martedì 26 ottobre 2004


9 mesi a. NY (febbraio 2001) io e Chiara prendiamo al volo una promozione Alitalia per New York City. Insieme al volo ci prendiamo 10 giorni della nostra vita per mangiarci la mela americana. Chissà che il buon Dio non intendeva che fosse questa la mela da non mangiare!

Tramite internet affittiamo una stanza, che presto si rivelerà un buco, che per un pugno di dollari ci permetterà di avere un posto caldo dove dormire a Manatthan. Si intende il pugno come quella sorta di sventola ricevuta ogni volta che si deve pagare qualcosa che si ritiene sia sproporzionato rispetto al servizio ricevuto.
Il pugno ci è inferto da un tale di nome Lou e di cognome Barretto. Il cognome è inequivocabile. Presto veniamo a sapere che la mamma e il papà di Lou il Barretto erano cittadini italiani. Lou sogna di poter un giorno andare a visitare la Cecilia (non so perchè in americano la Sicilia venga spesso confusa con un nome di donna).
Ci dice qualcosa che con il tempo si rivelerà profetico. Che sin dal primo momento mi imbarazza. Lou dice, con quell’accento italo-americano che contraddistingue tutti i ciciliani: “New York è fantastica, visiti New York e non hai bisogno di visitare il mondo”. Non dice visiti New York e ti sembra di visitare il mondo, oppure se visiti New York è come se visitassi il mondo, ma è esattamente come visitarlo.
Mi imbarazza perché sento nelle parole e mentre le pronuncia, che c’è qualcosa che non va, che non mi convince, ma non riesco a capire cosa, e quindi non riesco a rispondergli. Forse è meglio così, con il mio inglese alla Tarzan probabilmente riuscirei a dimostrare che New York è in grado di accogliere anche gli animali (io).
L’ultimo giorno decidiamo di andare a visitare Harlem. Decidiamo di farlo nel modo che forse risulta essere più logico, ma proprio per questo migliore: partecipiamo ad una S.Messa Battista. Ci viene sconsigliato da tutti di andare ad Harlem. Decidiamo di andarci, non per sfida nè tanto meno per coraggio, forse per incoscienza e curiosità. La messa è fantastica: canti, abbracci, musica e balli e una cozzaglia di vestiti e colori; tranne che per i colori della pelle: tutti neri tranne i nostri.
L’imbarazzo provato il primo giorno quando abbiamo conosciuto Lou il Barretto si ripresenta tale e quale l’ultimo giorno quando salutiamo New York da Harlem.
Anno 0 NY (11 settembre 2001) dal mio orizzonte sognato, immaginato, contemplato spariscono per sempre le torri gemelle. NY non è più la stessa. Se da un profilo di una donna togli il naso allora anche il nome della donna cambia: mariella diventa marie_a.
Potrei scrivere quanto sto scrivendo senza riportare le date, senza storpiarle come sto facendo. Ma ho sempre pensato che i numeri, e ancor di più le date, abbiano qualcosa di magico, di importante, anche e soprattutto quando sono imperscrutabili, quindi, non riuscendo ad interpretarle, le annoto come mi vengono nella speranza che qualcuno sappia aiutarmi a capire.
E’ passato più di un anno da quando siamo stati a NY e da quando NY è stata sfregiata. Cerco di rielaborare quell’imbarazzo provato.
Da un lato Lou il Barretto che, emigrato, ha fatto dell’america la propria casa e, dovendo diventare americano, più degli americani interpreta il peggio del pensiero americano: il mondo siamo noi. Dall’altra Harlem: esclusa, emarginata, rifiutata, una città nella città. Una città che in parte è anche orgogliosa di essere eclusa. NY vive di quel male per cui essere composti da: Harlem, Cina town, little italy, il bronx, ecc … significa già aver dimostrato che, per dirla alla Lou il Barretto, si è il mondo, e non considerare proprio questo l’enunciato del teorema da dimostrare.
Tornati a casa mi rimane la voglia di capire il perché sia così difficile far vivere insieme culture diverse.  Mi hanno insegnato che dove non arriva l’intelligenza arriva la cultura. Per il problema specifico c’è un corso di perfezionamento in antropologia culturale a Padova. Compariamo sistemi di “integrazione” fra loro differenti: francese, tedesco, inglese, americano. Una babele nella babele. Nessun sistema in grado di fornire un riferimento valido. Ma cosa significa integrare? Perché integrare? Come integrare?
Al diavolo la cultura e l’intelligenza. Mi hanno insegnato che dove non arrivano l’intelligenza e la cultura c’è il cuore.
“Un uomo scendeva da Gerusalemme verso Gerico, quando incontrò i briganti. Gli portarono via tutto, lo presero a bastonate e poi se ne andarono lasciandolo mezzo morto. Per caso passò per quella strada un sacerdote; vide l’uomo ferito, passò dall’altra parte della strada e proseguì. Anche un levita del tempio passò per quella strada; anche lui lo vide, lo scansò e proseguì. Invece un uomo dalla Samaria, che era in viaggio, gli passò accanto, lo vide e ne ebbe compassione. Gli andò vicino, versò olio e vino sulle ferite e gliele fasciò. Poi lo caricò sul suo asino e lo portò in una locanda e fece tutto il possibile per aiutarlo. Il giorno dopo tirò fuori due monete d’argento, le diede al padrone dell’albergo e gli disse:”Abbi cura di lui e anche se spenderai di più pagherò io quando ritorno”.
Un sacerdote … proseguì
Un levita … proseguì.
Un Samaritano ebbe compassione.
Fece tutto il possibile per aiutarlo.
Dopo tirò fuori due monete d’argento
Abbi cura di lui.
In queste frasi c’è tutto.
La fede (il sacerdote) senza l’amore non serve. La cultura e l’intelligenza (il levita) senza l’amore non servono. 
Prima ebbe compassione, durante fece tutto il possibile per aiutarlo, dopo tirò fuori due monete d’argento, e per finire poté dire all’albergatore di avere cura del ferito (il valore della testimonianza).
Come noi, no?! Forse prima tiriamo fuori due monete, durante ci lamentiamo che gli altri (spesso lo Stato) non offrono assistenza ai bisognosi e, raramente, proviamo compassione.
Conosco Giambattista, Chiara, Manuela che hanno saputo farsi commuovere da persone: Marco, Sanije, Marjetta. Non da categorie: il drogato, il profugo, l’extra-comunitario.
Forse fare le cose CON e non PER significa proprio questo: abbandonare il luogo delle proprie certezze (Gerusalemme) per andare verso il luogo della confusione (Gerico). Allora un altro modo di incontrare le persone è possibile, anzi è necessario, le categorie mentali spariscono, chi ha bisogno d’aiuto diventa un amico e NY un pezzettino (importante) di mondo.