9 mesi a. NY
(febbraio 2001) io e Chiara prendiamo al volo una promozione Alitalia per New
York City. Insieme al volo ci prendiamo 10 giorni della nostra vita per
mangiarci la mela americana. Chissà che il buon Dio non intendeva che fosse
questa la mela da non mangiare!
Tramite internet affittiamo una stanza, che presto si rivelerà un buco, che per un pugno di dollari ci permetterà di avere un posto caldo dove dormire a Manatthan. Si intende il pugno come quella sorta di sventola ricevuta ogni volta che si deve pagare qualcosa che si ritiene sia sproporzionato rispetto al servizio ricevuto.
Il pugno ci è inferto da un tale di nome Lou e
di cognome Barretto. Il cognome è inequivocabile. Presto veniamo a sapere che
la mamma e il papà di Lou il Barretto erano cittadini italiani. Lou sogna di
poter un giorno andare a visitare la Cecilia (non so perchè in americano la
Sicilia venga spesso confusa con un nome di donna).
Ci dice qualcosa che con il tempo si rivelerà profetico.
Che sin dal primo momento mi imbarazza. Lou dice, con quell’accento
italo-americano che contraddistingue tutti i ciciliani: “New York è fantastica,
visiti New York e non hai bisogno di visitare il mondo”. Non dice visiti New
York e ti sembra di visitare il mondo, oppure se visiti New York è come se
visitassi il mondo, ma è esattamente come visitarlo.
Mi imbarazza perché sento nelle parole e mentre le
pronuncia, che c’è qualcosa che non va, che non mi convince, ma non riesco a
capire cosa, e quindi non riesco a rispondergli. Forse è meglio così, con il
mio inglese alla Tarzan probabilmente riuscirei a dimostrare che New York è in
grado di accogliere anche gli animali (io).
L’ultimo giorno decidiamo di andare a visitare Harlem.
Decidiamo di farlo nel modo che forse risulta essere più logico, ma proprio per
questo migliore: partecipiamo ad una S.Messa Battista. Ci viene sconsigliato da
tutti di andare ad Harlem. Decidiamo di andarci, non per sfida nè tanto meno
per coraggio, forse per incoscienza e curiosità. La messa è fantastica: canti,
abbracci, musica e balli e una cozzaglia di vestiti e colori; tranne che per i
colori della pelle: tutti neri tranne i nostri.
L’imbarazzo provato il primo giorno quando abbiamo
conosciuto Lou il Barretto si ripresenta tale e quale l’ultimo giorno quando
salutiamo New York da Harlem.
Anno 0 NY (11 settembre 2001) dal mio orizzonte sognato,
immaginato, contemplato spariscono per sempre le torri gemelle. NY non è più la
stessa. Se da un profilo di una donna togli il naso allora anche il nome della
donna cambia: mariella diventa marie_a.
Potrei scrivere quanto sto scrivendo senza riportare le
date, senza storpiarle come sto facendo. Ma ho sempre pensato che i numeri, e
ancor di più le date, abbiano qualcosa di magico, di importante, anche e
soprattutto quando sono imperscrutabili, quindi, non riuscendo ad
interpretarle, le annoto come mi vengono nella speranza che qualcuno sappia
aiutarmi a capire.
E’ passato più di un anno da quando siamo stati a NY e da
quando NY è stata sfregiata. Cerco di rielaborare quell’imbarazzo provato.
Da un lato Lou il Barretto che, emigrato, ha fatto
dell’america la propria casa e, dovendo diventare americano, più degli
americani interpreta il peggio del pensiero americano: il mondo siamo noi. Dall’altra
Harlem: esclusa, emarginata, rifiutata, una città nella città. Una città che in
parte è anche orgogliosa di essere eclusa. NY vive di quel male per cui essere
composti da: Harlem, Cina town, little italy, il bronx, ecc … significa già
aver dimostrato che, per dirla alla Lou il Barretto, si è il mondo, e non
considerare proprio questo l’enunciato del teorema da dimostrare.
Tornati a casa mi rimane la voglia di capire il perché
sia così difficile far vivere insieme culture diverse. Mi hanno insegnato che dove non arriva
l’intelligenza arriva la cultura. Per il problema specifico c’è un corso di
perfezionamento in antropologia culturale a Padova. Compariamo sistemi di
“integrazione” fra loro differenti: francese, tedesco, inglese, americano. Una
babele nella babele. Nessun sistema in grado di fornire un riferimento valido.
Ma cosa significa integrare? Perché integrare? Come integrare?
Al diavolo la cultura e l’intelligenza. Mi hanno
insegnato che dove non arrivano l’intelligenza e la cultura c’è il cuore.
“Un uomo scendeva da Gerusalemme verso Gerico, quando
incontrò i briganti. Gli portarono via tutto, lo presero a bastonate e poi se
ne andarono lasciandolo mezzo morto. Per caso passò per quella strada un
sacerdote; vide l’uomo ferito, passò dall’altra parte della strada e proseguì.
Anche un levita del tempio passò per quella strada; anche lui lo vide, lo
scansò e proseguì. Invece un uomo dalla Samaria, che era in viaggio, gli passò
accanto, lo vide e ne ebbe compassione. Gli andò vicino, versò olio e vino
sulle ferite e gliele fasciò. Poi lo caricò sul suo asino e lo portò in una
locanda e fece tutto il possibile per aiutarlo. Il giorno dopo tirò fuori due
monete d’argento, le diede al padrone dell’albergo e gli disse:”Abbi cura di
lui e anche se spenderai di più pagherò io quando ritorno”.
Un sacerdote … proseguì
Un levita … proseguì.
Un Samaritano ebbe compassione.
Fece tutto il possibile per aiutarlo.
Dopo tirò fuori due monete d’argento
Abbi cura di lui.
In queste frasi c’è tutto.
La fede (il sacerdote) senza l’amore non serve. La
cultura e l’intelligenza (il levita) senza l’amore non servono.
Prima ebbe compassione, durante fece tutto il possibile
per aiutarlo, dopo tirò fuori due monete d’argento, e per finire poté dire
all’albergatore di avere cura del ferito (il valore della testimonianza).
Come noi, no?! Forse prima tiriamo fuori due monete,
durante ci lamentiamo che gli altri (spesso lo Stato) non offrono assistenza ai
bisognosi e, raramente, proviamo compassione.
Conosco Giambattista, Chiara, Manuela che hanno saputo
farsi commuovere da persone: Marco, Sanije, Marjetta. Non da categorie: il
drogato, il profugo, l’extra-comunitario.
Forse fare le cose CON e non PER significa proprio
questo: abbandonare il luogo delle proprie certezze (Gerusalemme) per andare
verso il luogo della confusione (Gerico). Allora un altro modo di incontrare le
persone è possibile, anzi è necessario, le categorie mentali spariscono, chi ha
bisogno d’aiuto diventa un amico e NY un pezzettino (importante) di mondo.