mercoledì 18 febbraio 2004


Conoscere ed interpretare la varietà e la diversità della superficie terrestre e di tutte le forme di vita che la popolano è fondamentale al fine di vivere in armonia con esse. Per esprimere questa ricchezza e varietà si fa generalmente ricorso a tre elementi chiave: spazio, territorio e paesaggio.

Lo spazio è un concetto generale ed astratto che si riferisce a superfici, volumi e distanze; con territorio invece, si intende generalmente l’organizzazione politico-amministrativa di uno spazio, spesso è riferito ad entità territoriali, comuni, province, regioni, stati, distretti, ecc. Il paesaggio racchiude in sé un concetto più complesso, esso è l’insieme delle forme percepibili - clima, vegetazione, strutture agrarie, insediamenti,.... che imprimono ad un dato territorio una individualità , una sua "personalità". L’elemento umano è una variabile determinante nel paesaggio: ogni gruppo umano modifica il proprio ambiente naturale in base alla sua cultura e alle tecnologie di cui dispone. Il risultato è quindi un mosaico di paesaggi differenti che scaturiscono da cause geomorfologiche, climatiche e dalla storia delle società umane.
La continua trasformazione dei paesaggi e dei rapporti fra le società obbliga gli uomini ad un costante aggiornamento, e a ridefinire periodicamente diverse e mutevoli interpretazioni dei rapporti fra le società umane e i loro territori.

Paesaggi umanizzati

Mentre le civiltà contadine riuscivano a modificare il loro ambiente naturale in maniera locale, regionale, col diffondersi della civiltà industriale l’impatto delle opere umane sull’ambiente si estende a scala planetaria.
La crescita della popolazione mondiale ha esteso sempre più la trama dei paesaggi umanizzati e ha reso necessari continui aumenti di produzione sia agricola che industriale; una scelta produttiva di avanguardia può ormai essere localizzata indifferentemente quasi in ogni luogo del pianeta, per questo l’uomo di oggi è portato a considerare la civiltà industriale libera da vincoli naturali. Tuttavia anch’essa deve venire a patti con l’ambiente, che è l’ambiente dell’intero pianeta, con i suoi limiti, la sua finitezza.
Si fa strada allora una diffusa coscienza ecologica anche in ambiti istituzionali e si riflette sulla necessità di progettare uno sviluppo compatibile con gli equilibri naturali.

 La Terra come mosaico di paesaggi, economie, culture. Storia della natura e storia umana

Quando un territorio viene abitato da una polazione, alla stroria della natura si intreccia quella umana. Le due storie hanno tempi e ritmi differenti: quella umana segue un ritmo molto più veloce, le scoperte scientifiche e tecnologiche del nostro secolo hanno ampliato ulteriormente il divario. Si pensi alla rapidità della crescita della popolazione africana e alla rispettiva riduzione delle risorse naturali disponibili su quel teritorio.
Le azioni dei gruppi umani sull’ambiente non hanno comunque tutte la stessa intensità: possono essere deboli o vigorose, circoscritte a spazi limitati o estendersi fino a coinvolgere l’intero pianeta. L’ambiente geografico-fisico offre delle opportunità e pone dei vincoli che dipendono non tanto dalle risorse naturali del territorio quanto pittosto dalla cultura e dalle tecnologie di cui la comunità dispone.
Ancora oggi esistono piccole comunità che utilizzano risorse fisiche senza alterare il territorio: la pesca, la pastorizia, forme elementari di agricoltura; in alcuni casi una siccità prolungata può provocare la morte di molte persone. Le relazioni esterne a cui ricorrono queste società per lo scambio di beni e servizi raggiungono al massimo un raggio di poche decine di chilometri. Il tenore di vita è modesto e il loro tipo di economia viene definito " di sussistenza", infatti si produce solo il necessario per la sopravvivenza, senza accumulare eccedenze per il commercio.
All’estremo opposto, altre comunità hanno una base economica estrememente complessa, organizzata da attività industriali e commerciali con ramificazioni in tutto il mondo. Un alto tenore di vita impone consumi di grandi quantità di energia e di prodotti che provocano radicali alterazioni del sistema ambientale. La produttività di queste popolazioni si misura con la capacità di penetrazione della loro economia nei mercati mondiali.

