venerdì 23 febbraio 2018

Comunque vadano queste elezioni, sono tranquillo, quindi molto preoccupato.

Sono comunque preoccupato da quando ho capito qual è il programma che vorrei che fosse realizzato nella prossima legislatura, e' quello che da risposte ai bisogni delle persone che non voteranno: emarginati, anziani, ammalati, immigrati, persino l'ambiente in cui viviamo e gli altri animali, la gente che vive nel sud del mondo, ma soprattutto i giovani. Tra tutte le ingiustizie che noi votanti stiamo commettendo contro i non votanti, quella più assurda è perpetuata contro la carne della nostra carne.

Votare tenendo conto di cosa hanno bisogno i non votanti a me sembra un modo saggio di guardare al futuro.

Il paradosso è che la democrazia non può creare le basi per un percorso di questo tipo. Il programma che dovremmo votare è quello che non voteremo mai, sarebbe contro i nostri interessi.
La promessa della democrazia era quella di riuscire a garantire l’universalità dei diritti, ma piano piano è sconfinata nella pretesa di accedere ai privilegi.

Il vuoto lasciato dalla politica consiste nell’aver sostituito la forza dei valori, spesso scomodi, con la capacità di persuasione delle statistiche. Così il politico di turno deve saper dare risposta a questa domanda: "Cosa vuole la maggioranza di quelli che mi voterà?". Non necessariamente la cosa giusta da fare è quella che la maggioranza vuole, viviamo nella dittatura delle statistiche. In una epoca in cui vige la plutocrazia venduta sotto forma di democrazia diretta resa possibile dalle nuove tecnologie, io vivo questo periodo più come un incubo che una conquista.

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