giovedì 29 gennaio 2004

1982: apprendo sul libro di storia delle scuole medie inferiori che la prima guerra mondiale è scoppiata perchè il re d’Austria viene assassinato a Sarajevo.
1984: olimpiadi a Sarajevo.
1998: assedio di Sarajevo.
Pochi dati del tutto insignificanti intrecciano la mia storia personale con un luogo, ma non solo: Sarajevo evoca in me un’idea, un mito. Sarajevo rappresenta uno tra i luoghi nei quali da sempre ho pensato che mi sarebbe piaciuto andare. Uno non sa bene perchè e quando ma sa che un nome o una idea lo chiama e prima o poi proverà a rispondergli.


Natale 2001: alcuni amici di Sprofondo invitano me e Chiara a Sarajevo. Non mi sembra vero. Circa 20 ore di viaggio di cui 6 spese in Bosnia per fare 200 Km di notte sotto una fitta nevicata. Stremati arriviamo alle 3 di notte in città. Vengo sveglato, stropiccio gli occhi, guardo dal finestrino e vedo ad una rotonda, sotto il ponte che stiamo percorrendo un cimitero. Mi dovrò rassegnare nei giorni successivi a vederne molti di questi cimiteri. Ne dovrò vedere di ogni tipo: cattolici, musulmani e ortodossi, ma ciò che più mi colpisce non è la quantità ma le date sulle lapidi: 1996 – 1998 tutte! Troppe!
Ma io nel 1998 avevo 30 anni!? E’ mai possibile che sia potuta accadere una cosa del genere nella casa del mio vicino senza che me ne accorgessi? Quante volte assopito dal sonno della quotidianità o del benessere anch’io sono ucciso? quante volte l’umanità di cui faccio parte viene privata di quell’elemento indispensabile che è la diversità?
Conosco Alex, serbo di Sarajevo, con il quale passo un’intera giornata a visitare la città e mi racconta la vita di quei tre anni di assedio. Ogni giorno a cercare acqua, elettricità, pane, passando sotto l’occhio attento dei cecchini, soccorrendo i feriti, piangendo i morti. Come serbo di Sarajevo? Ma i serbi non erano quelli che bombardavano? Non erano i cattivi?
Una sera veniamo ospitati da una associazione culturale e la mia fame di sapere viene saziata. Un maturo signore barbuto ci dice che un bosniaco è come un bambino con le gambe da cattolico, il cuore musulmano, le braccia ebree e la testa ortodossa, se provate a dividerlo lo uccidete.
E’ di questo omicidio che a 30 anni mi sono reso colpevole. Di non aver capito che le guerre etniche, di religione, di potere o economiche sono solo il pretesto, e ciò che importa non sono le ragioni per le quali si fanno ma le conseguenze sulle persone, su ogni persona.
A dormire siamo ospiti di Hana, una donna di giovane età che sembra mia nonna. Ci accoglie con gentilezza in una casa estremamente povera. Ha due figlie vive Meriema e Indira; ci chiede, non so come dato che non non parliamo serbocroato e lei parla solo serbocroato, se abbiamo figli, le rispondiamo di no, sospira. Veniamo a sapere dopo che i suoi due figli sono stati usati come scudo umano sotto i suoi occhi.
Passeggio per Sarajevo che dall’alto mi sembra il corpo di una bellissima donna ricoperta di cicatrici. Mi dico: le cicatrici guariscono! Sarajevo risponde che guariscono anche relativamente presto. Infatti parte della città è già stata ricostruita per questa straordinaria voglia di far ritornare tutto come era prima della guerra, ma le cicatrici del cuore possono guarire?
Noi occidentali abbiamo aspettato 3 anni prima di intervenire, di porre fine ad un massacro, e ora abbiamo la pretesa di insegnare che cosa vuol dire tolleranza. Mi viene fatto notare che Sarajevo è una città interculturale nella quale musulmani, ortodossi, ebrei e cattolici, serbi, croati, bosniaci, turchi ecc.. vivono insieme da ben prima di quando in America, in alcuni stati, i neri non potevano prendere l’autobus insieme ai bianchi. Queste osservazioni mi fanno male, così come mi fa male sapere che in Italia nel 2002 esistono leggi per cui se sei extracomunitario puoi calpestare il suolo italiano solo se hai il lavoro. Ho un amico di New York che da alcuni mesi vive a Milano e mi dice di vergognarsi quando deve andare in questura a rinnovare il suo permesso di soggiorno, in quanto gode di privilegi che nascono dal fatto di essere nato negli Stati Uniti, non è una forma di razzismo? Ma quale tolleranza vogliamo insegnare?
Ecco perchè Sarajevo mi batteva in testa. Sarajevo segna una tappa della nostra sconfitta, della sconfitta di quell’uomo che dalla storia non impara niente perchè allungando la vita è riuscito ad accorciare le memoria, e inesorabilmente va incontro alla guerra per riaffermare che vuole la pace.
Se un giorno svegliandomi dalle malinconiche nebbie della padania mi dovessi persuadere che la ricchezza dell’uomo sta nella sua diversità non solo culturale ma anche generazionale, sociale, di sesso ecc.. forse imparerei a chiamare fratello anche chi la pensa in modo diverso da me e allora un’idea nuova pace potrebbe diventare un modo di pensare comune.
Fino a quel giorno, assopito dal sonno della quotidianità e del benessere, continuerò ad illudermi di vivere in un mondo in pace, libero e fraterno e a vedere le guerre come di religione, di potere, economiche o quant’altro senza accorgermi che dietro ci sono i volti di mille persone che insieme a me costituiscono le gambe, il cuore, le braccia e la testa di quella bellissima scommessa che si chiama vita.

