lunedì 20 gennaio 2020

Era da tempo che non sentivo il comandante Malga. Lo immaginavo nella fredda Varsavia a salvare le persone con il suo falco pescatore, invece mi arriva una foto della sua barca a vela, Raggio di Sole, e come sfondo un cielo rosso fuoco, un tramonto Mediterraneo. Capisco che c'è qualcosa che non va, meglio è tutto perfetto, ma se il comandante è in barca ha sicuramente bisogno di rimarginare qualche ferita.
Lo chiamo ed è allegro, sta godendosi il suo mare. Mi dice che vuole venire a trovarmi Lisbona. Conclude la telefonata aggiornandomi che il disperato tentativo di guarire il suo mal di stomaco, "è naufragato".
Passeranno diversi mesi prima che in una piovosa sera d'inverno portoghese sento suonare il campanello di casa, apro e c'è lui, il comandante Malga, alla porta. La casa nella quale vivo non ha il riscaldamento ma un camino, che per ragioni non solo pratiche rimane acceso tutto il giorno, compresa la sera quando finalmente mi accascio sul divano e in sua compagnia leggo. Il comandante Malga ha prenotato un albergo vicino ma voleva salutarmi prima d'andare in camera. Ci mettiamo comodi.
Il locale che ho sempre considerato come il più accogliente della casa è la cucina. È il luogo dove intimamente puoi dare il benvenuto ad un ospite, apri la dispensa, stappi un buon vino, e rompi l'imbarazzo iniziale. Lui ha portato una sorpresa, le squisite marmellate di sua mamma, il set completo: quella al peperoncino, alle cipolle di Tropea, e alle melanzane. Stanno proprio bene con i formaggi portoghesi e una buona bottiglia di vinho tinto.
Il comandante Malga è di passaggio a Lisbona. Ha trovato un imbarco su una nave a vela per fare la attraversata dell'atlantico, ci stava pensando da tempo, ma capisco che c'è dell'altro. Vuole fermarsi negli Stati Uniti per un pò, ha una cosa da risolvere, una cosa di cuore.
La prima marmellata che apriamo è quella alle melanzane, squisita. Dopo il primo boccone dice "ho dato le dimissioni", quindi è tempo di passare a quella al peperoncino.
Le organizzazioni tritano tutto, anche i buoni propositi. Dividono i problemi che devono affrontare in pezzi, i problemi li chiamano "scopi" e i pezzi li affidano alle "unità". Ad ogni unità danno una finta autonomia e fanno in modo che ci sia una sorta di competizione all'interno dell'organizzazione stessa. Questo processo rende spesso le organizzazioni autoreferenziali. Le unità si fanno le scarpe a vicenda e si perde di vista il senso del proprio esistere, lo scopo dell'organizzazione. Le persone da salvare in mare diventano solo un numero che serve a giustificare nuovo personale e maggior budget, altrimenti "chi te lo fa fare!".
Nel frattempo siamo passati a spalmare la marmellata di cipolle su fette di formaggio di capra.
Calogero e il comandante Malga sono finiti nella morsa delle organizzazioni e il lavoro più importante del mondo, quello di salvare vite, si è trasformato in un foglio di excel. Loro, hanno cercato di tenere fede allo scopo iniziale, sono stati guardati con sospetto, considerati idealisti, avventurieri, messi al bando dall'organizzazione stessa, la quale ha aspettato la prima mossa falsa, o manipolabile, per metterli da parte e sostituirli con qualcuno più in linea con excel, più facile da controllare.
"In questi mesi ho pensato spesso a quello che ci disse Bartolo durante la cena a casa di Calogero a Lampedusa". Il comandante si riferisce al senso, meglio non senso, dell'impalcatura che abbiamo messo in piedi, la polizia di frontiera, le ONG, Frontex, i trafficanti, e i politicanti.
Il comandante conclude dicendo che si era appuntato questa frase di Bartolo la sera della cena: “un uomo solo non mi ha mai fatto paura, invece l’uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura”.
È tardi, notte fonda, fuori diluvia. Mi chiede una coperta, dormirà sul divano vicino al camino, non ha voglia di andare in albergo. Il giorno dopo mi sveglio con comodo, scendo per fare colazione e trovo la coperta ben piegata, un biglietto e sopra un libro. Il suo preferito.