giovedì 16 luglio 2015

Che ci sia qualcosa di strano in Myanmar l'avrei dovuto capire dall'inizio.
Di indizi ce ne sono stati tanti.

Le macchine hanno la guida a destra così come sulle strade si guida a destra, quindi occorre immaginazione se si vuole superare. Un amico di quelli della guesthouse dove alloggiavamo a Yangon ci ha portato alla Golden Rock in macchina. Ho fatto il viaggio seduto nel posto del morto, ogni volta che voleva superare chiudevo gli occhi, finché alla fine ho deciso che se dovevo morire era meglio essere artefice del mio destino, cosi gli dicevo quando la strada era libera. Siamo diventati una squadra.
Come se non bastasse, ad un certo punto incrociamo la polizia che ci fa segno d'accostare, e il tipo tira dritto. Dopo qualche centinaia di metri di silenzio gli chiedo spiegazione. E lui fa un ragionamento che non fa una piega, o quasi. Davanti a lui c'erano altre macchine che procedevano alla stessa velocità, perché avrebbero dovuto fermare proprio lui e non gli altri?
Se chiedi per strada quanto manca per andare in un posto, e se la distanza è poca, ti rispondono 7 minuti. Non 5 oppure 10, ma 7. Per me è una questione di fantasia applicata ai numeri.
Fa caldo, abbiamo attraversato il lago Kandawgyi e stiamo andando alla paya del Buddha sdraiato. Già l'idea di un Buddha sdraiato a me suona strana. Incrociamo un monaco e gli chiediamo la strada. Lui parla poco inglese ma i gesti funzionano sempre. Il posto è lontano e quindi prendiamo un taxi, così invitiamo l'anziano monaco a venire con noi e lui accetta. Arrivati al tempio ci invita a seguirlo e ci spiega che tutti sanno il giorno della settimana in cui sono nati. A seconda del giorno nelle paya, templi buddisti, vai ad annaffiare Budda, gli dai acqua, segno di pace. Così anche il tuo nome dipende dal giorno della settimana in cui sei nato, nel senso che ti puoi anche chiamare Mario, ma se sei nato di venerdì ti chiamerai Mario Venerdì, gli amici ti chiameranno venerdì. Mi sembra pratico, quando si fanno le squadre da ragazzini è più facile, quelli nati di lune, marte e giove a destra gli altri a sinistra, e la domenica a riposo in panchina. Il monaco ci porta a suonare le campane, mentre Giacomo e Giovanni si rincorrono nel tempio, io li richiamo, e lui sorridente mi dice di lasciare fare che a Buddha piace così. Anche nella spiritualità sono fantasiosi.
L'altra mattina eravamo a fare colazione alla guesthouse e così, come spesso accade, abbiamo fatto due chiacchiere con gli avventori. Questa volta era un ragazzo indiano, venuto in Myanmar a fare business, lui dice che il Myanmar è l'ultimo Stato nel sud-est asiatico dove è possibile fare business. Lui ha fatto un MBA a Singapore, ormai tutti hanno un MBA. Così gli ho chiesto di Singapore. E lui mi ha spiegato perché il Myanmar è strano. In Myanmar, a differenza di Singapore e di molti posti in occidente, niente è prevedibile, per far andare le cose un minimo nella direzione in cui si vuole, occorre immaginazione. Forse è questo che a me, tristemente, sembra strano.

(Altri racconti sul Myanmar http://breva-tivano.blogspot.com/search/label/%23myanmar)