sabato 29 ottobre 2016

Come con le donne, sono convinto che se vuoi amare una città sia necessario empatizzare con le sue contraddizioni.
A raccontare le contraddizioni ci sono i luoghi.
Varsavia non rientra nei canoni di bellezza classici delle città europee. Eppure ci deve essere qualcosa in questa città che la rende speciale. Questa della bellezza credo sia la contraddizione di questa città. 
Sin dalla prima volta che sono venuto a Varsavia non mi sono rassegnato al pensiero che il centro potesse essere la zona del palazzo della cultura. Una piazza enorme, confusa, circondata da palazzi squadrati, una zona fredda. Ho iniziato a cercare un centro inteso come luogo bello dove incontrarsi, perché sono convinto che non possa esserci centro che non sia bello. Così l'ho cercato nel ricostruito centro storico, che per quanto possa risultare carino non è un posto sentito dai polacchi, e infatti é senz'anima. Ho percorso la Vistola in bici, a piedi, e di corsa nella speranza di trovare un luogo dove la città incontrasse il fiume, nella speranza che questo fosse il segreto della bellezza di questa città, ma non l'ho trovato. Ho provato a capire se nel quartiere popolare di Praga ci fosse almeno un centro alternativo, uno spazio che avesse qualcosa di particolare, mi sono perso.
Oggi forse ho trovato una traccia, un modo per sopportare questa contraddizione. Per andare al lavoro attraverso tutti i giorni un parco. Tutti i giorni incontro un acero e una quercia, mi fermo a guardarli, oggi gli ho dato un nome, li ho chiamati ilGiulio e laCorinna (http://breva-tivano.blogspot.com/2003/05/il-guilio-e-la-corinna.html).