La Marmalade è la barca a vela del comandante Calogero, la sua terapia. La Marmalade ha una storia che dice tanto su chi è il comandante.
La Marmalade è una barca in legno costruita in Bretagna intorno agli anni '60 del secolo scorso, ha una chiglia che funge da deriva ed è lunga 10 metri, una forma antica, semplice, ma solida.
La Marmalade è stata portata a Lampedusa da una coppia di francesi che partiti da Marsiglia volevano fare il giro del Mediterraneo, arrivati a Lampedusa hanno litigato, solo coppie affiatate sopravvivono al mare. Spesso neanche in solitaria si sopravvive al mare, fare i conti con se stessi è più difficile di quello che si possa immaginare, ma non per tipi come Calogero, mi dirà "stare soli in mare è l'unico rimedio per trovare un pò di pace".
Calogero quando ha visto l'annuncio di vendita della Marmelade ha pensato che quella barca fosse quello di cui lui aveva bisogno, è stato amore a prima vista. Ha dovuto convincere Angela, poi è andato in banca, ha prelevato la caparra ed è sceso al molo per firmare il contratto d'acquisto. Purtroppo pochi minuti prima un altro isolano aveva concluso l'affare. Un personaggio strano il nuovo armatore, cambiò nome alla barca diverse volte, e gli diede nomi assurdi come: "ruota della fortuna", "La vita in diretta". È per causa di questi nomi che la Marmalade si ribellò contro il suo armatore, una volta lo trovarono alla deriva verso la Tunisia, un'altra completamente disorientato a sud di Malta. Ironia della sorte tutte le volte a salvare la Marmalade fu Calogero.
Finché accadde che una volta la Marmelade e il suo armatore furono trovati senza conoscenza a largo di Gozo, a salvarli fu ancora Calogero, ma quella volta l'armatore, lo strano proprietario, non ne volle più sapere della barca e la regalò a Calogero, era destino. Calogero se ne prese cura, gli diede innanzitutto un nome un pò più decente, non molto, di cui almeno la Marmelade non dovesse vergognarsi, e la riparò completamente, dal motore alle vele. Ci volle un anno di lavoro prima del nuovo varo, ma adesso è una meraviglia.
Calogero ci fa l'onore, a me e il comandante Malga, di portarci per un pomeriggio a spasso con la sua barca. Era tanto che non mettevo piede su una barca a vela, e la Marmelade è stato un ritorno alla grande. Non ci sarà molto vento, il mare sarà un pò agitato ma uscire dal porto di Lampedusa per fare un bagno nelle acque cristalline di cala Greca è un bel regalo. La cambusa è composta da pizzette, arancini, ma soprattutto da litri di birra e del buon vino che ci sgoleremo sotto il sole caldo di giugno.
Mentre lasciamo che il vento ci porti a passeggio per un mare che insieme a tanto dolore sa anche regalare felicità, i comandanti Calogero e Malga mi raccontano le dinamiche di quelli che sono stati gli incidenti che hanno sconvolto mezzo mondo.
Quella volta che Calogero appese le chiavi della motovedetta al muro non fu un gesto di disperazione legato alla drammaticità degli eventi a cui era stato costretto dalla storia, ma semmai il fatto di essere stanco di dover lottare contro lo Stato. Magistrati, politici, colleghi avrebbero dovuto aiutarlo nella missione di salvare persone, ma in pratica erano solo interessati "a pararsi il culo". Piangere i morti in mare, ma non fare niente per potenziare i soccorsi si definisce ipocrisia. È per questo che Calogero mi piace, non per il suo eroismo e tanto meno per la bontà degli ideali, ma semplicemente perchè non è una persona ipocrita. Solo le persone non ipocrite possono essere dotate di compassione, di quella carica d'umanità che ti fa guardare il mondo con gli occhi di un bambino.
Calogero mi dice: "la sera in cui morì la donna con in braccio il suo bambino piansi". Come riconoscimento per quello che aveva fatto ricevette un avviso di garanzia. "Sai cosa mi dissero i magistrati quando gli passai accanto mentre stavo andando a consegnare le chiavi della motovedetta?" sto in silenzio e aspetto che sia lui a dirmelo, ma prima di concludere ha bisogno di bere, prende una lattina di birra, poi guardando il mare dice "ma chi te lo fa fare!!!".
Questo ha distrutto Calogero, lui non chiedeva riconoscimenti ma che gli fosse permesso di fare il suo lavoro, purtroppo però il suo lavoro ha dovuto fare il conto con l'ipocrisia di cui le istituzioni e la politica sono impregnate, e l'ipocrisia ha avuto la meglio.
