martedì 21 gennaio 2020

"Nessuno lascia casa a meno che
la casa non sia la bocca di uno squalo
scappi al confine solo
quando vedi tutta la città scappare
i tuoi vicini corrono più veloci di te
fiato e sangue in gola
il ragazzo con cui sei andata a scuola
che ti baciava vertiginosamente dietro la fabbrica di lattine
tiene in mano una pistola più grande del suo corpo
lasci casa solo
quando la casa non ti lascia rimanere.
nessuno lascia casa a meno che la casa non ti dia la caccia
fuoco sotto i piedi
sangue caldo nella pancia
è qualcosa che non avresti mai pensato di fare
finché la lama non ti ha bruciato il collo
di minacce
e anche allora nascondi l’inno nazionale
sotto il respiro
soltanto strappare il passaporto nei bagni di un aeroporto
singhiozzando ad ogni boccone di carta
ti ha fatto capire che non saresti più tornata.
Devi capire
che nessuno mette i figli su una barca
a meno che l’acqua non sia più sicura della terra
nessuno si brucia i palmi
sotto i treni
sotto le carrozze
nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion
nutrendosi di carta di giornale a meno che le miglia percorse
non vogliano dire di più di un semplice viaggio.
nessuno striscia sotto le recinzioni
nessuno vuole essere picchiato
compatito
nessuno sceglie campi di rifugiati
o perquisizioni a nudo che ti lasciano
il corpo dolorante
né la prigione,
perché la prigione è più sicura
di una città di fuoco
e un secondino
nella notte
è meglio di un camion pieno
di uomini che assomigliano a tuo padre
nessuno può sopportarlo
nessuno può ingoiarlo
nessuna pelle può essere tanto resistente
andatevene a casa neri
rifugiati
sporchi immigrati
richiedenti asilo
che prosciugano il nostro paese
negri con le mani tese
che odorano strano
selvaggi
hanno distrutto il loro paese e ora vogliono
distruggere il nostro
come fate a scrollarvi di dosso
le parole
gli sguardi sporchi
forse perché il colpo è meno forte
di un arto strappato
o le parole sono più tenere
di quattordici uomini tra
le tue gambe
perché gli insulti sono più facili
da mandare giù
delle macerie
delle ossa
del corpo di tuo figlio
fatto a pezzi.
voglio tornare a casa,
ma casa mia è la bocca di uno squalo
casa mia è la canna di un fucile
e nessuno lascerebbe la casa
a meno che non sia la casa a spingerti verso la spiaggia
a meno che non sia la casa a dirti
di affrettare il passo
lasciarti dietro i vestiti
strisciare nel deserto
attraversare gli oceani
annega
salvati
fai la fame
chiedi
dimentica l’orgoglio
è più importante che tu sopravviva
nessuno se ne va via da casa finché la casa è una voce sudata
che dice
vattene
scappa lontano da me ora
non so cosa sono diventata
so solo che qualsiasi altro posto
è più sicuro di qua"


CASA di Warsan Shire
Warsan Shire è una poetessa britannica, originaria della Somalia. Molte poesie di Shire raccontano l’esperienza dei migranti. I suoi genitori sono fuggiti dalla Somalia, lei è nata in Kenya e cresciuta nel Regno Unito.