A salvare quelli della mia generazione è stata la noia.
Quelli come me che si lamentano con i propri figli raccontando le fantomatiche meraviglie di una vita spesa su un muretto con gli amici, oppure al campetto dell'oratorio, se la raccontano. Non ci sono cerbottane, pistole con gli elastici, o Saltafoss che tengano il confronto con iPad, Nerf o altre amenità del mondo moderno.
Sottolineare queste differenze non fa altro che aumentare la distanza tra due mondi, quello di quando noi eravamo giovani e quello dei nostri figli, mondi che funzionano a velocità diverse, inconciliabili. Sottolineare queste differenze ci fa apparire agli occhi dei nostri figli nel migliore dei casi patetici, spesso più semplicemente pallosi.
Piuttosto sono quei vuoti pomeriggi d'ozio spesi senza sapere cosa fare che stanno segnando una abissale differenza tra noi da giovani e loro adesso.
Guardare il soffitto dopo aver letto un libro preso in prestito dalla modesta biblioteca del paese, ascoltare per 25 volte il lato A del 33 giri del momento, tirare la palla contro un muro nella vana speranza che potesse, il muro, rispondere imprevedibilmente, hanno segnato la nostra gioventù e ci hanno insegnato cose che i nostri figli non impareranno mai.
Guardare il soffitto dopo aver letto un libro preso in prestito dalla modesta biblioteca del paese, ascoltare per 25 volte il lato A del 33 giri del momento, tirare la palla contro un muro nella vana speranza che potesse, il muro, rispondere imprevedibilmente, hanno segnato la nostra gioventù e ci hanno insegnato cose che i nostri figli non impareranno mai.
Ci hanno insegnato che un minuto può durare un'eternità oppure niente, ci hanno costretti a fare i conti con i nostri vizi, a sfruttare la nostra immaginazione per evadere dalla realtà che ci stava stretta, sviluppare la creatività perché obbligati dall'orologio ad inventarci un modo per tirare sera.
Uno dei temi, pensierini, da sviluppare più dibattuti nei temuti compiti per casa per quelli della mia età è stato "Cosa vedi dalla finestra della tua stanza?". Soprattutto quando pioveva, il Bruno, il mio amico vicino di casa, non lo potevo incontrare, così stavo alla finestra a guardare, fantasticare. Mi ricordo di un compito andato malissimo in cui polemicamente alla solita domanda della finestra avevo risposto in due righe "Niente. C'erano le tapparelle abbassate". L'allora mio professore d'Italiano non aveva apprezzato la facile ironia e mi aveva inflitto quella che allora vissi come una severa punizione, ed oggi una lezione, mi obbligo' ad alzare le tapparelle e svolgere il tema.
Uno dei temi, pensierini, da sviluppare più dibattuti nei temuti compiti per casa per quelli della mia età è stato "Cosa vedi dalla finestra della tua stanza?". Soprattutto quando pioveva, il Bruno, il mio amico vicino di casa, non lo potevo incontrare, così stavo alla finestra a guardare, fantasticare. Mi ricordo di un compito andato malissimo in cui polemicamente alla solita domanda della finestra avevo risposto in due righe "Niente. C'erano le tapparelle abbassate". L'allora mio professore d'Italiano non aveva apprezzato la facile ironia e mi aveva inflitto quella che allora vissi come una severa punizione, ed oggi una lezione, mi obbligo' ad alzare le tapparelle e svolgere il tema.
Guardo i miei figli e loro non si annoiano mai, non stanno conoscendo la noia, quella vera. Se hanno un minuto senza far niente c'è sempre a portata di mano un computer con un gioco per passare il tempo. È esattamente questo che l'iPad sta togliendo ai nostri figli, la possibilità di conoscere la noia.
Saper far scorrere il tempo è un'arte.
Non si riesce a perdersi dentro un panorama bellissimo se non si sono fatti i conti con la noia. Chi non ha conosciuto la noia, o non è stato capace di accettarla, nel migliore dei casi di fronte ad un bel panorama non potrà contemplarlo, ma sarà capace di guardarlo solo con il cellulare in modalità augmented reality per sapere il nome di tutte le montagne che si vedono, e farsi quindi un selfie per pubblicarlo su Istagram con la sola preoccupazione di decidere quale è la prossima meta. Quante cose si perderanno solo perché non si sono annoiati!
Non si riesce a perdersi dentro un panorama bellissimo se non si sono fatti i conti con la noia. Chi non ha conosciuto la noia, o non è stato capace di accettarla, nel migliore dei casi di fronte ad un bel panorama non potrà contemplarlo, ma sarà capace di guardarlo solo con il cellulare in modalità augmented reality per sapere il nome di tutte le montagne che si vedono, e farsi quindi un selfie per pubblicarlo su Istagram con la sola preoccupazione di decidere quale è la prossima meta. Quante cose si perderanno solo perché non si sono annoiati!