Il viaggio da Esfahan a Yadz dura 5 ore su un bus che attraversa uno sterminato altopiano fatto di polvere e sassi, mentre sullo sfondo si stagliano altissime montagne innevate.
Sto scrivendo i miei appunti su una traballante corriera quando un vecchietto si avvicina e mi fa capire in qualche modo, lui parla farsi, che occorre di tanto in tanto staccare l'occhio dallo schermo e guardare fuori. Poco dopo un altro vecchietto mi suggerisce che è ora di tagliare i capelli. Insomma il bus é pieno di un'umanita in movimento ricca di consigli.
Arriviamo a Yadz senza aver prenotato nessun posto per dormire. Scesi dalla corriera un ragazzo ci propone di condividere il viaggio verso un albergo che a suo dire ha posti per la notte. È evidentemente un modo creativo per procacciare clienti. L'accordo è che se troveremo posto, noi gli offriremo la corsa, altrimenti la pagherà lui. L'albergo si rivela pieno, lui paga la corsa e noi ci mettiamo gli zaini in spalla alla ricerca di un posto per dormire. Proviamo nel primo albergo lungo la strada e non c'è posto, ce l'avevano detto che a Yadz sarebbe stato difficile trovare da dormire. Mossa probabilmente da compassione la tipa alla reception ci porta in una historical house in fase di ultimazione, così dormiamo tra il profumo di calcina e i lavori in corso ad un prezzo ragionevole, che immagino diventerà costoso appena finiti i lavori.
Yadz è incredibilmente pulita, elegante, e un po' turistica, comunque una città piacevole dove riposarsi qualche giorno. Capisco perché Marco Polo soggiornò qui.
Dopo aver speso la giornata a gironzolare per la cittadina, decidiamo di andare a vedere il tramonto sulle dune. La agenzie offrono tour per 50 euro, contratto la cosa con un taxista per 15. Arriviamo che si sta alzando il vento, una tempesta di sabbia avvolgerà il nostro tramonto nel deserto.