lunedì 1 giugno 2015

Ci sono persone che ci sfiorano, magari lo fanno ripetutamente, ma solo quando non ci sono più ci accorgiamo che avevano qualcosa da dirci.
È una questione d'orizzonti, troppo chiusi per vedere quello che sta di lato.
Così la morte di una persona, se non si è  troppo concentrati sui propri orizzonti, aiuta a girare la testa e guardare di lato.
Non necessariamente quello che abbiamo inteso era quello che avevano da dirci, comunque voltarsi da respiro alla vita.

Ho visto Nina morire. Sempre più curva su se stessa.
Non solo di cancro, ma anche di solitudine si muore.
Ci si lascia andare, e si finisce per abbracciare l'unico collo che conta, quello della bottiglia.
Di morti ammazzati dalla solitudine ne ho visti tanti avvolti nei loro cartoni. A quei tempi si girava con un furgone a portare da mangiare a chi pensavamo avesse bisogno di un pasto caldo, per poi accorgerci che spesso il bisogno vero era quello di avere qualcuno con cui scambiare due parole.
Tutti con un vuoto da seppellire troppo grande per essere colmato dalla vita, e che quindi andava riempito con altro, foss'anche l'alcol.
La solitudine se non scelta è una malattia che non lascia scampo. Quando ti prende è troppo tardi. Tanti la chiamano depressione, alcolismo, ma questi sono i sintomi, alla radice c'è sempre altro. O meglio, forse non c'è più niente.

Ho paura della solitudine. È  un problema molto più vicino di quello che siamo soliti pensare. Una scelta sbagliata, un evento che va di traverso nella vita e ci si perde. A guardarla bene la vita è un equilibrio sopra il caos. Tra le vite devastate e quelle pure dei templi la differenza è sottilissima, sono diverse interpretazioni del come comportarsi nei confronti del caos. Chi mi preoccupa siamo noi, quelli che stanno in mezzo, quelli che fanno finta di niente e continuano a cercare un senso nelle cose di tutti i giorni che senso non hanno.

Ho immensa ammirazione per chi sceglie di stare solo. È un esercizio a cui tutti dovremmo sottoporci nella nostra vita, il deserto ci aiuta a crescere. Ho immensa compassione, invece, per chi rimane solo.
La solitudine è un'esperienza per persone sensibili, a cui gli intelligenti non possono arrivare, troppo concentrati su se stessi per capire di essere soli.
Sono sempre stato affascinato dalle persone intelligenti. Solo recentemente ho capito che le persone delle quali vale veramente la pena di circondarsi sono altre, quelle gentili. E per essere gentile occorre essere sensibile.
Sono le persone che sanno regalarti un sorriso, un pensiero, un aiuto gratuito, che ti aiutano a stare bene. Le persone intelligenti ti uccidono, sanno solo farti sentire inadeguato.
Tutte le persone sole che ho incontrato erano sensibili.
Nina, sono certo, era sensibile.