L'umanità non è solo la mera somma delle persone, è ben di più, sono le cose che solo le persone insieme possono fare.
Per caso incontro João d'Intendente una mattina in ospedale, io a fare esami di routine, lui con una brutta tosse per la quale gli hanno detto che c'è poco da fare. João ha da tempo lasciato Intendente, il quartiere sta cambiando, è la nuova area in fase di rinnovamento, Lisbona sta cambiando.
João, nonostante la malattia, a me sembra lucido, sempre di più (Joao d'Intende ). Così siamo seduti in una sala d'attesa d'un ospedale di Lisbona e mentre aspettiamo, e da aspettare ce ne sarà parecchio, chiacchieriamo.
Al centro della nostra chiacchierata ci sono Parigi, Bruxelles, la Siria, la Turchia.
C'è un mondo che è sempre più un casino.
C'è un mondo che è sempre più un casino.
"Non occorre lavorare per mettere intorno ad un tavolo Trump e quelli dell'ISIS, sarebbero tempo ed energie sprecate". João sostiene che dare risalto a questi personaggi non aiuti a cambiare il corso di una storia che è fatta di violenze e soprusi.
"Tra i fondamentalisti e i fanatici ci sono miliardi di persone che amano incontrarsi, sono quelli che scappano dagli estremismi. Questi sono quelli che bisognerebbe mettere intorno ad un tavolo!".
João mi chiede quanti dei miei contatti su Facebook sono di persone che vengono da altri mondi, che mi raccontano di un altro modo di vivere rispetto al mio.
"I posti che hanno fatto grande questo mondo sono quelli dove le culture si sono incrociate e dove si continuano a mischiare. New York è un esempio, e gli attentati del 9/11 volevano colpire anche questo."
Gli racconto che sono di ritorno da un viaggio in Andalusia. L'Andalusia è un esempio della ricchezza che gli incontri tra culture possono produrre. Ernesto, un amico di Tarifa, andaluso da generazioni, ci porta in giro a conoscere la sua terra, a scoprirne i segreti. A Vejer de la Frontera, passeggiando per i vicoli, mentre cerchiamo di digerire la colazione a base di "manteiga colora'", Ernesto mi dice che per quanto loro, gli andalusi, abbiano una storia di ostilità nei confronti dei "mori", lui è certo che nelle sue vene scorra sangue arabo. "Del resto solo un miscuglio tra arabi, gitani ed andalusi poteva inventare il flamenco". Mi piace .
A proposito di sangue, mi chiamano per il prelievo, e chiamano João per l'esito degli esami. Ci salutiamo, ci abbracciamo e gli chiedo come faccio ad incontrarlo adesso che non è piu d'Intendente. Lui sorride, con i denti che si ritrova non è proprio un bel vedere, e mi dice "se Deus quiser".
Assorto nei miei pensieri vado a porgere il braccio per farmi prendere un po' di sangue, quello d'un proto celtico (originario della cultura di Golasecca), e l'infermiera mi chiede se sto bene. È preoccupata che possa svenire.
Mi viene in mente Aziz, curdo da generazioni, conosciuto con Chiara in un locale a Istanbul una sera di qualche Pasqua fa. Facemmo una lunga chiacchierata fumando il narghilé. Da quando ci siamo conosciuti mi tiene aggiornato sulla sua, e di molti curdi come lui, voglia di vivere in pace. Ha ragione João, dovremmo farci carico tutti di contatti come quello con Aziz.
Solo una ragnatela di contatti ci permetterà di arginare questo manipolo sempre crescente di pazzi che ci stanno guidando a tutta velocità contro il muro.
A me questa umanità piace, e so che sopravviverà ad ogni fanatismo.
Solo una ragnatela di contatti ci permetterà di arginare questo manipolo sempre crescente di pazzi che ci stanno guidando a tutta velocità contro il muro.
A me questa umanità piace, e so che sopravviverà ad ogni fanatismo.