altri test non facciamo fare il navigatore a Davide.

Nel 2015 il "test Capone" verrà fatto agli italiani. L'alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite intende imbarcare il microcosmo d'umanita' in Libia su una carretta del mare e farlo arrivare sulle coste italiane per testare il grado d'accoglienza degli italiani. Quale uomo di poca fede che sono, ho gia' manifestato la mia preoccupazione, presto però sedata dal pensiero che è giusto e necessario in questa fase storica continuare a sperare in un mondo accogliente. Questo è il pensiero nobile, quello sincero è che sara' sufficiente far fare il navigatore a Davide, così il rischio di raggiungere le coste italiane sara' praticamente nullo ;-)

Sulla scientificita' del "test Capone" ci sono ovviamente alcune perplessita', non si può generalizzare un caso. Ciò nonostante più vado in giro nel macrocosmo di questa umanita', che è il mondo, più mi convinco che incrociare i bisogni delle persone che vengono da posti e culture diverse sia essenzialmente arricchente oltre che necessario.
Mi auguro, vi auguro, ci auguro che il 2015 sia un anno pieno zeppo d'accoglienza.