La ricerca della verità e quindi la radicale
ricostruzione della società, necessita delle
molteplici interpretazioni e dei diversi punti di vista delle persone
che in essa agiscono. Bisogna essere capaci di ascoltare questi bisogni e di
proporre dei percorsi per l’elaborazione condivisa delle soluzioni. Ciò può
essere fatto solo a condizione che si sia capaci di condividere le dimensioni
della vita (il tempo, lo spazio e i pensieri), con il maggior numero di persone
possibile che vivono in un territorio. Ma con quali obiettivi? Per costruire
cosa?
L’obiettivo prioritario della proposta a cui sento di aderire è quello di costruire il benessere per tutti, liberandoci dalle catene dello sfruttamento che per qualcuno è di tipo economico e per altri di tipo culturale. Diamo senso a quell’interpretazione per cui occorre organizzare la società in cui viviamo in modo tale da garantire a ciascuno dei suoi membri un livello minimo di sicurezza economica (quel tanto necessario ad assicurare una vita semplice e sana) e per il resto una massima e uguale possibilità di realizzare compiutamente se stessi.
Occorre essere in grado di elaborare un nuovo
linguaggio che sappia superare gli insuccessi del secolo scorso e sia in grado
di offrire una nuova narrazione dei fatti, questo può essere fatto solo a
partire dall’individuazione dell’avversario. Sono stanco di chi punta il
dito contro il padrone o il proletario, il produttore o il consumatore, ecc… il
vero avversario è dentro di noi, ognuno di noi ogni volta che siamo: disattenti
all’ambiente che ci circonda, egoisti nei confronti degli altri, irrispettosi
nei confronti della nostra persona, ecc.. Relegando al passato espressioni
come: destra e sinistra, progressisti e conservatori, probabilmente si potrebbe
uscire da eccessive semplificazioni e labirintici discorsi che mettono da un
lato l’accento sulle strutture, il sistema e le regole nelle quali viviamo e
dall’altro sul ruolo e l’utilità che ognuno di noi ha nel contesto in cui vive.
Sono espressioni parziali e secondarie rispetto alla complessità e la ricchezza
della persona da cui si dovrebbe ripartire.
Non si può scegliere se essere o meno cittadini
globali: questa è diventata insieme una necessità e una paura, quindi, per
qualcuno una disgrazia, per altri una occasione per arricchirsi alle spalle dei
più poveri, per altri ancora una sfida. Dotiamoci di nuovi strumenti politici
che sappiano coordinare questa nuova dimensione planetaria ma che abbiano forti
radici e forti poteri nella dimensione locale in cui si vive, la quale
rappresenta il vero cosmo di riferimento per ognuno di noi.
E’ necessario riscrivere le regole che governano il rapporto fra popoli
(che è differente da quello fra le nazioni). Un nuovo ordinamento dovrà tener
conto della dimensione globale costruita sulla base di polarità culturali e
territoriali. Esso sarà chiamato a dar forma a relazioni competitive tra
“grandi spazi” culturali, non ad annullarne l’autonomia. Il primo passo
per scongiurare la paura che nasce dalla differenza fra le persone è quello di
riconoscerla e valorizzarla correttamente, non di cercare di negarla o peggio,
acriticamente, integrarla.
Non c’è vera autonomia se non la si completa con la responsabilità.
La responsabilità si manifesta sia nei confronti della natura sia nel rispetto
di tutte le vite e in particolare quelle umane, in tutte le parti del globo e
per le generazioni future. Facendo compartecipare
autonomia e responsabilità, si produce una vera trasformazione: la libertà si
arricchisce nella solidarietà e l’uomo, da libero padrone delle sue
prerogative, si scopre capace di autentici gesti di giustizia perché in grado
di assumersene la responsabilità
Oggi più che mai è intorno al valore della democrazia
che si rende necessario, oltre che urgente, spingere le riflessioni e
riprogettare la nostra socialità, cioè la modalità con cui definiamo le regole
della reciproca convivenza. Oggi, assistiamo a una interpretazione blanda e
incompiuta della democrazia che chiamiamo “parlamentare”. Non si tratta di
ritornare alla democrazia diretta, sarebbe un passo nel passato e oltretutto
non consentirebbe di governare i complessi processi che regolano la nostra
società. Occorre ridefinire attraverso strumenti che consentono maggiore
controllo dal basso le regole di governo della democrazia rappresentativa,
perché la politica torni ad essere un servizio per tutti e non gestire gli
interessi di qualcuno. Nella cultura occidentale sono stati elaborati due tipi
di strumenti che consentono di svolgere un’azione politica: strumenti che
condizionano il potere (per esempio le campagne di boicottaggio, le
associazioni di categoria, ecc..) e strumenti che gestiscono il potere, per
esempio i partiti. Il luogo dentro il quale si fonde la politica che condiziona
con quella che gestisce, dove si riconoscono le specificità culturali di ognuno
e dove si costruisce una società dove ci sia benessere per tutti, non può
essere una struttura o un organismo (parlamenti, reti di associazioni, ecc...)
ma è la persona, ogni singola persona: unico vero oggetto e soggetto di
cambiamento, fine e mezzo di una proposta che abbia come obiettivo quello di
conciliare la libertà e la solidarietà. E’ attribuendo poteri alla persona, ad
ogni singolo individuo, che si realizza in modo più compiuto la democrazia.
Occorre essere capaci di educare ed educarci a partecipare alle decisioni che
caratterizzano la nostra vita nelle comunità a cui sentiamo di appartenere
(chiese, comuni, quartieri, fabbriche, scuole, ...) e contemporaneamente di
pretendere che ogni persona possa esercitare una forma di potere reale.
Esiste un progetto politico che è rimasto incompiuto. Un
progetto etico e religioso che è stato trascurato. Un progetto culturale che ha
bisogno di essere avviato. E’ il progetto alla cui radice c’è la nonviolenza.
La nonviolenza è mezzo e fine per una trasformazione duratura e permanente (una
rivoluzione) che ci permetterà di dar corso ad un riformismo assoluto. Assoluto
perché investirà tutta la nostra persona nei diversi aspetti: spirituale,
politico, culturale, sociale, ecc… e di conseguenza la società. Così
l’aspirazione alla pace, presente in tutte le persone, in tutte le civiltà e in
tutte le epoche potrà trovare una realizzazione migliore delle blande
interpretazioni di questi tempi.