Calogero è un fiume in piena, ha bisogno di raccontare, di sfogarsi. Qualche secondo dopo aver raccontato del naufragio di Lampedusa riattacca senza usare mezzi termini "Ci sono responsabilità che una persona si porta addosso come una scimmia. Se sei una persona sana ti rovineranno il sonno, altrimenti ... ammorirri!".
Così inizia Calogero a raccontarci della strage dei bambini, così iniziamo la nostra bolina. La bolina è un'andatura strana, si naviga contro la direzione del vento ma serve per andare avanti.
Da anni il governo Berlusconi sta cercando di imporre la strategia "occhio non vede ed elettorato non duole" su come gestire i soccorsi. Questa strategia dovrebbe venir realizzata operativamente nel giocare a nascondino. Se c'è un soccorso occorre fare in modo che nessuno sappia che una nave italiana è nelle vicinanze, altrimenti occorre darle il tempo per allontanarsi, questo dovrebbe fare in modo che siano altri, non l’Italia, ad intervenire. Calogero è lapidario "Questa decisione macchia di sangue gli autori e trascina l'Italia, le sue istituzioni, la sua gente, nella vergogna".
Prende un'altra birra e mi racconta cosa accadde l'11 ottobre 2013, pochi giorni dopo il naufragio di Lampedusa, quello famoso del 3 ottobre. "Se fosse possibile fare una classifica delle tragedie avvenute in mare certamente questa sarebbe ai primi posti". Quella notte dormii male, le parole di Calogero si mescolarono con i miei pensieri e ne venne fuori un sogno tormentato. In seguito scoprii che quello che avevo sognato era successo veramente, la realtà aveva purtroppo superato la fantasia.
Omar ha gli occhi grandi come il mare su una faccia piccola e stanca. Ha 8 anni e sta scappando con la sua famiglia dalla Siria. Hanno già percorso molti chilometri, adesso sono in Libia, devono fare l'ultimo tratto per arrivare in Europa, il papà gli ha promesso che in Italia staranno bene.
Omar è stanco anche perché ha giocato a pallone con gli altri bambini fino all'ultimo secondo prima di imbarcarsi. La sua squadra ha vinto, e lui ha segnato un goal. La signora Jammo e suo marito, il dottor Mohanad Jammo lo hanno visto esultare, ridere, non succedeva da quando avevano lasciato Aleppo. I due genitori si sono guardati, e alla signora Jammo è scesa una lacrima che ha prontamente nascosto nel fazzoletto. Piangere non è permesso Omar potrebbe vederla.
Si parte, si va finalmente in Italia. Ad Omar viene dato il pallone, il trofeo al più piccolo giocatore, è un regalo prestigioso, Omar lo tiene tra le braccia come la cosa più preziosa al mondo. Sul peschereccio vengono imbarcati 480 profughi siriani, tra i quali il dottor Mohanad Jammo, sua moglie, i loro due figli, Omar e Saad di 2 anni, ed altri 100 bambini circa. Un mondo di voci, pianti e sorrisi, sembra una festa.
All'inizio tutto va bene, la barca procede lenta in direzione nord. La signora Jammo è seduta a gambe incrociate con la schiena appoggiata alla cabina di comando del peschereccio, ha la testa di Omar su una gamba ed in braccio tiene l'altro suo figlio, Saad, entrambi stanno dormendo. Il signor Mohanad guarda sua moglie, la vede sorridere mentre osserva i suoi figli, anche lui è contento. La guerra sembra essere alle spalle.
Sono a 61 miglia da Lampedusa ed improvvisamente il motore della barca emette un rumore inquietante e si spegne. Omar si sveglia di soprassalto e vede che i grandi sono nervosi, gridano, si muovono in fretta, sono agitati. La barca è alla deriva così lanciano il MayDay, chiedono soccorso. Con un barcone pieno di gente in preda al panico rovesciarsi è un attimo, ed è quello che succede.
Mohanad è un buon nuotatore, prende Omar per mano e gli dice di mettersi a dorso e di stare calmo, di “pregare gli angeli”. Saad lo prende con il braccio intorno al corpo, e sua moglie gli sta vicino. I minuti passano le forze vengono meno i soccorsi non arrivano. Omar è stremato, Saad spaventato, e Mohanad non ce la fa più, ha nella mano destra il braccio di Omar e nell'altra Saad. Capisce che non può più farcela a sostenere entrambi. I pensieri nella testa si fanno confusi. Sta perdendo sempre più le forze, così non può andare avanti.
Mohanad gira la testa a sinistra ed apre la mano destra.
Dopo pochi secondi preso dal rimorso si gira di scatto e vede il volto perplesso di Omar inabissarsi lentamente, sono secondi che rimarranno impressi nella sua mente come un coltello. Dopo pochi minuti arriveranno i soccorsi.
Sono le 15.37 dell'11 ottobre 2013 in via della Storta, nella sala operativa della marina militare viene ricevuto un MayDay localizzato a 61 miglia a sud di Lampedusa. Malta è lontana 118 miglia, la motovedetta maltese è a più di due ore. La Libra, una nave militare, è l'unità più vicina, ad appena 17 miglia, poco più di un'ora di navigazione. L'ufficiale in servizio alla centrale operativa aeronavale telefona al capo sezione della sala operativa, gli chiede che cosa deve fare la Libra. "Non deve stare tra i coglioni quando arriva la motovedetta maltese ... te lo chiami al telefono il comandante e gli dici di levarsi ... oh, stanno uscendo le motovedette maltesi, non farti trovare davanti ai coglioni che sennò questi se ne tornano indietro e tocca a noi intervenire".
