venerdì 13 dicembre 2019

Incontro Calogero sulle scale della Capitaneria mentre sta guardando il suo porto. La capitaneria è a cavallo tra il porto nuovo e quello vecchio, in una posizione strategica. Ci siamo dati appuntamento prima di pranzo, ci porterà a mangiare pesce come si deve, anche se come dice lui "a Lampedusa è impossibile sbagliare".
In capitaneria l'attività è regolare. Alcuni ufficiali sono seduti nella sala operativa, chiacchierano, una pattuglia è fuori con la motovedetta, "a consumare un po’ di ore", negli uffici si fanno le solite pratiche, principalmente legate alla pesca.
Per lavorare in una capitaneria di porto occorre essere portati, occorre saper gestire cambi di stati d’animo veloci, si passa dalla calma piatta all'emergenza in pochi minuti, dalla noia all'adrenalina in pochi secondi.  Per chi ha problemi di cuore non è un posto raccomandabile.
Oggi Calogero si è preso un giorno per noi. Lui di giorni di ferie ne ha accumulati da poter stare a casa per un anno intero. Negli anni in cui era operativo, tra ore in capitaneria e le emergenze era sempre in servizio. Mentre guarda il suo porto indica la collina sulla sinistra, "vedi quella collina?" mi chiede, "quella collina tra la fine del 2010 e il 2011 si è riempita di gente, è diventata un'enorme tendopoli".
In quegli anni il Medio Oriente e il Nord Africa sono in rivolta, fu definita come la "primavera araba". La rivolta cominciò il 18 dicembre 2010 quando il tunisino Mohamed Bouazizi si diede fuoco in seguito a maltrattamenti subiti da parte della polizia. Il suo gesto innescò un moto di rivolta che si diffuse in molti paesi del Magreb e del Medio Oriente. I fattori che portarono alle proteste furono numerosi e assunsero diverse rilevanze nei vari Stati: la corruzione, l'assenza di libertà individuali, la violazione dei diritti umani, e le condizioni di vita molto dure che in molti casi rasentavano la povertà estrema. Cose ben note da tanto tempo ma nel 2010 vennero acutizzate da una crescita del prezzo dei generi alimentari. C'è chi sostiene che l'innalzamento dei prezzi fu dovuto alla siccità che si abbattè in molte parti del pianeta, altri invece ritengono che fu un atto premeditato, indotto proprio per destabilizzare governi che non soddisfacevano più gli interessi dei politici occidentali e delle multinazionali. Il risultato è comunque storia, i governi dei Paesi del Maghreb, importatori di generi commestibili furono costretti ad aumentare i prezzi e la gente s'incazzò. "Se ci pensi bene" mi dice Calogero "le rivoluzioni alla fine accadono sempre quando tocchi le persone sul cibo, gli ideali e i principi vengono dopo".
Le sollevazioni nei vari Stati ebbero risultati differenti. In Tunisia il presidente Ben Ali, dopo venticinque anni, fu costretto alla fuga in Arabia Saudita. In Egitto, le imponenti proteste iniziate il 25 gennaio 2011, dopo diciotto giorni di continue dimostrazioni, causarono le dimissioni del presidente Mubarak al potere da trent'anni. Particolarmente importante per quello che poi accadde nel Mediterraneo centrale si rivelerà la guerra civile che scoppiò in Libia.
Abbiamo preso la stradina che scende dalla capitaneria e porta al porto vecchio ed incrociamo Rocco. Rocco è alto e muscoloso, ha un fisico asciutto ed è simpatico. Rocco è sorridente, mi dà l'idea che sia uno di quelli per cui la vita gli gira bene. Saluta affettuosamente il comandante Calogero, è un membro del suo equipaggio. Rocco ha la polo bianca della Guardia Costiera macchiata di grasso, anche se non doveva, non era il suo turno, è stato a fare manutenzione alla motovedetta. Calogero gli chiede spiegazione, vuole assicurarsi che si riposi il giusto per quando ci sarà bisogno di lui in mare, ma Rocco è così, tu gli chiedi un piacere, e lui ne fa due. "Un collega me lo ha chiesto. Comandante lui tiene famiglia io no, mi fa piacere se lo posso aiutare". Si vede che Calogero gli vuole bene "Rocco! Rocco! Prima o poi tu finirai male!”.
