martedì 24 febbraio 2015

Il recente articolo pubblicato da Limes su facebook "Da Panama a Kra, il 2015 è l'anno dei Canali e della Cina" (a chi non fosse amico di Limes su facebook suggerisco di diventarlo) mi ha fatto ricordare lui, il mitico Capitan Caiazzo e gli allegri, forse un pó troppo, nostri incontri.
Avete presente la sigla dell'altro mitico capitano, Harlock, "Dum! Dum! Fammi volare capitano ..." ecco, non c'entra niente. In compenso però spero che la competente Margherita, l'ottima Irene, e sembra il divertito Lucio, mi perdoneranno di aver usato per questo post un lavoro fatto grazie a loro.

Il quadro appeso nel soggiorno di rua da Maddalena 32 a Lisbona ritrae il capitano Luigi Caiazzo sul ponte di comando di una petroliera mentre fuma la pipa. I quadri in soggiorno sono le uniche cose che fanno capire che la casa era abitata, adesso è piena di scatoloni pronti per il trasloco. Per più di 30 anni il Capitano è andato in giro per il mondo. All´inizio della sua carriera non vedeva l´ora d´arrivare in un porto per "divertirsi", ma, precisa il capitano, "tra le riparazioni, le attivita' burocratiche, i rifornimenti, è sempre stato difficile riuscire ad organizzarsi per scendere. Così ci si abitua a stare a bordo, e la nave diventa il tuo mondo, alla fine quando scendi ti senti spaesato e non vedi l´ora di tornare sulla nave, e farti 15 giorni di traversata giocando a ramino, scacchi, poker in saletta ufficiali con i colleghi".
Le navi petroliere, così come tutte le navi mercantili, devono ridurre il più possibile i tempi di percorrenza, ed evitare gli scali. Stare fermi in porto un giorno per una ispezione significa perdere decine di migliaia di euro. Dal Golfo Persico agli Stati Uniti la rotta più veloce passa per il Mediterraneo. Se una nave dovesse doppiare il capo di buona Speranza si dovrebbero aggiungere giorni di navigazione, quindi costi. "Ma per attraversare il Mediterraneo devi passare per il golfo di Aben, e non è simpatico passare al largo delle coste Somale, devi sempre avere qualcuno, giorno e notte, che controlla che non ci siano i pirati pronti a salire a bordo" e poi, aggiunge il capitano, "con questa storia che in Europa controllano, se rilasciamo un po´ di nero di seppia", greggio, "passare per il Mediterraneo non vale più la pena".
Il capitano Caiazzo era molto apprezzato nel settore, a lui e al suo equipaggio piaceva navigare. Il capitano, come molti del suo equipaggio, era siciliano: quando passavano per il Mediterraneo si sentivano come a casa, ma la terra ferma la vedevano da lontano, perché casa loro, quella vera, era la petroliera.
Ho incontrato diverse sere il capitano Caiazzo da Euriko, una tasca di Muraria a Lisbona, e tra un bicchiere di vinho verde e un Bacalhau à Brás le sue domande sono diventate le mie. Il suo punto di vista è diventato il mio, perchè come dice il capitano "ci sono i vivi, i morti, e i marittimi”. 
Mi piaceva chiedere al capitano cosa ne pensasse del mondo, e a lui piaceva raccontarmi il suo punto di vista, che immancabilmente arricchiva di aneddoti, come un vero lupo di mare. Il tema su cui era preparatissimo era il Mediterraneo. Io prendevo appunti, intendo fino alla seconda garaffa de vinho verde, poi gli appunti prendevano me. Verso mezzanotte, dopo essere ormai piatto, mi capitava spesso di fare il patetico gesto d'alzarmi per chiedere il conto, ed andare a casa. Lui immancabilmente mi prendeva in giro, dicendomi che per il biberon era troppo presto, quindi mi riinfilava la sedia sotto il sedere e continuava. Uno degli ultimi incontri l'ho registrato a sua insaputa, non avendo a mezzanotte né la capacità di memorizzare né di capire quello che mi diceva.
