Conoscere ed interpretare la varietà e la
diversità della superficie terrestre e di tutte le forme di vita che la
popolano è fondamentale al fine di vivere in armonia con esse. Per esprimere
questa ricchezza e varietà si fa generalmente ricorso a tre elementi chiave:
spazio, territorio e paesaggio.
Lo spazio è un concetto generale ed astratto che si riferisce a superfici, volumi e distanze; con territorio invece, si intende generalmente l’organizzazione politico-amministrativa di uno spazio, spesso è riferito ad entità territoriali, comuni, province, regioni, stati, distretti, ecc. Il paesaggio racchiude in sé un concetto più complesso, esso è l’insieme delle forme percepibili - clima, vegetazione, strutture agrarie, insediamenti,.... che imprimono ad un dato territorio una individualità , una sua "personalità". L’elemento umano è una variabile determinante nel paesaggio: ogni gruppo umano modifica il proprio ambiente naturale in base alla sua cultura e alle tecnologie di cui dispone. Il risultato è quindi un mosaico di paesaggi differenti che scaturiscono da cause geomorfologiche, climatiche e dalla storia delle società umane.
La continua trasformazione dei paesaggi e dei
rapporti fra le società obbliga gli uomini ad un costante aggiornamento, e a
ridefinire periodicamente diverse e mutevoli interpretazioni dei rapporti fra
le società umane e i loro territori.
Paesaggi umanizzati
Mentre le civiltà contadine riuscivano a
modificare il loro ambiente naturale in maniera locale, regionale, col
diffondersi della civiltà industriale l’impatto delle opere umane sull’ambiente
si estende a scala planetaria.
La crescita della popolazione mondiale ha esteso
sempre più la trama dei paesaggi umanizzati e ha reso necessari continui
aumenti di produzione sia agricola che industriale; una scelta produttiva di
avanguardia può ormai essere localizzata indifferentemente quasi in ogni luogo
del pianeta, per questo l’uomo di oggi è portato a considerare la civiltà
industriale libera da vincoli naturali. Tuttavia anch’essa deve venire a patti
con l’ambiente, che è l’ambiente dell’intero pianeta, con i suoi limiti, la sua
finitezza.
Si fa strada allora una diffusa coscienza
ecologica anche in ambiti istituzionali e si riflette sulla necessità di
progettare uno sviluppo compatibile con gli equilibri naturali.
La Terra come mosaico di paesaggi, economie, culture. Storia della natura e storia umana
Quando un territorio viene abitato da una
polazione, alla stroria della natura si intreccia quella umana. Le due storie
hanno tempi e ritmi differenti: quella umana segue un ritmo molto più veloce,
le scoperte scientifiche e tecnologiche del nostro secolo hanno ampliato
ulteriormente il divario. Si pensi alla rapidità della crescita della
popolazione africana e alla rispettiva riduzione delle risorse naturali
disponibili su quel teritorio.
Le azioni dei gruppi umani sull’ambiente non hanno
comunque tutte la stessa intensità: possono essere deboli o vigorose,
circoscritte a spazi limitati o estendersi fino a coinvolgere l’intero pianeta.
L’ambiente geografico-fisico offre delle opportunità e pone dei vincoli che
dipendono non tanto dalle risorse naturali del territorio quanto pittosto dalla
cultura e dalle tecnologie di cui la comunità dispone.
Ancora oggi esistono piccole comunità che
utilizzano risorse fisiche senza alterare il territorio: la pesca, la
pastorizia, forme elementari di agricoltura; in alcuni casi una siccità
prolungata può provocare la morte di molte persone. Le relazioni esterne a cui
ricorrono queste società per lo scambio di beni e servizi raggiungono al
massimo un raggio di poche decine di chilometri. Il tenore di vita è modesto e
il loro tipo di economia viene definito " di sussistenza", infatti si
produce solo il necessario per la sopravvivenza, senza accumulare eccedenze per
il commercio.
All’estremo opposto, altre comunità hanno una base
economica estrememente complessa, organizzata da attività industriali e
commerciali con ramificazioni in tutto il mondo. Un alto tenore di vita impone
consumi di grandi quantità di energia e di prodotti che provocano radicali
alterazioni del sistema ambientale. La produttività di queste popolazioni si
misura con la capacità di penetrazione della loro economia nei mercati
mondiali.
Le diverse scale dell’azione dell’uomo sull’ambiente
Il mondo in cui viviamo è un sistema unitario
anche se molto differenziato. Clima, vegetazione e popolamento umano formano
infatti migliaia di diverse combinazioni. Negli ultimi due secoli, con una
ulteriore accelerazione nei decenni successivi al 1950, il gioco di azioni e
reazioni tra tecnica e natura si è fatto sempre più serrato, in un contesto in
cui crescono sia la complessità che le tensioni e i rischi.
