sabato 22 novembre 2014

Novembre 2014

È domenica sera invece di godermi la ormai tradizionale pizza e film, sono costretto ad infilarmi in macchina per andare a prendere Viola ad una festa di compleanno. Per la verità quello appena trascorso è stato un weekend da incubo. Viola, due feste di compleanno con sleepover; Giacomo, un torneo di rugby sotto la pioggia sabato, e domenica compagno di classe a casa; Giovanni festa di compleanno a giocare a laser-tag; e per finire tutta la famiglia costretta ad andare sabato sera alla festa della scuola, bonfire night.
Quindi l'ultimo dei miei interessi è avere una accesa discussione geopolitica. Arrivo a prendere Viola alla seconda festa appesantito dai due giorni appena trascorsi, l'obiettivo è quello d'archiviare quanto prima il weekend.
La mamma dell'amica di Viola mi invita a prendere un bicchiere di bianco mentre aspettiamo che Viola raccolga le sue cose, così io chiacchero con gli altri genitori. Un padre con sua moglie vuole raccomandazioni per un prossimo viaggio da fare in Italia, 10 giorni da spendere tra Roma, Firenze e Venezia. Gli suggerisco che, evitandi di dormire, può aggiungere anche Napoli e Palermo.

Arriva il mio turno delle domande, chiedo da dove viene: lui è turco, di Istanbul. Adoro Istanbul, quindi ne approfitto per parlare della città, per capire cosa successe la scorsa primavera a piazza Taksim. La Turchia è stata per me l'iniziazione al viaggio, ci sono andato la prima volta nel '93 con un amico, per poi tornarci altre volte. La moglie del turco mi dice che lei, invece, viene dal nord est della Turchia. E qui commetto un errore geopolitico.

Ora vediamo se sei preparata/o. Come si chiama la regione a nord est della Turchia, condivisa a nord dall'Iran e dall'Iraq, e a sud dall'Armenia? Intendo la regione abitata del popolo più numeroso al mondo senza uno Stato, 50 milioni di persone? Ma dai quello che sta conducendo una ormai decennale lotta per l'indipendenza? Ti do l'ultimo inizio, l'ex leader del partito dei lavoratori, Ocalan del PKK, fu "aiutato" dall'allora governo D'Alema a trovare riparo dalla polizia turca in Italia, e grazie al nostro intervento lui, Ocalan, fu messo in prigione, e l'Italia dimostrò al mondo le sue capacità diplomatiche.
Esattamente quello che ho risposto io:
"Ah dal Kurdistan!".
Parlare ad un turco del Kurdistan è un po' come dire a Salvini che sua figlia esce con un clandestino. 
Il turco è diventato improvvisamente rosso, ed ha iniziato a tremare, tranne che per i baffi che gli si sono rizzati. Appena ha ripreso conoscenza, comunque ansimando, mi dice con fermezza che: "Il Kurdistan non esiste!".
Capito l'incidente diplomatico, e soprattutto date le circostanze, provo a rimediare dicendo che intendevo la regione curda, quella geografica, per intenderci. Con la stessa fermezza mostrata qualche minuto prima, ed un filo di voce più alta, manifestando i primi segnali di una iper-ventilazione, ribadisce che: "Il Kurdistan non esiste!".

Alla questione curda ero stato introdotto qualche anno fa ad Istanbul durante un viaggio fatto con Chiara (http://breva-tivano.blogspot.pt/search/label/Turchia). Una sera eravamo andati a fumare il narghile in un affollato locale frequentato da autoctoni,  e così avevamo avuto una intensa conversazione con un gruppo di curdi che ci avevano raccontato della travagliata storia del loro popolo. Delle violenze subite in Iraq sotto la dittatura di Saddam. Del ruolo geopolitico fondamentale dell'area dove vorrebbero veder riconosciuto il loro Stato. Infatti su quella terra ci sono probabilmente interessanti giacimenti di petrolio, ma soprattutto è un crocevia potenzialmente importante di oleodotti che portano petrolio in Europa. Della complessa lingua curda, fatta di molti dialetti comprensibili tra di loro. Della non omogenea fede religiosa dei curdi, per la maggior parte sunniti ma anche sciiti e cristiani. E per finire del grande torto fatto da Ataturk, padre della turchia moderna, il quale in barba ad accordi firmati che impegnavano la Turchia a riconoscere una certa autonomia alla regione curda, condusse un'imponente opera di nazionalizzazione dei curdi.

Mentre mi ricordo di queste cose, mi rendo conto che la situazione si è fatta imbarazzante, quello che fino a qualche minuto prima era stato un allegro compleanno si è trasformato in uno sconcertante silenzio. Tutti hanno gli occhi puntati su di me ed il turco. Mi sento caricato della responsabilità di dover risolvere la questione, però l'esperienza m'insegna che in queste situazioni in cui la tensione è alta, il rischio di dire la cosa sbagliata, o fraitendibile,  è ancora più alto.
Pertanto decido di cambiare discorso e la metto sull'unico argomento che unisce il mondo, le meraviglie della cucina di un luogo.
Quindi mi rivolgo al turco ottomanno, e come gesto di riappacificazione parto con un monologo di 5 minuti sul tema "piatti turchi" e di quanto sono buoni, in particolare i dolci come la baklava con il miele e il sesamo. Nel soggiorno finalmente torna il sereno, qualcuno si versa del vino, il pericolo che il turco ottomanno somatizzi ulteriormente questa conversazione sembra passato. Quindi decido di concludere il monologo con l'elogio al nisk. Dal viaggio fatto con Chiara in Turchia ci siamo portati a casa una ricetta per una zuppa di lenticchie rosse, il nisk appunto. Una delizia per il mio palato, e disperazione per quello di Viola Giacomo e Giovanni.
Al turco ottomanno, con evidenti difficoltà respiratorie, messe a dura prova delle mie domande, a questo punto tiro la mazzata finale, gli viene una sorta di attacco cardiaco. Viene fatto sedere dalla moglie per riprendere fiato.
Ora è difficile che uno straniero sappia che la cassata è siciliana, cacio e pepe romana, e la cassoeula lombarda, quindi come potevo sapere che il nisk è un tipico piatto curdo?