Dopo l'ora e trenta minuti di allenamento nella cella frigorifera Giovanni è di fianco a me in macchina, ho acceso il riscaldamento a manetta, ha le mani intorpidite dal freddo, e sta bevendo del tè caldo, mi dice che è la cosa più buona che abbia mai bevuto.
Così iniziamo a conversare con la domanda di rito, gli chiedo come è andata a scuola. Mi racconta che hanno parlato della guerra fredda. Qui in Polonia è un tema ancora molto presente. I polacchi non hanno ancora digerito il massacro dei tedeschi, l'opressione dei russi, e il disinteresse per la loro causa dopo la grande guerra da parte degli americani e inglesi. Come dargli torto!
Sono fermo ad un semaforo, fuori è buio, Giovanni guarda dal finestrino le persone bardate nello loro giacche. Dopo qualche minuto di silenzio mi chiede "ma durante la guerra fredda come morivano i soldati?", gli ricordo le storie delle spie viste recentemente a Berlino. Giovanni mi guarda e mi dice: "meno male, pensavo che fossero morti per il freddo"