mercoledì 3 dicembre 2014

In questi giorni il Portogallo è sotto choc. José Sócrates leader del Partito Socialista portoghese, nonché ex primo ministro, è stato accusato di corruzione. Il tutto è iniziato da indagini per investimenti milionari su case a Parigi.
Non sono d'accordo con quelli che ritengono che sia l'ennesimo esempio dalla crisi della politica. Diversamente credo che la questione sia legata, più concretamente, alla crisi del politico, nel senso, la ragione per cui un politico viene votato.
Era una fredda mattina di Febbraio del 1992 quando gli italiani furono informati di quanto accadeva nel Pio Albergo Trivulzio di Milano. Mario Chiesa aprì il vaso di Pandora della corruzione della politica italiana e venne alla luce una verità tristemente nota a tutti, tangentopoli. Anche nel caso dell'Italia a pagare il prezzo più alto fu l'allora leader del Partito Socialista, nonché ex primo ministro, Bettino Craxi.
Insieme a quel che rappresenta il 25 Aprile, con il Portogallo noi italiani condividiamo un altro episodio storico: "una mattina mi son svegliato e ho trovato il corruttor".

A differenza del Portogallo però c'è l'entità della corruzione. Qualche milione di euro, niente! Tanto che da italiano, non riesco ancora a capire di quale reato Sócrates si sia macchiato. Decisamente un eccesso di giustizialismo ;-( Se le cose si dovessero mantenere più o meno nell'ordine riportato dai media in questi giorni, credo che in Italia, Sócrates, sarebbe considerato uno statista.

Ai miei amici portoghesi, che dopo alcuni anni di faticosi sacrifici dovuti alle ricette imposte per il risanamento dei conti pubblici, devo putroppo svelare una cosa piuttosto triste, cosa accadrà nei prossimi 20 anni. Un amico imprenditore vicino a Sócrates, nel senso che con Sócrates faceva "affari", tra un paio d'anni deciderà di "scendere in campo" per salvare il paese, e guarda caso il suo sedere dal letto di un carcere. Imbavagliera' il Portogallo impedendogli di fare le necessarie riforme per affrontare un mondo in cambiamento, lasciando una eredità pesante di promesse non mantenute e tempo sprecato. Nel frattempo gli avversari proveranno ad organizzare una inconsistente, ed alle volte pericolosa, alternativa, tanto che i risultati saranno deludenti.
Ovviamente spero che la storia del Portogallo possa essere differente da quella italiana.

A darmi una nuova chiave di lettura è João, il fine economista di Intendente (un quartiere di Lisbona), che oltre a sapere come funziona l'economia (http://breva-tivano.blogspot.pt/2014/01/satoshi-nakamoto-dalla-crisi-salvaci-tu.html), conosce anche la politica. Difronte ad una cerveja al miraduro di Graça mi spiega una cosa sulla politica a cui non avevo mai pensato, e che trovo assolutamente interessante.
João mi dice che ad essere entrati in crisi in questi anni non sono solo le ideologie o i programmi, secondo João è il ruolo del politico che va ripensato.
João me lo spiega facendo esempi portoghesi che non conosco, quindi io li riadatto alla realtà italiana, e mi sembra che possano stare in piedi.

João mi racconta che dopo la dittatura salazarista il ruolo del politico era quello di sistemare gli amici, ed i parenti, in qualche ufficio pubblico "la politica delle raccomandazioni". Non so perché, ma a me quando si parla di questo tipo di politica vengono in mente la facce di Ciriaco De Mita, Cirino Pomicino, Antonio Gava. Poi c'è stato, mi dice João, il periodo in cui il politico aiutava gli amici a fare "affari", in Italia è il periodo del craxismo, perfezionato ed esteso dal berlusconismo, "la politica delle tangenti". Intendiamoci non che il secondo abbia sostituito il primo, si sono semplicemente sommati. Comunque entrambi i ruoli del politico, quello demitiano e berlusconiano, presuppongono che ci siano dei soldi in cassa. Oggi non è più così, la cassa è vuota, quindi entrambi questi modi per ottenere i voti, intendo favorire i raccomandati oppure aiutare gli amici, non sono così largamente utilizzabili come in passato.
A questo punto è però doverosa una forse ovvia, ma non banale, precisazione. Perché la corruzione possa esistere c'è bisogno di un corrotto e di un corruttore. Al tempo della reazione d'indignazione che in Italia "mani pulite" scateno', fu per me significativo conoscere Mario . Dopo una delle tante riunioni per cercare di organizzare un percorso politico "più etico" (ero troppo giovane e presuntuoso!), Mario, imprenditore brianzolo, mi confessò che lui era indignato perché aveva provato a corrompere, ma ci volevano troppi soldi, bisognava riportare la corruzione a livelli piu' "accettabili".
Il politico corrotto non è un alieno, è parte di un sistema. Quando un sistema è basato su raccomandazioni e tangenti è marcio. Avrei dovuto capirlo sin d'allora che il gioco era finito, l'Italia era fatta, mancavano solo i saldi, durati appunto 20 anni, per svuotate il magazzino e dichiarare il fallimento.
Se a tutto questo si aggiunge che nel frattempo il mondo stava cambiando e l'Italia non esisteva piu', nel senso che gli affari si stavano globalizzando, e' chiaro che ai politici italiani stava venendo meno sia la cassa che il modo per riempirla.
In pratica ad essere entrato in crisi è quello che può essere definito il sistema Italia.

Racconto a João la storia della pentola che mi diceva Claudio, il sindaco.
Se una pentola ha il fondo bucato, per quanto la si possa riempire, è destinata a svuotarsi. Se la pentola è lo Stato italiano, per quanto si possano aumentare le tasse, a causa di tutti i buchi che si hanno, le entrate sono destinate a dispersi.
A João piace la metafora della pentola e mi suggerisce un nuovo punto di vista.
Secondo João oggi il ruolo del politico non dovrebbe essere tanto quello di provare a riparare la pentola oppure cambiarla. Questo è un lusso per chi ha qualcosa da mettere nella pentola, oggi la priorità è un'altra. Oggi un politico dovrebbe trovare modo di mettersi al servizio delle attività produttive del suo comune, della sua regione o Stato, per promuovere o proteggere i prodotti che le imprese creano, oppure attirare investimenti o finanziamenti stranieri. In altri termini un politico dovrebbe preoccuparsi di aiutare a recuperare gli ingredienti da mettere nella pentola. Perché, conclude João, potremmo scoprire che non tutti i cibi hanno bisogno di una pentola per essere cotti.
João mi presenta questo ruolo della politica, cioè la capacità di promuovere o proteggere le attività produttive di un territorio, come la chiave del successo della Germania. Dovrò approfondire questa cosa con il mio amico Gunther.

Mentre torno a casa dal miraduro di Graça, per fortuna in discesa, perché insieme alla cerveja abbiamo aggiunto qualche amêndoa amagra, mi convinco del João pensiero, e tra un vicolo e l'altro dell'Alfama, mi permetto persino di aggiungere un corollario. I politici che per anni si sono preoccupati di mettersi a tavola a mangiare dalla pentola, non possono avere la minima idea su come si faccia a riempirla. Per tanto finché non ci sarà qualche politico che dimostra di sapere come recuperare il cibo da mettere nella pentola continuerò a votare il partito del salame. Nelle pieghe della scheda elettorale metto una fetta di salame e scrivo "vi siete mangiati tutto, mangiatevi pure questa!".