[capitoli pubblicati: http://breva-tivano.blogspot.com/search/label/ConLaTestaSottoIlMare]
La Marmalade è una barca in legno costruita in Bretagna intorno agli anni '60 del secolo scorso, ha una chiglia che funge da deriva ed è lunga 10 metri, una forma antica, semplice, ma solida.
La Marmalade è stata portata a Lampedusa da una coppia di francesi che partiti da Marsiglia volevano fare il giro del Mediterraneo, arrivati a Lampedusa hanno litigato, solo coppie affiatate sopravvivono al mare. Spesso neanche in solitaria si sopravvive al mare, fare i conti con se stessi è più difficile di quello che si possa immaginare, ma non per tipi come Calogero, mi dirà "stare soli in mare è l'unico rimedio per trovare un pò di pace".
Calogero quando ha visto l'annuncio di vendita della Marmelade ha pensato che quella barca fosse quello di cui lui aveva bisogno, è stato amore a prima vista. Ha dovuto convincere Angela, poi è andato in banca, ha prelevato la caparra ed è sceso al molo per firmare il contratto d'acquisto. Purtroppo pochi minuti prima un altro isolano aveva concluso l'affare. Un personaggio strano il nuovo armatore, cambiò nome alla barca diverse volte, e gli diede nomi assurdi come: "ruota della fortuna", "La vita in diretta". È per causa di questi nomi che la Marmalade si ribellò contro il suo armatore, una volta lo trovarono alla deriva verso la Tunisia, un'altra completamente disorientato a sud di Malta. Ironia della sorte tutte le volte a salvare la Marmalade fu Calogero.
Finché accadde che una volta la Marmelade e il suo armatore furono trovati senza conoscenza a largo di Gozo, a salvarli fu ancora Calogero, ma quella volta l'armatore, lo strano proprietario, non ne volle più sapere della barca e la regalò a Calogero, era destino. Calogero se ne prese cura, gli diede innanzitutto un nome un pò più decente, non molto, di cui almeno la Marmelade non dovesse vergognarsi, e la riparò completamente, dal motore alle vele. Ci volle un anno di lavoro prima del nuovo varo, ma adesso è una meraviglia.
Calogero ci fa l'onore, a me e il comandante Malga, di portarci per un pomeriggio a spasso con la sua barca. Era tanto che non mettevo piede su una barca a vela, e la Marmelade è stato un ritorno alla grande. Non ci sarà molto vento, il mare sarà un pò agitato ma uscire dal porto di Lampedusa per fare un bagno nelle acque cristalline di cala Greca è un bel regalo. La cambusa è composta da pizzette, arancini, ma soprattutto da litri di birra e del buon vino che ci sgoleremo sotto il sole caldo di giugno.
Mentre lasciamo che il vento ci porti a passeggio per un mare che insieme a tanto dolore sa anche regalare felicità, i comandanti Calogero e Malga mi raccontano le dinamiche di quelli che sono stati gli incidenti che hanno sconvolto mezzo mondo.
Quella volta che Calogero appese le chiavi della motovedetta al muro non fu un gesto di disperazione legato alla drammaticità degli eventi a cui era stato costretto dalla storia, ma semmai il fatto di essere stanco di dover lottare contro lo Stato. Magistrati, politici, colleghi avrebbero dovuto aiutarlo nella missione di salvare persone, ma in pratica erano solo interessati "a pararsi il culo". Piangere i morti in mare, ma non fare niente per potenziare i soccorsi si definisce ipocrisia. È per questo che Calogero mi piace, non per il suo eroismo e tanto meno per la bontà degli ideali, ma semplicemente perchè non è una persona ipocrita. Solo le persone non ipocrite possono essere dotate di compassione, di quella carica d'umanità che ti fa guardare il mondo con gli occhi di un bambino.
Calogero mi dice: "la sera in cui morì la donna con in braccio il suo bambino piansi". Come riconoscimento per quello che aveva fatto ricevette un avviso di garanzia. "Sai cosa mi dissero i magistrati quando gli passai accanto mentre stavo andando a consegnare le chiavi della motovedetta?" sto in silenzio e aspetto che sia lui a dirmelo, ma prima di concludere ha bisogno di bere, prende una lattina di birra, poi guardando il mare dice "ma chi te lo fa fare!!!".
Questo ha distrutto Calogero, lui non chiedeva riconoscimenti ma che gli fosse permesso di fare il suo lavoro, purtroppo però il suo lavoro ha dovuto fare il conto con l'ipocrisia di cui le istituzioni e la politica sono impregnate, e l'ipocrisia ha avuto la meglio.
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