giovedì 16 ottobre 2014

Sto lavandomi i denti prima di andare a letto, e come da brutta abitudine penso a domani, alle cose che devo fare. Sarà per questo che ho sempre avuto tante carie?
Sto lavandomi i denti e realizzo che domani è venerdì. Sono felice della scoperta, ma preoccupato per come passa il tempo. E penso che solo qualche ora fa era lunedì, ieri luglio, l'inizio dell'estate ... ma soprattutto non più di un mese fa quando ci siamo trasferiti in Portogallo.
Solo l'Italia mi sembra un ricordo antico, di molto tempo fa, un po' come ricordarsi di quando eravamo bambini. A tutto c'è una spiegazione, anche a questa percezione del tempo.

C'è uno studio che sostiene che da una certa età in poi il tempo passa più in fretta. La sensazione che il tempo acceleri potrebbe risiedere in una spiegazione di tipo matematico. Robert Lemlich provò a concepire una formula congruente a questa ipotesi. Secondo Lemlich (1975) c’è una certa proporzionalità tra gli anni passati e il presente, poiché in base all’età anagrafica il tempo percepito è man mano una parte sempre più piccola del tempo reale: un decimo a dieci anni, un ventesimo a venti… un sessantesimo a sessanta, ecc.
Proviamo ad applicare questa teoria. Pensa a dove eri 4 anni fa.
Per quanto mi riguarda il prossimo 16 ottobre sono 4 anni che ci siamo trasferiti in Portogallo. Come dicevo a me sembra un mese fa. Infatti 12 (mesi di un anno) × 4 (gli anni portoghesi) / 40 (la mia età arrotondata con affetto) = poco più di un mese, come appunto pensavo. Sembra funzionare.

William J. Friedman e Steve M. J. Janssen (2010) propongono una teoria differente: a cambiare sarebbe il ritmo della vita in generale, indipendentemente dall’età. Viviamo in un mondo in accellerazione. Agli inizi del secolo scorso per andare da Milano a Roma ci volevano settimane. Con l'avvento del treno giorni. Verso la fine degli anni 60 cira 24 ore, oggi 2 ore, che con i ritardi e gli scioperi diventano in media 3. Praticamente da quando sono nato il tempo si è velocizzato di un fattore 8.
Quindi tornando all'esempio Portogallo: 12 (mesi di un anno) × 4 (gli anni portoghesi) / 8 (fattore progresso da quando sono nato) = 3, circa 3 mesi. Ci sta anche questa teoria.

Ora quale delle due teorie sia più corretta poco importa, quello che risulta vero è che il passato vivido, quello che hai chiaro, a quaranta anni non va oltre qualche anno fa, e ci sembra il ricordo di qualche mese fa. Quello che è successo prima di qualche anno fa è vago ricordo, mentre quello che va da oggi a qualche mese fa è presente.
Se applicate questo principio, paradossalmente, ma realisticamente,  ad un neonato, otterrete che lui ha un passato infinito, cosmico,  mentre un ottantenne ha un passato ridotto al presente.

Quando ho di questi pensieri vado da Nussardim. Per trovarlo devo cercarlo in largo São Domingos, vicino al Rossio, dove si riunisce la comunità africana per chiacchierare. È bello andare no largo são Domingos,  oltre vedere gente di colore vestita con abiti eleganti e colorati, si respira aria di un mondo grande. 
Quando Nussardim è a Lisbona lo si puo' incontrare in largo São Domingos a godersi il presente (per chi volesse conoscerlo meglio: http://breva-tivano.blogspot.pt/2012/09/in-attesa-che-ai-piccioni-possa-venire.html). Così con la scusa di offrirgli una ginja nella ginjineria più famosa di Lisbona, gli espongo la teoria. Mi ascolta impassibile, e come i saggi non mi da una risposta, ma apre il campo a nuovi punti di vista, capaci di ampliare il discorso, infatti guarda Pedro, l'oste, e ordina un'altra ginja.

serie: GiorniNostri