sabato 25 ottobre 2014

Sono le 6.45 quando suona la sveglia. Per le 7:30, quindi in 45 minuti, dobbiamo imbustare 3 bambini, meglio 2 bambini + 1 ragazzina, sullo school bus. La procedura school bus è finemente organizzata senza averla pianificata, ma soprattutto è una tempesta di stati d'animo che condizioneranno la giornata. Quando arrivo in ufficio ho giá fatto il primo lavoro della giornata, il più difficile.

Sono le 6:45, la sveglia suona, mi rotolo giù dal letto. Per i primi 15 minuti compio una serie di gesti automatici ad occhi chiusi, in pratica applico la procedura school bus.
Infilo i pantaloni che devono essere esattamente dove li trovo tutti i giorni. Se non li trovo non c'è tempo per cercarne di nuovi, si passa oltre. Se al posto dei pantaloni invece c'è qualsiasi altra cosa provo a infilarmela come se fossero dei pantaloni, è successo per esempio con le camicie, effettivamente ho trovato le maniche troppo aderenti per le mie gambe, ma ovviamente questa è stata una consapevolezza che ho maturato più tardi nel corso della procedura.

Vado in cucina a preparare il caffè. La moka è nello scolapiatti a sinistra, mentre il caffè é nell'armadietto a destra dello scolapiatti. La procedura esiste per evitare di dover pensare. Quindi se al posto della moka c'è qualsiasi altra cosa si procede comunque, cosí è capitato di aver messo a colare un barattolo di plastica pieno di caffè sopra il fuoco.

A questo punto sono le 7.00. Mentre Chiara prepara le lunch bags io sono incaricato di svegliare i bambini.
Prima Viola, poi Giacomo ed infine Giovanni vengono dolcemente svegliati. Ovviamente a questo punto gli occhi sono aperti ma il cervello continua a essere spento, non che ci si riesca ad accorgere della differenza, continuo a seguire la procedura. Questo pezzo della procedura genera il secondo sentimento della giornata. Il primo, pseudo inconsciente, è quando è suonata la sveglia, ma è preferibile evitare di descriverlo. Il secondo è un sentimento di tenerezza nel vedere i poveri cuccioli che devono tirarsi fuori dalla tana.

Viola e Giacomo marcano la loro crescita arrivando a fare la colazione vestiti con le uniformi della scuola. Giovanni con il pigiama. Giacomo vuole la nutella per colazione e soprattutto la vuole spalmare da solo. Ottimo e giusto, se non fosse che ad ogni spalmata sopra le fette biscottate si percepisce la tensione in famiglia. Se per sbaglio la fetta dovesse cadere, e secondo la legge di Murphy dovesse andare a finire sopra l'unico paio di vesti puliti di cui si dispone, è panico. Se succede io e Chiara ci guardiamo negli occhi come se fosse allarme rosso per un incidente fotonico, ed attiviamo la procedura d'emergenza, che tra l'altro prevede di dover stirare tra le 7:21 e le 7:23 l'uniforme di salvataggio. Questo è il sentimento dell'incazzatura.

Alle 7:20 la colazione deve essere finita. Se c'è del latte nella tazza va trangugiato. Quindi i bambini e la ragazzina salgono in bagno per lavarsi i denti. Per controllare che i denti vengano lavati bene, devono contare fino a 30 ad alta voce. Nonostante questa attenzione abbiamo un conto aperto con il dentista, il quale si è dimostrato una persona seria quando alla mia richiesta della ragione di tante carie ha voluto sapere della procedura, così abbiamo, dopo una attenta e scientifica analisi, convenuto che se contano ad alta voce non possono lavarsi i denti. La procedura è stata aggiornata alla versione 2.1 chiamata in codice "pasta del capitano".

Alle 7:25 le cartelle sono vicine alla porta. Tra borse da rugby, calcio, piscina, violino, chitarra, lunch bags e per finire cartelle, ovviamente le meno importanti,  l'equipaggiamento per un viaggio intercontinentale è pronto. Ai bambini non resta che allacciare le scarpe e scendere le scale dove ad aspettare c'è lo school bus del mitico Zé.

A questo punto è quasi fatta, mancano solo quattro piani in corda doppia da fare, comunemente chiamate scale.
Nel caso qualcosa sia andato storto, come per esempio le stringhe delle scarpe che si rompono, gli unici minuti di tolleranza sono quelli delle scale. Per tanto, secondo la legge Fantozzi ed in accordo con lo Zé, abbiamo messo in piedi "the emergency window drop". Lo Zé posiziona il pulmino sotto il balconcino, con aperto il tettuccino, io posiziono il bambino, in posizione sedutino, fuori dal finestrino dell'appartamentino, e cerco di far centrare al bambino il buchino del tettuccino del pulmino dal quarto pianino del palazzino. A questo punto è necessario tranquillizzare le nonne che immagino stiano già chiamando il telefono azzurro. Non preoccupatevi, lo Zé è una persona seria, prima di partire chiude il tettuccino per evitare ai bambini di prendere un colpo d'aria. 

Alle 7:30 i bambini sono partiti e finalmente posso andare in ufficio a rilassarmi.

Per chi volesse farsi una idea di quello che succede vi invito a vedere http://m.youtube.com/watch?v=PUClP42g5Qo&feature=youtu