giovedì 9 luglio 2015

Quando si visita un posto ci sono cose per turisti che vale la pena fare. Generalmente non ho la pretesa di vedere chissà quale attrazione, quello che mi piace sono le occasioni per vedere un po' di diversamente umani. Per andare in Myanmar abbiamo volato su Bangkok. Arrivati a Bangkok abbiamo noleggiato una barchetta e girato per canali. Del resto infilarmi a vedere i palazzi reali m'annoia, attraversare un mercato mi piace, vedere le palafitte dove la gente mangia, stende, e fa la siesta, sotto una cappa umida come il cielo di luglio a Bangkok, e sopra famiglie di coccodrilli, mi fa bene.
Per riconoscere i diversamente umani occorre però fare attenzione ai falsi-positivi, ai positivi-falsi ed infine ai positivi-positivi. I falsi-falsi non sono in elenco perché se non li si sa riconoscere è meglio andare in vacanza in un villaggio turistico, quello per i falsi-falsi appunto.

Per i falsi-positivi ho un esempio.
All'Alfama, a Lisbona, non c'è niente da vedere di storico, ma c'è da capire come vive un quartire che fa la storia. I panni stesi tra le finestre, le vecchiette fuori dalla porta che se la raccontano, ascoltare il fado nelle tasche durante le sere d'inverno, sono cose che fanno dell'Alfama un posto da visitare, un microcosmo di diversamente umani. È chiaro che all'occhio del turista che decide di passarci con i tuc-tuc sono cose che non si vedono, mentre se ci si perde per gli stretti ed impervi vicoli, e magari si dovesse decidere di gustare una imperial guardando le persone che passano, si può avere occasione di scoprire un po' di diversamente umani. Come dicevo da questo esercizio occorre riuscire a togliere i falsi-positivi. Per esempio, a casa nostra la domenica sera c'è il rito della pizza e film, e se voglio mettermi comodo indosso il vestito indiano, quello che mi ha regalato Chiara. Capita spesso che manchi un ingradiente per fare la pizza, così mi tocca scendere nel negozio indiano sotto casa all'Alfama, l'unico sempre aperto. Se incrocio un tuc-tuc pieno di turisti sono oggetto di un foto reportage. Mi chiedo sempre chissà che cosa riescono a vedere in un italiano, vestito da indiano che esce da un negozio all'Alfama con il sacchetto della spesa. Forse riescono a cogliere solo le differenze più evidenti, e quindi non sempre vere, del resto sono troppo veloci per sedersi in una tasca a gustarsi un po' di diversamente umani sinceri.

Per i positivi-falsi ho fatto un esercizio.
Arrivati a Bangkok tutta 'sta manfrina la si può evitare, anche con un tuc-tuc in giro per il centro ci si accorge di quanto siamo diversi noi umani. A maggior ragione se si prende un barchino e si attraversano i canali. Anche se poi ti accorgi che tutti ci facciamo le stesse domande, e forse quello che cambia sono le risposte: cosa si mangia questa sera? Come èandata la giornata? Quello a cui però in questo caso occorre prestare attenzione sono i positivi-falsi. I vassoi con i ragni, le larve, e gli scorpioni caramellati da mangiare in khaosan road a me sono sembrate cose create solo per i turisti, ed è per questo che io non li mangio 😝. Così ho preso una chan (birra locale) e mi sono seduto a guardare chi si sarebbe avvicinato a siffatte leccornie. Come volevasi dimostrare ho visto solo stranieri dediti a mostrare su facebook la loro positiva-falsità.

Infine i positivi-positivi.
Dopo i falsi-positivi ed i positivi-falsi ci sono i positivi-positivi, ma questi li si trova solo a Bangkok. La strada che porta dall'aeroporto al centro città, come in tutte le strade simili ovunque nel mondo, è piena di cartelloni pubblicitari. Ce n'è uno ripetuto più volte che a noi turisti da il ben venuto nel paese del sorriso. Ed è così. Vedere due uomini che s'incrociano in barca, o in tuc-tuc, e non si grugniscono, ma dopo essersi animatamente spiegati, si salutano sorridendo, è bello. A Bangkok quando ci si saluta, o si compra qualcosa, insomma ad ogni occasione d'incontro, ci si scambia un bel sorriso. Mi fa triste pensare che ormai da noi anche per sorridere occorre pagare, c'è bisogno di un comico, mentre qui è gratuito. Questo per me è un segno positivo-positivo d'essere diversamente umani.