Le diverse scale dell’azione dell’uomo sull’ambiente

Il mondo in cui viviamo è un sistema unitario anche se molto differenziato. Clima, vegetazione e popolamento umano formano infatti migliaia di diverse combinazioni. Negli ultimi due secoli, con una ulteriore accelerazione nei decenni successivi al 1950, il gioco di azioni e reazioni tra tecnica e natura si è fatto sempre più serrato, in un contesto in cui crescono sia la complessità che le tensioni e i rischi.
L’azione dell’uomo sull’ambiente si manifesta a diverse scale territoriali e sociali:
- individuo, famiglia, comunità locale, regione, è l’ambito in cui ciascuno di noi agisce prevalentemente in modo individuale;
-stato, associazione di stati, il soggetto in questo caso è un governo oppure un’entità sovranazionale di rappresentanza degli stati appartenenti all’associazione;
- grande spazio continentale, spazio mondiale, a questa scala sono ancora i governi degli stati i protagonisti, assieme alle associazioni di stati, ma, a differenza del livello precedente, pochi governi possono determinare le sorti di molti, ad esempio il G8, formato da solo 8 governi è in grado di orientare la politica economica
In realtà questi differenti spazi sono in relazione fra loro: la regione è contenuta in uno stato che a sua volta fa parte di un insieme di stati (Ue), il quale è parte del "sistema mondo". La loro gerarchia è come il gioco delle bambole cinesi, solo che tra i diversi livelli della scala esistono dei legami di subordinazione dello spazio più piccolo verso quello più grande.Tra questi livelli, quello che più consapevolmente ed efficacemente interviene nella gestione del territorio è lo stato in quanto agisce nell’ambito di un territorio sufficentemente ampio e con un grado di autonomia tale da compiere modificazioni significative. Ad un livello inferiore l’azione risulta in molti casi vincolata dall’autorità superiore; mentre nel grande spazio continentale o in quello mondiale l’accordo di molti stati viene raggiunto con molte difficoltà.

Territorio e potere: gli spazi della politica. Potere politico e assetto territoriale

All’interno di ogni società esistono diversi gruppi con interessi differenti. Spesso sono in contrasto o addirittura in lotta fra loro per affermarsi. La vita sociale è organizata da da pubbliche istituzioni che regolano la vita politica, economica, giuridica nell’ambito del territorio di loro competenza. Le decisioni che vengono prese in questi ambiti apportano dei cambiamenti sul territorio di grande portata in un paese e sono in stretta relazione con il suo potere politico.
L’esercizio del potere è sempre stato uno dei condizionamenti fondamentali all’uso e all’organizzazione dello spazio. Sono infatti entità politiche che decidono la destinazione e l’assetto del territorio. L’influenza del potere politico su un territorio si manifesta secondo aspetti diversi ma concatenati. Una modalità consiste nell’azione svolta direttamente da organi pubblici per costruire, modificare o distruggere talune strutture presenti nel territorio: la realizzazione di opere idrauliche, la costruzione di edifici e strade ha sempre rappresentato in ogni società organizzata un fattore importante di riassetto del territorio.
Anche nell’organizzazione economica di uno stato, il suo assetto politico è di fondamentale importanza. Le scelte di politica economica di un governo orientano i milioni di decisori di uno stato come le imprese, ma anche le famiglie, singoli lavoratori e consumatori. Le decisioni di un governo sono di tale importanza da trasformare il territorio di uno stato in uno spazio economico dotato di una sua peculiarità.
I confini entro i quali viene esercitata l’autorità di un governo stabiliscono una separazione di fatto tra i diversi territori, ne differenziano il "clima" politico-giuridico in cui si sviluppa la vita sociale e quindi anche le modalità di uso dello spazio e gli insediamneti in cui essa si esprime. I confini politici possono incidere anche moltissimo sulla vita quotidiana della popolazione: si pensi ad esempio alla brusca differenziazione dei paesaggi tra la Germania Est e la Germania Ovest fino al 1990, dove la popolazione era sottoposta a rigidi controlli per passare da una parte all’altra della città di Berlino.
La conoscenza geografica del territorio fu per lungo tempo legata essenzialmente all’esercizio del potere politico. Conoscere gli ambienti e le popolazioni del territorio dominato era per i governanti una condizione essenziale per l’esercizio della sovranità, per controllare lo sviluppo economico e quindi anche il prelievo fiscale.
Nell’organizzazione politica dello spazio, la capitale ha un ruolo primario. Essa è la sede di tutte le istituzioni e le attività più importanti, è il punto di convergenza delle reti di trasporto e comunicazione, detta le mode di costume, culturali e politiche. Al centro affluiscono le informazioni, con esso si collegano tutte le periferie, spesso non connesse fra loro. Il potere agisce quindi su ogni dimensione della vita sociale. Partecipa in modo determinante all’azione delle singole comunità umane nell’adattare alle proprie mutevoli esigenze i quadri ambientali in cui vivono. Il mosaico degli spazi politici si sovrappone così alla varietà delle regioni geografico-fisiche, climatiche e biologiche.
La descrizione e l’interpretazione dei territori è quindi spesso vincolata dalla loro partizione secondo i confini statali: a tali confini si riconduce infatti l’immagine abituale che i geografi propongono ai loro lettori.
La seconda metà del XX secolo, è caratterizzata da due processi paralleli e in parte contraddittori: la moltiplicazione del numenro degli stati e l’infittirsi delle reti planetarie di trasporti e telecomunicazioni. Il numero degli stati sovrani è aumentato da 70 nel 1950 a 160 nel 1980 e a quasi 200 nel 1995 (197). I sentimenti nazionali e le tensioni che provocano sono più forti che mai. Nello stesso tempo gli spazi politici, sempre più frammentati, sono attraversati, legalmente o clandestinamente, da enormi flussi di uomini, merci, denaro, messaggi culturali.
Al localismo si contrappone, non come esercizio retorico, ma come esperienza di vita quotidiana, il cosmopolitismo.

