Ci sono 3 domande che tutti quelli che abbiamo incontrato in Iran ci hanno fatto. Queste domande sono fatte in sequenza e seguono un preciso ordine e scopo, che diventa chiaro solo alla terza domanda.
Dopo "hello" la prima domanda è "how are you?", di circostanza, usata per introdursi. La seconda domanda invece inizia ad andare al punto "do you like Iran?". In base alla risposta si ha diritto, oppure no, alla terza domanda.
Ho notato che tutte le volte che ho risposto che l'Iran è bellissimo e le persone meravigliose, al mio interlocutore veniva spontaneo un sorriso, e con esso la terza e più importante delle domande. "What was your feeling about Iran before coming? Did it change?".
Questa è la quint'essenza del viaggio, capire con i propri occhi come stanno le cose, uscire dagli schemi della propaganda che vuole un mondo basato sulle etichette.
L'Iran è stata l'ennesima dimostrazione che quello che ci viene detto non corrisponde a verità. I timori che si potrebbero avere vengono dissipati quando si atterra in questo magnifico paese. È stato il viaggio di gran lunga più sicuro e facile che abbiamo fatto. Da Yadz vogliamo visitare in giornata Kharanaq, Chak Chack, Meybod. Kharanaq è un villaggio ormai disabitato di paglia e fango, Chak Chak è un luogo sacro per gli zaroastriani, e Meybod è un castello. Ancora una volta l'approccio di contrattare con un taxista il giro di un giorno si rivelerà vincente. Quello che le agenzie offrono a 90 euro, Abbas, il nostro accompagnatore, ci garantisce per 30 euro. Abbas non solo ci scorrazzerà con la sua sgangherata Peugeot ma ci farà da guida, ci offrirà il te, della frutta e alcuni dolci. Ma soprattutto ci aiuterà a leggere tra le pieghe della storia e capire come una società diversa dalla nostra non sia necessariamente triste ed oppressa.