L’azione dell’uomo sull’ambiente si manifesta a
diverse scale territoriali e sociali:
- individuo, famiglia, comunità locale, regione,
è l’ambito in cui ciascuno di noi agisce prevalentemente in modo individuale;
-stato, associazione di stati, il soggetto in questo caso è un governo oppure un’entità sovranazionale di
rappresentanza degli stati appartenenti all’associazione;
- grande spazio continentale, spazio mondiale, a
questa scala sono ancora i governi degli stati i protagonisti, assieme alle
associazioni di stati, ma, a differenza del livello precedente, pochi governi
possono determinare le sorti di molti, ad esempio il G8, formato da solo 8
governi è in grado di orientare la politica economica
In realtà questi differenti spazi sono in
relazione fra loro: la regione è contenuta in uno stato che a sua volta fa
parte di un insieme di stati (Ue), il quale è parte del "sistema
mondo". La loro gerarchia è come il gioco delle bambole cinesi, solo che
tra i diversi livelli della scala esistono dei legami di subordinazione dello
spazio più piccolo verso quello più grande.Tra questi livelli, quello che più
consapevolmente ed efficacemente interviene nella gestione del territorio è lo
stato in quanto agisce nell’ambito di un territorio sufficentemente ampio e con
un grado di autonomia tale da compiere modificazioni significative. Ad un livello
inferiore l’azione risulta in molti casi vincolata dall’autorità superiore;
mentre nel grande spazio continentale o in quello mondiale l’accordo di molti
stati viene raggiunto con molte difficoltà.
Territorio e potere: gli spazi della politica. Potere politico e assetto territoriale
All’interno di ogni società esistono diversi
gruppi con interessi differenti. Spesso sono in contrasto o addirittura in
lotta fra loro per affermarsi. La vita sociale è organizata da da pubbliche
istituzioni che regolano la vita politica, economica, giuridica nell’ambito del
territorio di loro competenza. Le decisioni che vengono prese in questi ambiti
apportano dei cambiamenti sul territorio di grande portata in un paese e sono
in stretta relazione con il suo potere politico.
L’esercizio del potere è sempre stato uno dei
condizionamenti fondamentali all’uso e all’organizzazione dello spazio. Sono
infatti entità politiche che decidono la destinazione e l’assetto del
territorio. L’influenza del potere politico su un territorio si manifesta
secondo aspetti diversi ma concatenati. Una modalità consiste nell’azione
svolta direttamente da organi pubblici per costruire, modificare o distruggere
talune strutture presenti nel territorio: la realizzazione di opere idrauliche,
la costruzione di edifici e strade ha sempre rappresentato in ogni società
organizzata un fattore importante di riassetto del territorio.
Anche nell’organizzazione economica di uno stato,
il suo assetto politico è di fondamentale importanza. Le scelte di politica economica
di un governo orientano i milioni di decisori di uno stato come le imprese, ma
anche le famiglie, singoli lavoratori e consumatori. Le decisioni di un governo
sono di tale importanza da trasformare il territorio di uno stato in uno spazio
economico dotato di una sua peculiarità.
I confini entro i quali viene esercitata
l’autorità di un governo stabiliscono una separazione di fatto tra i diversi
territori, ne differenziano il "clima" politico-giuridico in cui si
sviluppa la vita sociale e quindi anche le modalità di uso dello spazio e gli
insediamneti in cui essa si esprime. I confini politici possono incidere anche
moltissimo sulla vita quotidiana della popolazione: si pensi ad esempio alla
brusca differenziazione dei paesaggi tra la Germania Est e la Germania Ovest
fino al 1990, dove la popolazione era sottoposta a rigidi controlli per passare
da una parte all’altra della città di Berlino.
La conoscenza geografica del territorio fu per
lungo tempo legata essenzialmente all’esercizio del potere politico. Conoscere
gli ambienti e le popolazioni del territorio dominato era per i governanti una
condizione essenziale per l’esercizio della sovranità, per controllare lo
sviluppo economico e quindi anche il prelievo fiscale.
Nell’organizzazione politica dello spazio, la
capitale ha un ruolo primario. Essa è la sede di tutte le istituzioni e le
attività più importanti, è il punto di convergenza delle reti di trasporto e
comunicazione, detta le mode di costume, culturali e politiche. Al centro
affluiscono le informazioni, con esso si collegano tutte le periferie, spesso
non connesse fra loro. Il potere agisce quindi su ogni dimensione della vita
sociale. Partecipa in modo determinante all’azione delle singole comunità umane
nell’adattare alle proprie mutevoli esigenze i quadri ambientali in cui vivono.
Il mosaico degli spazi politici si sovrappone così alla varietà delle regioni
geografico-fisiche, climatiche e biologiche.
La descrizione e l’interpretazione dei territori è
quindi spesso vincolata dalla loro partizione secondo i confini statali: a tali
confini si riconduce infatti l’immagine abituale che i geografi propongono ai
loro lettori.