Perchè affonda Venezia
Adbullah Sidran (poeta di Sarajevo)

Guardo il cielo, sopra Venezia.
Niente è cambiato negli ultimi
sette miliardi di anni. Lassù, c'è Dio. E' lui
che ha creato l'Universo, nell'universo sette miliardi
di mondi, in ogni mondo un'infinità di popoli, una
molteplicità di lingue, e una sola, una sola Venezia per uno.

I popoli li ha fatti diversi, sussurrando alle loro orecchie:
"adesso conoscietevi tra voi". Una miriade di lingue gli ha dato, per fargliela imparare,
perchè attraverso le lingue si conoscessero, gli uni dagli altri, e tutti,
in questo modo, diventassero più ricchi e migliori. E ha dato Venezia come
ha dato gli uccelli e i pesci, perchè gli uomini e i popoli credano
in Lui, meravigliandosi delle opere Sue.

Guardo il cielo sopra Venezia, Lassù e dappertutto,
c'è Dio. Uno. Che ha creato l'Universo, sette
miliardi di mondi nell'Universo, in ogni mondo molte
lingue e popoli e una sola Venezia per uno. E un piccolo popolo
ha fatto, in uno dei mondi su un territorio che chiamano
Europa, nella tribù degli Slavi del Sud. E' qui il confine.
La Bosnia, La Bosnia, La Bosnia. Si toccano qui, e si
combattono, la croce d'Oriente e la croce d'Occidente, nate da una sola Croce. Ma
il popolo bosniaco è mite. Per questo è stato toccato dalla mano della terza
Fede: in un Solo Dio, che non è nato, nè ha generato,
ed è Signore dei mondi, e sovrano del Giorno del Giudizio.

Guardo il cielo sopra Venezia. I Signori
della terra hanno deciso che il popolo bosniaco non c'è.
Venezia affonda. L'Europa affonda. Affonda la culla, con il bambino
che c'è dentro. Affondano i continenti. Affonda la rosa nel vaso
 di vetro di Murano. Affonda Murano. Affonda la stanza dell'albergo,
 e anche la Società dei poeti morti affonda. Perchè non deve
esserci al mondo il popolo bosniaco? Fra i colori
- un colore, fra i profumi - un profumo in meno?
E perchè al mondo non deve esserci - questa Venezia?
Fra i prodigi - un prodigio di meno?

Guardo il cielo sopra il mondo terrestre.
C'è una stella che, lungo un grande arco, precipita nell'abisso
dell'Universo. Come se cadesse - in mezzo al Canal Grande.
Il mondo terrestre, tra sette miliardi di mondi
cosmici, vuol restare più povero di un intero
popolo. Questa è l'intenzione dei Signori della Terra.
Nell'Universo, allora, precipita una stella. E' per questo che
Venezia affonda. L'Universo sarà più povero - di un intero
mondo. E' questa la volontà del Signore dei mondi.
Questa la volontà del Sovrano del giorno del Giudizio.