domenica 3 dicembre 2017


Ma vuoi vedere che per tutti questi anni ci siamo preoccupati dei confini sbagliati?
L'intrusione degli skinhead veneti nella sede di un’associazione a Como mi sembra una pagliacciata premonitrice di un futuro pericoloso. Avrei un'idea su come risolvere la questione.


Isolata dal contesto è una pagliacciata per almeno quattro motivi.
Il primo politico. Eravamo tutti concentrati a capire cosa stesse succedendo alla frontiera sud, quella dopo Lampedusa, vicino alla Libia, ed invece il problema era alla frontiera est. No, non intendo quella con la ex-Jugoslavia, ora Slovenia, ma con il Veneto.
Quella concentrazione di "menti lucide" della Lega aveva identificato il problema tempo fa. Secondo loro la Lombardia sarebbe dovuta diventare autonoma, meglio se indipendente. I leghisti si erano solo confusi da chi, invece che da Roma avrebbero dovuto prendersela con Venezia. Se avessimo avuto una bella frontiera con il filo spinato a proteggerci dai veneti a quest'ora questa pagliacciata degli skinhead ce la potevamo risparmiare. Ma per loro, i leghisti, è stato sempre più importante definire il calibro delle cavolate alle quali fingevano di credere e non contro chi erano rivolte, così negli anni hanno cambiato obiettivo diverse volte: meridionali, africani, cinesi, Europa, etc .. per poi capire che una poltrona in parlamento era garantita se la Lega fosse diventata un partito nazional-qualchecosa (forse fascista). Cosa che Salvini, come il suo predecessore e maestro Bossi, si sta preoccupando di assicurare, intendo ovviamente la poltrona sotto il suo sedere. Oggi i neo-leghisti, e la accozzaglia di partiti a destra di Forza Italia, stanno cercando di raccogliere nel Paese il consenso da parte delle persone come gli skinhead. Quindi dato lo spessore politico dei soggetti starei moderatamente tranquillo.

Il secondo motivo per cui risulta essere una pagliacciata è di sostanza. I facinorosi giovanotti scelgono un’associazione di collaudati sostenitori di metodi nonviolenti, per evitare qualsiasi complicazione, e leggono un comunicato che oltre ad essere delirante risulta essere confuso, farcito di parole dal significato ambiguo: "altare di un turbocapitalismo alienante", "logica schiavista", "immigrazionismo ad ogni costo", "retorica mondialista", "non-popoli figli della mondialità incontrollata", etc… Se le parole hanno un peso a me sembrano inconsistenti.

Il terzo motivo per cui possiamo stare tranquilli è sociale. Gli skinhead trovano terreno fertile a causa del disastroso stato in cui si trova l'Italia. Io sono tra quelli che credono sempre più negli italiani e sempre meno nell'Italia. Sono sicuro che gli italiani sopravvivranno all'ormai prossimo fallimento dell'Italia, e l’unico progetto serio a cui sento d’ancorare il mio futuro, e quello dei miei figli, è lavorare per una migliore e maggiore integrazione Europea. E' l'unica risposta a questi ragazzi. Non credo né in un'Italia forte, e tanto meno in una Lombardia indipendete. Inoltre il leader di questo gruppo ha dichiarato "Hitler qualcosa di positivo l'ha fatto". Se l'appartenenza ad un progetto politico fosse giustificabile dal fatto che "qualcosa di positivo è stato fatto", stiamo freschi. Forse dovremmo riabilitare anche Pol Pot (il sanguinoso leader dei Khemer rossi in Cambogia). Ma questo per piacere facciamo in modo che non arrivi alle orecchie di questi ragazzi, ci sarebbe da non dormire.
Infine anche sulla rilevanza numerica di un possibile ritorno al nazismo in chiave spaghetti e mandolino mi sembra di poter star tranquillo. Se il gruppo di skinhead più attivo vicino a Como risulta essere in Veneto, la densità in termini demografici è insignificante.
Ora classificato questo atto intimidatorio da parte di questi giovanotti veneti male informati come una pagliacciata rimane un problema che mi inquieta. Se ci limitassimo a guardare questo episodio con il microscopio puntato sulla Lombardia commetteremmo un grosso errore. Questo episodio deve essere messo in un contesto più grande, sia dal punto di vista geografico che temporale.
Un paio di settimane fa (contesto temporale), a Varsavia (contesto geografico), 60.000 naziskin si sono pubblicamente riuniti con il silenzioso bene placido del governo polacco.
L'11 novembre la Polonia festeggia l’indipendenza conquistata nel 1918 da parte di Russia, Austria e Prussia. È uno degli anniversari più importanti della nazione. Dalla fine degli anni 2000 è diventato un’occasione per manifestazioni nazionaliste che attirano persone anche dal resto dell’Europa. Alla manifestazione di quest'anno hanno partecipato decine di migliaia di persone di gruppi di estrema destra, dagli italiani di Forza Nuova agli ungheresi di Jobbik.
La Polonia mi preoccupa anche per un aspetto storico, i principali eventi storici del secolo scorso sono iniziati proprio in questo Paese. La seconda guerra mondiale è iniziata con l'invasione della Polonia da parte della Germania. La caduta del comunismo è iniziato con Solidarnosc a Danzica. Ricorsi storici che alimentano paure che siamo prossimi ad un nuovo tragico inizio, la cui rilevanza potrà essere confermata solo dal tempo.
Occorre togliere le fette di salame sugli occhi, i nefasti principi del nazismo si stanno risvegliando in Europa, e la Polonia è la cartina tornasole di questa situazione. 
Avrei una proposta per i facinorosi skinhead dell'altro giorno. Secondo me gli andrebbe dato un premio. Regalerei ad ognuno di loro due bei viaggi.
Il primo ad Aushwitz per incontrare un gruppo di reduci dei campi di concentramento. Sarebbe un'occasione per offrire a questi ragazzi la possibilità di spiegare, a chi ha subito le feroci conseguenze del razzismo, le loro “interessanti” teorie circa Hitler e le cose buone che avrebbe fatto.
Il secondo li manderei ad Agadez in Niger, da dove passano quasi tutti i viaggi della speranza per chi viene dagli stati a sud del Sahara e gli augurerei buon viaggio di ritorno verso la loro tanta amata patria. Per renderlo più adeguato alla loro struttura morale e capacità fisiche ad Agadez li lascerei senza soldi, telefono e carta d’Identità. Gli darei modo di: sperimentare l'ebrezza di un bel viaggio nel deserto, ripercorrere le esaltanti gesta del colonialismo italiano in Libia, e affrontare con qualche carretta del mare il tratto fino alle coste Italiane. Cercherei anche di aiutarli ad intavolare una discussione con i locali facendo vedere ai loro compagni di viaggio il video che hanno tanto voluto che venisse pubblicizzato. Sono certo che sarebbe un modo per fargli apprezzare un valore che si chiama tolleranza, di cui certamente gli africani hanno molto da insegnarci, ma se invece per sfiga dovessero incontrare degli africani intolleranti, poco male, avranno modo di dimostrare la presunta superiorità della razza italica facendogli vedere quanto forte sanno correre.