lunedì 9 dicembre 2019

Shiraz, dove Channa e Kiran si conobbero, è in Iran ai piedi dei monti Zagor, è un punto di passaggio sin dall'antichità per chi da oriente andava a occidente e viceversa. Shiraz è terra di mercanti e trafficanti. Io a Shiraz sono stato, quando leggo di Channa a Shiraz mi viene in mente Alí, un mercante che conobbi nel bazar. Fu Alí che per primo mi fece vedere in modo diverso quello che sta succedendo ai confini dell’Europa.
Alí vende anelli, quelli seri, anellazzi nel bazar di Shiraz. Alí è un colto mercante in un Paese che da molto prima che Marco Polo li descrisse continua a creare cultura e benessere attraverso lo scambio di beni. È una antica magia. Il viandante  s’avvicina ad un negozio, il mercante lo saluta, gli chiede da dove viene, e si inizia a parlare intorno ad una tazza di tè. Una sorta di Starbucks dove però al posto di chattare parli con una persona in carne ed ossa. L'ultimo dei problemi del mercante sembra essere quello di voler vendere qualcosa, il viandante si rilassa e scambiano domande e risposte, punti di vista insomma, che a pensarci bene sono gli unici prodotti per cui ci si arricchisce regalandoli.
Alí sa tutto della razza ariana e si appresta a spiegarmi perché è importante. A me il tema fa paura, parlare di razze mi mette prurito, ma Alí è incontenibile ed inizia la lezione: “Sebbene gli studiosi abbiano ricostruito la storia dell'unità linguistica indoeuropea (Ursprache), rimane ancora il problema di comprendere la patria di provenienza (Urheimat) di questa ondata migratoria, ed i motivi che l'avrebbero provocata”. Alì sostiene che la ricerca dell'Urheimat diventa fondamentale per capire chi siamo. Alí vuole il mio consenso e quindi ogni tanto mi interroga con domande retoriche del tipo "sei d'accordo che quello che sei dipende da dove vieni?". Io vorrei rispondergli che dipende anche da dove vai, ma non c'è modo. 
La ricerca della patria di origine degli ariani è stata di volta in volta identificata in diversi posti, dall'India alla Germania settentrionale, quest'ultima ipotesi è stata peraltro utilizzata dalla propaganda nazista. Ad Alí s'illuminano gli occhi quando può spiegarmi le conclusioni delle sue ricerche. Alí è certo che gli ariani abbiano origine nelle steppe dell'attuale Russia. “Ci sono sempre due ragioni per cui le persone, i popoli migrano, push e pull factors”. La gente si muove perché attratta da un posto, per la sua bellezza o le opportunità che offre, pull factors, oppure perché dove risiedeva non ci sono più le condizioni per vivere, una guerra, carestia, o pestilenza, push factors. 
3000 anni prima di Cristo i pull factor erano inesistenti, non si sapeva molto degli altri. In realtà anche adesso sono marginali, poca gente lascia casa propria se non è costretta. A segnare le migrazioni erano, e sono, i push factors. Vivere nelle steppe della Russia a quel tempo era duro, durissimo, e secondo Alí una carestia ha costretto gli ariani a cercare un ambiente meno ostile. Dalla Russia gli ariani si sono mossi principalmente in tre diverse aree: l'attuale Germania, l'India e l'Iran. Iran significa "Terra degli ariani". L'Iran non è fatto di soli ariani, è l'insieme di tante tribù, ma gli ariani erano decisamente quelli più evoluti, forti, e determinati. L'unione di queste tribù diede origine a qualcosa di grande, nuovo per l'umanità, la Persia. Da molti considerata la culla della nostra società. Alí sostiene che l'Europa senza l'Asia non esisterebbe. Dario il grande e i suoi successori stabilirono relazioni commerciali, culturali e anche militari che crearono un rapporto forte tra Europa ed Asia tanto da plasmare un unico ceppo linguistico, quello indoeuropeo. Per Alí siamo tutti parte della stessa famiglia, e le migrazioni di oggi non sono molto diverse da quelle di ieri. 
Finita la lezione è finito anche il té quindi il tempo a mia disposizione. Non mi resta che salutare e fare la cosa marginale che mi aveva spinto a conoscere Alí, comprare l'anellazzo. Il prezzo non importa, include il tè e la lezione sulla razza ariana. In ottica puramente economica è chiaro che Alí mi ha fregato, in chiave invece più ampia, dove scambiare merci include arricchirsi anche culturalmente, penso di aver portato a casa un bell’anellazzo ed una lezione ad un modico prezzo. 
Mentre mi allontano da Ali prende corpo un pensiero, tutto questo bell'andare avanti ed indietro tra occidente e oriente ha costituito un fattore importante per il progresso di questo pianeta. Migrare con famiglie, o intere comunità, al di là delle frontiere che arbitrariamente sono state disegnate da uomini, purtroppo anche con il sangue, è fondamentale per la nostra crescita. Non c'è progresso con il solo scambio di beni. Io avrei potuto comprarmi l'anellazzo su internet, ma non avrei conosciuto Alí ed avuto la sua lezione. Marco Polo è l'emblema di questo modo di vedere il mondo. 
Un mondo che però si sta muovendo in direzione opposta: i muri, nazionalismi, localismi, per trincerare persone; e gli accordi economici internazionali per la globalizzazione dei soli beni. Questo modo d'intendere gli incontri è la negazione del progresso, il progresso può avvenire solo se si muovono le persone, si mischiano le idee. 
Gli appunti di Channa mi hanno fatto perdere la cognizione del tempo, guardo l'orologio e mi accorgo che sono passate un paio d'ore. In realtà c'è un altro indicatore che mi suggerisce che è passato più tempo di quello che avevo previsto, la pelle. Inizio a sentire un leggero bruciore. Con gli anni certe cose non migliorano, come sapersi prendere cura di sé stessi. Quando ero piccolo mi ricordo che a salvarmi dalle scottature c'era mia mamma, che mi ricorreva nelle calde spiagge della liguria per mettermi la crema, da adulto mi scotto.
Il cellulare suona e dall'altra parte un ufficiale di polizia m'informa che mi sta aspettando, sono in ritardo, ho un appuntamento a cui non posso mancare.