La seconda metà del XX secolo, è caratterizzata da
due processi paralleli e in parte contraddittori: la moltiplicazione del numenro
degli stati e l’infittirsi delle reti planetarie di trasporti e
telecomunicazioni. Il numero degli stati sovrani è aumentato da 70 nel 1950 a
160 nel 1980 e a quasi 200 nel 1995 (197). I sentimenti nazionali e le tensioni
che provocano sono più forti che mai. Nello stesso tempo gli spazi politici,
sempre più frammentati, sono attraversati, legalmente o clandestinamente, da
enormi flussi di uomini, merci, denaro, messaggi culturali.
Al localismo si contrappone, non come
esercizio retorico, ma come esperienza di vita quotidiana, il cosmopolitismo.
L’uomo contemporaneo cittadino del mondo
La Terra è uno spazio finito
Il XX secolo, soprattutto nella sua seconda metà,
conosce mutamenti frenetici e rapidi cambiamenti di scenario: una storia
convulsa in cui ogni abitante della Terra è coinvolto, consapevolmete o
inconsapevolmente, attraverso ondate di avvenimenti che in tempi sempre più
rapidi si diffondono in ogni parte del globo. Sta entrando nella consapevolezza
comune una nuova percezione di questo pianeta come uno spazio finito, sempre
più avvolto da flussi di relazioni planetarie, dentro il quale devono
confrontarsi e commisurarsi popolazioni, consumi, risorse.
Tutti ormai siamo, volenti o nolenti,
"cittadini del mondo". Ce lo ricordano le periodiche crisi
energetiche che coinvolgono un numero sempre maggiore di stati: le rotte delle
navi petroliere e gli oleodotti formano sugli oceani e nei continenti una
grande ragnatela, un sistema arterioso che alimenta le economie contemporanee e
da cui dipende la nostra vita quotidiana di lavoratori e consumatori.
La continua espansione dell’industria turistica,
la rivoluzione in atto nel trasporto aereo, rendono sempre più agevole
viaggiare, avvicinarsi per esperienza diretta a località un tempo estranee e
remote. L’ evoluzione dei trasporti marini, con navi sempre più capienti e
containers, ha reso possibile ed economicamente vantaggioso lo spostamento di
enormi quantità di materie prime e di prodotti agricoli su distanze di migliaia
di chilometri. La formazione di un mercato mondiale, le fluttuazioni dei
prezzi e delle valute, le diverse congiunture comportano
l’insicurezza, la necessità di continui adattamenti, l’esigenza di informazioni
continue ed aggiornate.
Un mondo di "economie aperte"
Vi sono poi altri mercati: quelli del denaro, dei
capitali. Un collegamento elettronico unisce tutte le principali borse del
pianeta con una rete mobilissima di flussi, condizionando la nostra vita
quitidiana con bruschi mutamenti che si verificano talvolta nell’arco di poche
ore.
La sempre più stretta interdipendenza fra le
diverse monete ci ricorda che viviamo in un mondo di economie
"aperte", aperte con il mondo intero, infatti oggi sarebbe
difficilissimo per un sistema economico riuscire a sopravvivere chiuso in sè stesso,
in modo autosufficiente. (es. Cuba) Tuttavia l’integrazione avviene sotto il
segno della disuguaglianza dei rapporti di forza fra comunità statali assai
diverse per potenza e ricchezza.
Non possiamo più considerare uno stato come un
sistema chiuso, a sè stante; ma dobbiamo osservarlo congiuntamente alle sue
relazioni con gli altri stati, nei suoi rapporti economici, sociali e politici.
In questo modo si formano sul pianeta delle aree più o meno omogenee composte
da diversi insiemi di stati chiamati "insiemi geopolitici".
Cittadini del mondo per necessità
I mezzi di comunicazione di massa, come i
giornali, la televisione e più recentemente internet, che ogni giorno ci
aggrediscono con centinaia di informazioni e di immagini ci ricordano in
continuazione la nostra condizione di cittadini del mondo, immersi in una fitta
trama di relazioni planetarie.
Per l’europeo colto e "illuminato" del
XVIII secolo essere cosmopolita era una libera scelta e, nella realtà poco più
di un gioco intellettuale. Oggi la condizione di cosmopolita ci è prescritta
con il ruvido linguaggio della necessità, dato che il mondo in mille modi ci
condiziona, invade il nostro spazio di vita quotidiana con i suoi messaggi, le
presenze di quegli immigrati di paesi lontani, i suoi comandi.
Vi è però un’altra dimensione, più libera e
giocosa, dei nostri rapporti con l’esterno e il lontano: il mondo - nella
infinita varietà degli ambienti della Terra, nella emozionante pluralità delle
culture umane - si offre a noi come fonte inesauribile di stimoli culturali e
di opportunità di conoscenza e di azione.