La storia ha i suoi appuntamenti. Una persona a questi appuntamenti partecipa oppure no. Per esserci occorre capire che qualcosa d'importante sta accadendo ed andare, essere fisicamente presente, altrimenti quando tuo figlio ti chiederà dove eri non ci saranno scuse.
Io gli appuntamenti con la storia li ho persi tutti, ma questa volta ho voluto esserci, però come spesso mi accade in queste circostanze ho combinato una cazzata.
Succede che a Varsavia, come in quasi tutte le capitali europee, il 25 di Marzo si è celebrato il 60-esimo anniversario del trattato di Roma, una pietra miliare dell'edificazione dell'Unione Europea. Ora 60 anni d'un trattato non sono certo una delle celebrazioni più importanti da festeggiare, ma questo progetto, l'Europa, è a un punto cruciale, o viene rilanciato oppure diventa argomento da libri di storia. Io sono fra quelli che crede che solo una maggiore integrazione europea possa permetterci di affrontare le sfide dei nostri tempi.
Quindi decido di portare i miei figli alla marcia che si svolgerà a Varsavia in centro. Sinceramente a loro questo appuntamento con la storia non risulta molto chiaro, forse un po' pallido. Così da buon padre capace di far prevalere gli ideali sempre e comunque, baratto la partecipazione con un hamburger, rigorosamente di carne biologica s'intende. Del resto come ci aveva insegnato un'amica che lavorava con i campesinos sulle Ande Peruviane, le rivoluzioni con la pancia piena vengono meglio.
Siamo sulla strada principale nel centro di Varsavia e incrociamo il corteo: un centinaio di persone che dietro ad un camion urlano cose incomprensibili in polacco. Deluso dal numero, ma determinato, m'infilo tra i dimostranti trascinandomi i miei figli che mi guardano imbarazzati.
Pur non capendo cosa dico cerco di ripetere insieme alla sparuta combriccola quello che viene detto dall'altopatlante, del resto è anche un buon esercizio per imparare questa difficile lingua.
Giovanni che è l'esperto di bandiere in famiglia, mi fa notare che di bandiere europee non ce ne sono, ci sono solo bandiere polacche. Gli spiego che in Polonia l'appartenza al progetto europeo passa attraverso una completa adesione a quello nazionale.
Poco dopo Giacomo mi fa notare che ci sono cartelli con scritto "banche", e mi chiede come queste sono collegate con l'Europa. Gli racconto che il sogno europeo deve saper andare al di là della finanza e dell'economia, e che le persone che stanno camminando con noi vogliono un mondo dove i diritti e doveri degli uomini prevalgano su quelli delle istituzioni finanziarie.
Le persone intorno a noi sembrano un po' scettiche sulla nostra presenza. Un tizio mi chiede qualcosa in polacco, lo guardò sorridendo dicendogli che sono italiano. Si rivolge ad un suo amico e s'allontanano. Un atteggiamento che mi risulta strano, fino ad ora i polacchi sono sempre stati molto affettuosi nei miei confronti, soprattutto quando scoprono che sono italiano.
Viola mi fa notare che su un manifesto è disegnato un muro intorno ai confini della Polonia, con delle parole in mezzo. Le spiego che una delle grandi sfide dei nostri tempi, e l'Europa può essere uno strumento, è quella d'abbattere i muri, spostare le frontiere oltre le nazioni. Mi animo spiegandole che non c'è progresso senza scambio di saperi, infatti sono le migrazioni che hanno migliorato il mondo, criminizzarle significa suicidarsi. Lei mi guarda stupita e mi dice che nel manifesto secondo lei c'è scritto di costruire un muro, non abbatterlo.
Al terzo segnale contraddittorio uno dovrebbe iniziare quanto meno ad avere dei dubbi. Io no, vado avanti a ripetere con la combriccola le cose che vengono dette dall'altoparlante.
Fatta la curva prima di imboccare Nowy Świat, la strada del centro con i ristoranti, in lontananza, si vede un nutritissimo e lunghissimo corteo di manifestanti con tante bandiere blu e le stelle in cerchio.
Sgrano gli occhi, guardo i bambini, loro guardano me. Mi giro e per conferma chiedo ad una donnona polacca "pro or anti Europe?" , questa mi guarda stupita e dice con naturalezza "anti". Giacomo mi riguarda e mi dice "ma papà ... ma dove ci hai portato! :-(", lo guardò gli metto la mano davanti alla bocca e con gran sorrisi mi sfilo dal corteo. Intanto i tamburi e gli slogan aumentano di volume.
La combriccola anti-Europa scema e noi c'infiliamo in quella pro-Europa per qualche km.
È tempo di saldare il debito.
Sono seduto nell'hamburgeria, e mentre aspettiamo ordino una birra, ne arriva una russa. A me sembra la ciliegina sulla torta. Mi organizzo per andare ad una manifestazione pro-Europa, finisco nella contro manifestazione senza accorgermi, e celebro con un tipico pranzo americano bevendo birra russa. La morale è chiara, non è detto che perdere gli appuntamenti con la storia sia sempre sbagliato.