L’uomo contemporaneo cittadino del mondo

La Terra è uno spazio finito

Il XX secolo, soprattutto nella sua seconda metà, conosce mutamenti frenetici e rapidi cambiamenti di scenario: una storia convulsa in cui ogni abitante della Terra è coinvolto, consapevolmete o inconsapevolmente, attraverso ondate di avvenimenti che in tempi sempre più rapidi si diffondono in ogni parte del globo. Sta entrando nella consapevolezza comune una nuova percezione di questo pianeta come uno spazio finito, sempre più avvolto da flussi di relazioni planetarie, dentro il quale devono confrontarsi e commisurarsi popolazioni, consumi, risorse.
Tutti ormai siamo, volenti o nolenti, "cittadini del mondo". Ce lo ricordano le periodiche crisi energetiche che coinvolgono un numero sempre maggiore di stati: le rotte delle navi petroliere e gli oleodotti formano sugli oceani e nei continenti una grande ragnatela, un sistema arterioso che alimenta le economie contemporanee e da cui dipende la nostra vita quotidiana di lavoratori e consumatori.
La continua espansione dell’industria turistica, la rivoluzione in atto nel trasporto aereo, rendono sempre più agevole viaggiare, avvicinarsi per esperienza diretta a località un tempo estranee e remote. L’ evoluzione dei trasporti marini, con navi sempre più capienti e containers, ha reso possibile ed economicamente vantaggioso lo spostamento di enormi quantità di materie prime e di prodotti agricoli su distanze di migliaia di chilometri. La formazione di un mercato mondiale, le fluttuazioni dei prezzi e delle valute, le diverse congiunture comportano l’insicurezza, la necessità di continui adattamenti, l’esigenza di informazioni continue ed aggiornate.

Un mondo di "economie aperte"

Vi sono poi altri mercati: quelli del denaro, dei capitali. Un collegamento elettronico unisce tutte le principali borse del pianeta con una rete mobilissima di flussi, condizionando la nostra vita quitidiana con bruschi mutamenti che si verificano talvolta nell’arco di poche ore.
La sempre più stretta interdipendenza fra le diverse monete ci ricorda che viviamo in un mondo di economie "aperte", aperte con il mondo intero, infatti oggi sarebbe difficilissimo per un sistema economico riuscire a sopravvivere chiuso in sè stesso, in modo autosufficiente. (es. Cuba) Tuttavia l’integrazione avviene sotto il segno della disuguaglianza dei rapporti di forza fra comunità statali assai diverse per potenza e ricchezza.
Non possiamo più considerare uno stato come un sistema chiuso, a sè stante; ma dobbiamo osservarlo congiuntamente alle sue relazioni con gli altri stati, nei suoi rapporti economici, sociali e politici. In questo modo si formano sul pianeta delle aree più o meno omogenee composte da diversi insiemi di stati chiamati "insiemi geopolitici".

Cittadini del mondo per necessità

I mezzi di comunicazione di massa, come i giornali, la televisione e più recentemente internet, che ogni giorno ci aggrediscono con centinaia di informazioni e di immagini ci ricordano in continuazione la nostra condizione di cittadini del mondo, immersi in una fitta trama di relazioni planetarie.
Per l’europeo colto e "illuminato" del XVIII secolo essere cosmopolita era una libera scelta e, nella realtà poco più di un gioco intellettuale. Oggi la condizione di cosmopolita ci è prescritta con il ruvido linguaggio della necessità, dato che il mondo in mille modi ci condiziona, invade il nostro spazio di vita quotidiana con i suoi messaggi, le presenze di quegli immigrati di paesi lontani, i suoi comandi.
Vi è però un’altra dimensione, più libera e giocosa, dei nostri rapporti con l’esterno e il lontano: il mondo - nella infinita varietà degli ambienti della Terra, nella emozionante pluralità delle culture umane - si offre a noi come fonte inesauribile di stimoli culturali e di opportunità di conoscenza e di azione.