domenica 2 novembre 2025


“Ma cosa sta succedendo?” Gli chiesi “Io questo mondo non lo capisco più”. 

Sorrise, versó il te e mi portò sul suo elicottero. 


Quello che sta succedendo in America mi preoccupa, e non mi riferisco solo alla gestione personalistica del potere da parte di Trump, alla violazione delle regole democratiche, o all’impunita di certi suoi atti criminali, ma soprattutto alla concentrazione del potere nelle mani di pochi ricchi. 

Così quando incontrai Nussardim, dopo calorosi abbracci, era da tanto che non ci vedevamo, cercai di approfittare dell’occasione per avere una opinione autorevole su cosa sta succedendo. 


Con Nussardim c’è un rapporto decennale di amicizia, ci siamo incontrati per caso e da allora in modo assolutamente sporadico, ma credo non casuale, ci siamo frequentati. 


La quotidianità di noi umani è scandita da un ritmo di cose per cui è difficile trovare un senso profondo, portare i figli a scuola, andare in ufficio, aspirare la polvere, scrollare Instagram rendono i nostri gestí quotidiani caotici. Non sembra ci sia una direzione e tanto meno una evidente ragione perché le nostre ore siano segnate da queste cose, eppure tutto quello che facciamo contribuisce affinché qualcuno ne possa beneficiare. Passare ore sui social media fa sì che mister Google o Istagram possano diventare ricchi, ricchissimi. Così ricchi che le il divario con il resto della popolazione costituisca la ragione principale per investire nella politica affinché le loro ricchezze vengano protette, e ulteriormente incrementate. 

In questo processo l’apparente banalità della quotidianità si rivolta contro di noi e gradualmente finiamo per perdere “diritti” che pensavamo aver acquisito eternamente, come il diritto a protestare, a dire quello che pensiamo liberamente, o ad aver un salario adeguato per affrontare la quotidianità appunto. 

Ecco perché sebbene alla vita riconosco una adorabile capacità di non poter definire con certezza una relazione causa-effetto delle nostre azioni, mi piace ogni tanto poter guardare dall’alto cosa sta succedendo, e pretendere di decidere se voglio essere parte di questa follia. 

Nussardim è il mio elicottero. 

Adesso che sono ritornato a vivere vicino a Nussardim, anzi un po’ più sopra, a Graça, ho provato a vedere se abitava ancora all’Alfama dove lo avevo lasciato anni fa e incontrandolo gli ho chiesto di portarmi sul suo elicottero. 


Mi fa accomodare nella stanza di sempre. Lui è confortevolmente seduto all’orientale, con le gambe incrociate e il culo per terra, io sono molto meno a mio agio, continuo a muovermi da una posizione all’altra. Al di là degli aspetti fisici mi piace che un bel tappeto, un buon tè, due baklava possano essere sufficienti per creare la coreografia perfetta per una sana conversazione. Nella stanza riconosco le cose di sempre, Ganesh, una croce che mi ricordo mi disse sia stata fatta con i resti di una barca di migranti, una campana tibetana, conchiglie e il profumo d’incenso che è impregnato nei muri. 


Nussardim è invecchiato fisicamente ma gli occhi sono ancora vispi e il sorriso beffardo, posso ancora vedere il fanciullo che si porta dentro. Mi stupisco a pensare che passiamo la vita a cercare qualcuno con cui diventare grandi, quando invece dovremmo cercare qualcuno come Nussardim, qualcuno con cui rimanere giovane. 


Per Nussardim non ci sono dubbi. Siamo agli inizi di un periodo fascista. I ricchi stanno diventando sempre più ricchi a scapito di milioni di persone. L’intelligenza artificiale sta sostituendo il lavoro delle persone con agenti e robot. Così è chiaro che una moltitudine di persone sarà ridotta alla fame, e per evitare che queste persone si possano ribellare, che la sicurezza dei ricchi possa essere compromessa, la politica farà sì che la polizia imponga ordine e espella dalla società i più poveri. Mussolini finché non si mise al servizio dalla borghesia Italiana era un povero giornalista con discutibili idee. In America è quello che sta succedendo con l’ICE. La cosa disarmante è che la classe media pensa che questo sia per tutelare anche il proprio interesse, ma non capisce che presto i ricchi anche di loro non se ne faranno molto. 


Chiedo quindi come se ne esce. 


Nussardim non ha una risposta. Impugna la teiera di ferro e la porta in alto così che versando il te nella tazza si possa arricchire di tutta l’aria che deve attraversare durante il percorso. Quindi mi dice, “pensa per esempio se i robot e l’intelligenza artificiale possano essere messi al servizio non solo di pochi ricchi ma dell’intera umanità”.


La costruzione della ricchezza e la sua distribuzione è sempre stato un problema di ogni epoca e società. La diatriba tra socialismo e capitalismo si fonda sul presupposto che l’uomo debba lavorare, ma se a farlo per lui ci sono le macchine il lavoro non è più al centro del dibattito politico. L’antagonismo tra destra e sinistra o si appiattisce su una nuova forma di autoritarismo, quello che sta succedendo, oppure in una rivoluzione che cambi i valori di riferimento. 


A Nussardim piace pensare che viviamo in una epoca di transizione, rivoluzione, in cui abbiamo l’opportunità per la prima volta da che siamo su questo pianeta di poterci realizzare anche senza dover lavorare, che il nostro impegno quotidiano possa focalizzarsi sul curare il nostro corpo, crescere spiritualmente, artisticamente piuttosto che andare in ufficio o in fabbrica o a coltivare. 


Il fascismo è tra noi, è tornato, ora tocca a noi sconfiggerlo, però di rivoluzionari se ne vedono pochi.