mercoledì 17 aprile 2013

Partiti da Istambul siamo in mezzo al niente in direzione dell'altopiano anatolico. Stubburn love dei Lumineers ci continua ad accompagnare, ma il gps del cellulare ci pianta. Ci fermiamo per pranzo lungo quella che dovrebbe essere l'autostrada in un posto che faccio fatica a chiamare autogrill. Riusciamo a mangiare vegetariano, nonostante quello che si possa pensare è abbastanza facile.

 Il gestore quando ci vede manda a chiamare quello delle lingue, un ragazzo che ha lavorato negli hotel ad Antalya. Gli chiediamo la strada per Pamukkale. A colpi di suoni gutturali e gesti proviamo a capirci. "Uha" con mano aperta a destra vuol dire destra, "uhm" con mano aperta a sinistra vuol dire sinistra. "Umma Umma" vuol dire diritto. "Uvvavallalla" girare intorno. Dopo 10 minuti di versi il turco ottomano si assenta e arriva con la mappa disegnata. La seguiremo e ci condurrà senza problemi a destinazione.

Da Pamukkale a Konya ci sono strade diritte che tagliano montagne innevate, spesso attraversate da persone sui carri trainati da somari. Ci fermiamo a mangiare ad Egirdir su di un promontorio che penetra un lago azzurrissimo. Dopo mangiato, paghiamo e quando facciamo x uscire il gestore s'infila prepotentemente tra noi  e la porta. Il baffuto turco ottomanno ha in mano un flacone di plastica che ci punta, sembra alcol, temo che ci voglia incendiare. Guardo Chiara smarrito x cercare dicapire quale errore abbiamo fatto. Impaurito non mi resta che cercare di mettere in pratica una sofisticatissima tecnica nonviolenta, alzo le mani in segno di resa e con le lacrime agli occhi dico "tengo famiglia". Con un ghigno divertito il gestore ci spruzza un litro di acqua di colonia addosso. Capiamo che e' usanza, quindi imbarazzato ringrazio. Saremo inebrianti per tutto resto del viaggio in macchina.

Non si può venire in Turchia senza provare il nargile. È un rito, troviamo un posto frequentato da locali. Ovunque si vada è impossibile non diventare "amico" di qualche turco. Ayet é un crudo che mi introduce alla complessa e sofferta questione cruda. Mi ricorda le "gloriose" gesta dell' allora primo ministro italiano d'Alema che x 30 denari vendette il leader del pkk. Comunque, aggiunge, a riscattare la nostra l'immagine ci ha pensato qualche anno fa Berlusconi prendendosi cura della nipote di Mubarak ;-(. Alla fine della serata ci scambiamo i nomi. Inizio a scrivere sul cellulare le prime lettere ay... maledetto T9 esce ayatollah .. Ayet sgrana gli occhi e da sotto i baffoni accenna un ghigno. Prontamente spengo il cellulare dicendo di aver finito la batteria, almeno questa volta l'incidente diplomatico è evitato.