martedì 7 aprile 2015


Pasqua 2015

Siamo a Tetouan in Marocco. Questa notte è stato bello sentire pregare il muezzin, questa mattina mi è piaciuto sentire le campane suonare. Mi è sembrato di celebrare una Pasqua, sia essa di resurrezione (cristiana) o liberazione (ebraica).
Siamo seduti fuori dalla medina a prendere un te alla menta, buoni i te alla menta marocchini. Sono come intorpidito dall'atmosfera, da questi pensieri, ma, maledetto me, apro facebook, e vengo riportato drammaticamente con i piedi per terra, leggo i numerosi post sulla strage in Kenya.

A me sembra che per fatti come questi le parole rimbombino.
Rimbombano i confronti con le stragi occorse recentemente, rimbombano le ragioni per cui simili massacri sono compiuti, rimbomba il disperato bisogno di visibilità dei gruppi terroristici, rimbomba la democrazia occidentale da esportare a tutti i costi, rimbombano gli affari loschi che si nascondono per causa di fatti simili.
A me capita sempre di pensare alle famiglie dei morti. Quindi penso che tra le ragioni per cui mio figlio possa morire quella d'un attentato terroristico sia la più assurda, forse perché la meno naturale. Le bestie non ucciderebbero mai un proprio simile per una ragione politica o religiosa. Siamo solo noi uomini che commettiamo una cosa così folle, dovremmo portare più rispetto per le bestie.

Oggi è Pasqua e penso a Dio che con cuore speranzoso mando' suo figlio sulla terra in modo che noi potessimo capire che stavamo, stiamo, sbagliando a sfruttare i nostri simili, ad usare la violenza per governare il mondo. E noi, da veri terroristi quali siamo, glielo sequestriamo, torturiamo e ritorniamo appeso ad una croce. A me sembra che la Pasqua abbia anche questo significato, ci ricorda che siamo terroristi. A lui, Dio, non restò che piangere. Perche Dio non può essere onnipotente, Dio deve essere fragile, se fosse stato onnipotente sarebbe stato meglio che dopo aver crocefisso suo figlio, lui non avesse più fatto sorgere il sole sulla terra. Invece io me lo immagino piangere, pianse così tanto che sulla terra piovve per qualche mese, e qualcuno ne trasse perfino vantaggio, si trovò i campi annaffiati. Beh Dio aveva due ragioni per piangere, per suo figlio, e per le migliaia di anni di stragi, di terrorismo che i suoi figli avrebbero dovuto sopportare e commettere.
Non c'è commento che possa valere per i fatti come quello in Kenya se non il silenzio. Un silenzio che si deve però fare protesta, una processione che è calvario, via crucis. Il calvario per i morti di Parigi, del Bardo, del Kenya ma anche per i morti sui barconi a Lampedusa, e gli sfruttati di Potosí. Questo non è "fare di tutta un'erba un fascio", ma riconoscere che purtroppo il "fascio" non è mai morto, perché la violenza continua a governare questo mondo.

Buona Pasqua