"Affermiamo un fatto. La maggior parte delle numerose tensioni geopolitiche che si manifestano nel Mediterraneo sono quelle che derivano da rivalità tra vicini: Israeliani e Palestinesi, Turchi e Curdi, Catalani e Castigliani, Serbi e Bosniaci. Sfatiamo un mito, anzi un incubo, secondo alcuni il Mediterraneo sarebbe luogo di un grande scontro tra Nord e Sud. Quest’ultimo dovrebbe essere ancora “sottosviluppato” in seguito alla dominazione coloniale dei Paesi del Nord. Le conseguenze di questa colonizzazione non sarebbero mai scomparse. In realtà questa idea del Mediterraneo dove si consumerebbe lo scontro tra civiltà è considerata solo da islamisti integralisti da una parte, e dai “neo-conservatori” europei dall’altra. Questo scontro tra civiltà è l´unico approccio ad essere incapace di spiegare quanto sta accedendo in questa parte del mondo. Oggi nel Mediterrano non puoi usare l´antico approccio alla geopolitica marittima, che utilizzava strumenti come le rotte e i canali, ma occorre aggiungere la capacità di sfruttamento dei giacimenti sotto i fondali marini. Anzi è proprio questo aspetto che sta avendo un impatto tale da ridefinire gli equilibri non solo marittimi, ma addirittura politici nel Mediterraneo. Al largo della Grecia e Cipro sono state rilevati giacimenti, e questo spiega perché entrambi i Paesi non sono fuori dall'Europa.
In una economia globale dove il costo delle materie prime è controllato da pochi soggetti, è sempre più complesso gestire i margini di guadagno delle aziende europee, riuscire a convogliare energia nel mercato unico ad un costo controllato, riducendo dipendenze da altri, al fine di aumentare la nostra capacità negoziale, porrebbe l´Europa in una posizione di vantaggio legata alla unicità dei prodotti che ancora è in grado di creare. E in quest´ottica l´Italia potrebbe giocare un ruolo strategico nel Mediterraneo.
Ora, per rilanciare una economia marittima legata ai porti, l'Italia è chiamata a fare gli investimenti logistico infrastutturali che dovrebbero portare i porti italiani, da Gioia Tauro a Trieste, in Europa. Ma soprattutto, e paradossalmente con costi decisamente inferiori, si dovrebbero semplificare i passaggi burocratici rendendo gli hub italiani più competitivi". Il capitano sorride, e cinicamente chiude questo pensiero dicendo: "quindi, in Italia, questa è fantapolitica. Perché nel primo caso ci sarebbe qualcuno che ci guadagna, chi fa le opere, nel secondo i cittadini, che per l'attuale classe dirigente significa nessuno".
“Hai capit..o qualllli son le questiooooni ..." Il capitano dopo alcune di garaffe di vinho verde inizia ad avere la lingua un pó imbrigliata, ma forse la mente più lucida.
"Se quella dei porti sembra non essere una strada,  ops rotta,  possibile per le note incapacità della politica italiana, vale un altro pensiero che gli imprenditori e commercianti dovrebbero fare. Sulle coste nordafricane e levantine, dal Marocco alla Turchia fervono società ed economie in rapida crescita e mutamento, che noi italiani, ed europei, continuiamo a guardare con gli occhiali del passato. È trascorso il tempo del ¨Mare Nostrum¨ e delle tragiche retoriche paraimperiali dell'Italietta del Duce. Riuscire invece a vedere l'altra sponda come customer o partner per i nostri prodotti, aiutarebbe l'Italia, per la sua posizione, e gli antichi legami, a mantenere un ruolo rilevante nell'economia mondiale. Il ¨Mare Nostrum¨ non esiste più da tempo, e probabilmente non esisterà mai più.
Per non perdersi c'è bisogno di saper leggere le mappe, e l'Italia ha una vecchia mappa non aggiornata. È per questa ragione che l'Italia sta perdendo l'ennesima occasione storica, quella di essere ciò che natura imporrebbe: mediterranea. Noi viviamo questa condizione come una condanna. Ci sentiamo come un'appendice sempre più periferica dell'Europa, in balia delle minacce da sud, dal terrorismo ai flussi di africani disperati e ai traffici clandestini di droga e armi. Sicché siamo culturalmente ed economicamente anti-mediterranei. Insomma, ironia della sorte, noi italiani siamo proprio come quei disperati sulle navi nel mediterraneo, sempre con la speranza che arrivi qualcuno a salvarci."
Io ero, sono, e sarò un Europeista convinto, e questa storia del Mediterraneo sarebbe il caso che prima o poi i Paesi del sud Europa la affrontino diversamente.
All'epoca dei nostri incontri il capitano Caiazzo stava facendo le valigie. Anni fa si era trasferito a Lisbona per lavorare come consulente alla Duarte Arsenio da Silva LdA. Quelli della Da Silva avevano bisogno di qualcuno con esperienza che li aiutasse a capire come rendere più efficienti i servizi di transhipment nel porto di Lisbona, ma anche qui il suo lavoro era finito. Il capitano aveva ricevuto una offerta interessante da un'altra parte del mondo.
Ieri sono passato da rua Maddalena e ho citofonato al numero 32. Ha risposto una giovane donna che è venuta ad aprirmi con in braccio una bambina piccola. Gli ho chiesto del capitano, mi ha chiesto il mio nome, e mi ha pregato d'aspettare. È entrata in casa e dopo qualche minuto è riapparsa con in mano una busta che il Capitano aveva lasciato per me.