martedì 5 maggio 2015

Eravamo seduti a Cacilhas nel ristorante in fondo alla passeggiata lungo in Tejo. Il tramonto su Lisbona dall'altra parte del fiume aiuta a sciogliere i nodi. Come tutti i marinai il Capitano ha un nodo, forse tanti, ma uno in particolare.


È estate e fa caldo, noi siamo seduti ad un tavolo all'aperto in riva al fiume, ad un certo punto si fa silenzio, il capitano fissa il Tejo e dice a se stesso.
"Qualche volta ho seminato fiori per regalarli ad una donna che non era la mia.
Ho strappato i petali uno alla volta dicendo m’ama, non m’ama.
Ho fatto un torto al prato, sprecando i fiori che avevo seminato.
Così lei se ne andò. Strinsi i pugni.
C’è sempre qualcuno che ti aspetta nella vita, e c'è sempre qualcuno che si stanca d'aspettarti.
Senza attesa viene meno l'infinita dimensione dell'amore. Il prato si fa piccolo come un vaso, ed i fiori diventano di serra.
Non è questione di tradimenti e nemmeno di fiducia, non c’entra il passato, la questione è che non credeva in un futuro insieme. Non pensava che io e lei avremmo potuto fare qualcosa d’importante, coltivare fiori.
Perché gli errori non sono altro che l'incapacità prolungata di dare un nome ad un disagio. Gli errori si pagano, sempre. Penso ai lunghi silenzi dopo le liti.
Se ne andò su un vaporetto una mattina d’inverno, mentre fuori nevicava.
Adoro la neve. La neve ha il potere di fermare un mondo frenetico. Ma quella volta il silenzio del vuoto provocato dalla porta che si chiuse dietro la sua schiena fece male ...
Sai che qualcuno ti manca quando fuori nevica.
Così non finì solo un amore, ma finì una stagione della vita. La sofferenza ci rende migliori, o peggiori, comunque diversi.
Senza di lei scoprii quanto è faticoso stare da soli. Essere soli non è solo una questione di relazioni, ma è anche la difficoltà dello stare in compagnia di se stessi".
Questa volta il vinho verde e andato giù sorto al Capitano. Gli chiedo se posso fare qualcosa, mi dice che posso andare.
Nei giorni successivi alla sera di Cacilhas ho mandato al Capitano gli appunti della cena, il suo monologo, nella speranza che lo potesse in qualche modo aiutare. Mi rispose ringraziandomi, ed invitandomi a pubblicarlo sul blog. Fu per me una sorpresa che lui sapesse del blog, ne avevamo parlato, ma non mi sarei mai immaginato che lui se ne interessasse.
Comunque non l'ho pubblicato, era una cosa personale. Sono stato a Tangeri a trovarlo per Pasqua e ho capito perché mi chiese di pubblicarlo, credo che sia arrivato il momento.
Um abraço al Capitano.