mercoledì 24 giugno 2015


Oggi a Yangon piove. Purtroppo a Rangoon pioveva anche ieri, e sembra che pioverà domani.

Del resto lo dicono tutti, se vuoi andare in Myanmar  la stagione da evitare è quella dei monsoni, quindi ieri, oggi e domani.
Noi in Birmania non ci siamo ancora, ma sto tenendo d'occhio le previsioni per quando andremo tra un paio di settimane, e per ora è chiaro, farei bene a portare le pinne.
 Confesso che mi sono chiesto se valesse la pena aspettare di visitare il Myanmar quando potrò prendermi un mese in autunno. Ho conculso che tra andarci a luglio, quando i ragazzi sono a casa da scuola ma è la stagione delle pioggie, ed andare quando è giusto, ma sarò in pensione, scelgo la prima. Non è solo una questione d'uova e galline, ma anche, forse soprattutto, di cogliere l'attimo.
Il Myanmar ha recentemente aperto le porte agli stranieri dopo un lungo isolamento, sono curioso di vedere una società che sta per essere divorata dalla febbre del consumismo. Perché ormai è chiaro, come mi spiegava un amico marocchino mentre una sera stavamo prendendo un te alla menta ad Al Hoceima, "tutte le rivoluzioni, appena possibile, passano dal supermercato".

Ho realizzato leggendo di questo paese che la differenza tra Myanmar e Birmania è la stessa che c'è tra Yangon e Rangoon. Geograficamente nessuna, politicamente anche. Birmania e Rangoon è come era stato chiamato il Myanmar e Yangon  dai colonizzatori inglesi, prima che i militari instaurassero la dittatura. Io sinceramente non ci vedo molta differenza tra prima e dopo, è comunque una storia d'oppressione.
Confesso che mi sono chiesto se valesse la pena aspettare di visitare il Myanmar quando sarà una democrazia. Ho concluso che tra andarci adesso con una dittatura gioca a fare la democrazia,  indicendo le elezioni per il prossimo autunno, e dopo, quando la democrazia sarà costretta a imporre misure austere per poter competere con un'economia mondiale di stampo dittatoriale, è meglio andare adesso, solo perchè la seconda alternativa è qualcosa che conosco molto bene.
Intendiamoci, la prima delle due dittature non gode certo la mia simpatia, e tra le due forme di dittatura se posso scegliere, scelgo la seconda turandomi il naso.
Perché in fondo se è vero che "tutte le rivoluzioni, appena possibile, passano dal supermercato", ho sempre sempre più la convinzione che solo dopo essersi riempiti la pancia di "E202, E404, polifosfato, produzioni industriali di carne, ..." una nuova umanità potrà nascere.  La nuova umanità sarà frutto dall'alleanza tra chi il contatto con la natura non l'ha mai perso, e chi ha capito che, costi quel che costi, senza questo contatto non si va da nessuna parte.

Comunque, tornando alla pioggia, ho un piano. Occorre avere sempre sott'occhio dove sono le case da tè. Quando pioverà c'infileremo a prendere un te, e ne approfitteremo per leggere e scrivere. Ed è proprio quest'ultima cosa di cui dovresti avere paura, se non vuoi essere bombardato di post nel prossimo mese, esci sul balcone e fai la danza contro la pioggia in Myanmar o Birmania che dir si voglia. Questo oltre a permettere a noi di viaggiare più agevolmente, permetterà a te di non avere la posta intasata.

(Altri racconti sul Myanmar http://breva-tivano.blogspot.com/search/label/%23myanmar)