Il ristorante scelto da Calogero s'affaccia sul porto vecchio. Una piccola spiaggia con qualche palma circondata da vecchie abitazioni decadenti. Se fosse in Francia sarebbe come la passeggiata intorno al porto di Saint Tropez, invece qui, nell'Italia che più a sud non si può, si lascia che un paradiso venga usato senza cura, abbandonato a se stesso con l'aggiunta di qualche cartaccia, lattina e una barca distrutta sulla spiaggia. Posti bellissimi che sanno sopportare il peso degli uomini, riflettono il fascino delle cose dimenticate tipiche di quest'Italia. Per questi posti non c'è via di mezzo, o si trasformano in vetrine per turisti oppure li si lascia andare alla deriva. Tra i due destini ho sempre preferito il secondo, è più vero. Il cameriere arricchisce il quadro: canotta nera, infradito, ciuffo con colpi di sole biondi, ma soprattutto l'accento che per me del nord risulta incomprensibile, molto più vicino all'arabo che all'italiano.
Arrivati al ristorante per sedare la sete chiediamo tre birre. Tra le tante cose che non so fare c'è quella di scegliere il pesce, so che devi guardarlo negli occhi e così dovresti capire se è fresco, ma a Lampedusa i criteri sono diversi, il pesce è fresco per definizione, occorre capire con quale sapore in bocca vuoi andare in giro.
Lascio fare a Calogero e al comandante Malga, e faccio bene, tra: triglie, occhioni, e altri pescetti direi che è stata un'ottima scelta. Sul vino il comandante Malga ha le idee chiare, il Glicine, mi sembra che anche il vino s'intoni all'atmosfera, sincero.
Mentre pranziamo parliamo della Libia. "Occorrerebbe farla finita con la retorica fascista, e post-fascista, degli italiani brava gente in Africa. Non c'è niente di cui essere fieri, o cercare di nascondere. È  importante non dimenticare quello che fece il generale Rodolfo Graziani in Libia, tanto che per i suoi metodi brutali fu soprannominato il macellaio del Fezzan". Graziani creò veri e propri campi di concentramento, e non si fece scrupoli ad usare bombe a gas, bandite dalla convenzione di Ginevra.
La crisi in Libia è intrinsecamente collegata con la storia della caduta di Muʿammar Gheddafi. Il 16 e 17 febbraio 2011 si verificarono nella città di Bengasi scontri fra manifestanti e la polizia a causa  dell'arresto di un attivista dei diritti umani. A Bengasi non si aspettava altro, la città era sempre stata poco fedele al colonnello libico ed influenzata dalla cultura islamista. Testimoni vicini ai ribelli riferirono che sarebbero avvenute vere e proprie esecuzioni da parte delle forze di polizia vicine a Gheddafi. Le milizie giunte da Tripoli a Beida, nell'est della Libia, attaccarono i manifestanti, causando più di 300 morti e numerosi feriti.
Il 21 febbraio la rivolta si allargò anche alla capitale Tripoli, dove i contestatori diedero fuoco ad edifici pubblici. Nella stessa giornata a Tripoli si fece ricorso a raid dell'aviazione sui manifestanti per soffocare la protesta. Un’escalation che si concluse il 20 ottobre 2011, quando Gheddafi venne catturato dai ribelli e ucciso vicino Sirte.
Con la morte di Gheddafi si apre un corridoio grande come la Libia, uno tra i più grandi Stati africani, un’opportunità incredibile per le organizzazioni criminali. Un corridoio per portare merci di contrabbando e persone in Europa senza essere controllati. Il comandante Calogero, mentre si porta un bicchiere di bianco alla bocca ci tiene a sottolineare che "Quello che in questa faccenda convince davvero poco è il ruolo che Francia e Stati Uniti ebbero nella gestione della crisi della Libia", dopo una breve pausa è lapidario "Dal Vietnam in poi gli Stati Uniti, ovunque siano andati, hanno combinato più danni che risolto problemi".
Dietro la caduta di Gheddafi ci fu l'allora presidente francese Sarkozy, interessato ad ostacolare gli accordi che Berlusconi aveva firmato con il colonnello libico al fine di avvantaggiarsene. Sarkozy convinse gli Stati Uniti ad appoggiare l'intervento contro Gheddafi, supportato poi dall’Italia. Gli effetti sono storia nota: la Libia precipita in un'atroce guerra civile, l'Isis spadroneggia sulle coste meridionali del Mediterraneo, e un'ondata di migranti senza precedenti che si riversa sulle coste italiane. Nel 2011 furono registrati 64.300 arrivi illegali dalla Libia, quando l'anno prima erano stati 4.500.
Alla fine del pranzo ci siamo fatti tre birre e un paio di bottiglie di bianco, non male per un pranzo. In molte circostanze l'alcol confonde le idee ma in un caso è fondamentale, quando occorre parlare senza peli sulla lingua. Il comandante Calogero è in vena di parlare, di raccontarci cosa accadde negli anni in cui lui era in mare a salvare le persone.

[capitoli pubblicati: http://breva-tivano.blogspot.com/search/label/ConLaTestaSottoIlMare]