Gli ordini sono chiari, la Libra deve nascondersi per non essere coinvolta nei soccorsi. Il governo è stanco di doversi gestire gli sbarchi. L’Italia è in prima fila, e l'Europa fa finta che il problema sia solo italiano, anzi quando l'Italia non applica meticolosamente i controlli viene rimproverata dall'Europa. Una situazione grottesca se non fosse tragica, alla quale però l'Italia risponde mettendo in pista una soluzione demenziale se non fosse criminale.
L'ufficiale della sala operativa obbedisce e chiama la Libra, ordina che si tolga dalla congiungente tra Malta e il barcone, di allontanarsi per la rotta più breve "Perché se vi vede ... " la motovedetta maltese "ad un certo punto ... eh, gira la capa al ciuccio e se ne va". Così la Libra, l'ultima salvezza per i Jammo e le 480 persone a bordo del peschereccio alla deriva, s'allontana oltre l'orizzonte. Se fosse prontamente intervenuta avrebbe potuto salvare tutti i naufraghi.
Il peschereccio si rovescerà alle 17.07. La motovedetta maltese, il pattugliatore P61, arriverà sul punto del disastro soltanto alle 17:51. La Libra addirittura più tardi, alle 18:00. Riesciranno a tirare a bordo 212 persone, molti bimbi che i sopravvissuti giurano di aver visto in acqua aggrappati a tavole di legno non appaiono nell'elenco dei superstiti, sono stati inghiottiti dal mare per sempre.
I Jammo furono portati a Lampedusa per essere curati. Sul lettino del poliambulatorio sono coricati uno di fianco all'altra, Mohanad e sua moglie non si guardano, non riescono a guardarsi in faccia, hanno lo sguardo smarrito di chi non solo ha perso un figlio ma la ragione della loro fuga. Loro da Aleppo erano scappati per salvare Omar e Saad dalle assurdità della guerra, adesso Mohanad e sua moglie vivranno per sempre con il dolore di essere stati loro la causa della morte di loro figlio.
Fu aperta un'inchiesta in Italia e gli ufficiali della marina militare furono scagionati dal reato di omissione di soccorso, non erano consapevoli del reale pericolo a bordo del peschereccio. Del resto loro con gli angeli non c'entrano proprio niente.
[capitoli pubblicati: http://breva-tivano.blogspot.com/search/label/ConLaTestaSottoIlMare]
Così inizia Calogero a raccontarci della strage dei bambini, così iniziamo la nostra bolina. La bolina è un'andatura strana, si naviga contro la direzione del vento ma serve per andare avanti.
Da anni il governo Berlusconi sta cercando di imporre la strategia "occhio non vede ed elettorato non duole" su come gestire i soccorsi. Questa strategia dovrebbe venir realizzata operativamente nel giocare a nascondino. Se c'è un soccorso occorre fare in modo che nessuno sappia che una nave italiana è nelle vicinanze, altrimenti occorre darle il tempo per allontanarsi, questo dovrebbe fare in modo che siano altri, non l’Italia, ad intervenire. Calogero è lapidario "Questa decisione macchia di sangue gli autori e trascina l'Italia, le sue istituzioni, la sua gente, nella vergogna".
Prende un'altra birra e mi racconta cosa accadde l'11 ottobre 2013, pochi giorni dopo il naufragio di Lampedusa, quello famoso del 3 ottobre. "Se fosse possibile fare una classifica delle tragedie avvenute in mare certamente questa sarebbe ai primi posti". Quella notte dormii male, le parole di Calogero si mescolarono con i miei pensieri e ne venne fuori un sogno tormentato. In seguito scoprii che quello che avevo sognato era successo veramente, la realtà aveva purtroppo superato la fantasia.
Omar ha gli occhi grandi come il mare su una faccia piccola e stanca. Ha 8 anni e sta scappando con la sua famiglia dalla Siria. Hanno già percorso molti chilometri, adesso sono in Libia, devono fare l'ultimo tratto per arrivare in Europa, il papà gli ha promesso che in Italia staranno bene.
Omar è stanco anche perché ha giocato a pallone con gli altri bambini fino all'ultimo secondo prima di imbarcarsi. La sua squadra ha vinto, e lui ha segnato un goal. La signora Jammo e suo marito, il dottor Mohanad Jammo lo hanno visto esultare, ridere, non succedeva da quando avevano lasciato Aleppo. I due genitori si sono guardati, e alla signora Jammo è scesa una lacrima che ha prontamente nascosto nel fazzoletto. Piangere non è permesso Omar potrebbe vederla.
Si parte, si va finalmente in Italia. Ad Omar viene dato il pallone, il trofeo al più piccolo giocatore, è un regalo prestigioso, Omar lo tiene tra le braccia come la cosa più preziosa al mondo. Sul peschereccio vengono imbarcati 480 profughi siriani, tra i quali il dottor Mohanad Jammo, sua moglie, i loro due figli, Omar e Saad di 2 anni, ed altri 100 bambini circa. Un mondo di voci, pianti e sorrisi, sembra una festa.
All'inizio tutto va bene, la barca procede lenta in direzione nord. La signora Jammo è seduta a gambe incrociate con la schiena appoggiata alla cabina di comando del peschereccio, ha la testa di Omar su una gamba ed in braccio tiene l'altro suo figlio, Saad, entrambi stanno dormendo. Il signor Mohanad guarda sua moglie, la vede sorridere mentre osserva i suoi figli, anche lui è contento. La guerra sembra essere alle spalle.
Sono a 61 miglia da Lampedusa ed improvvisamente il motore della barca emette un rumore inquietante e si spegne. Omar si sveglia di soprassalto e vede che i grandi sono nervosi, gridano, si muovono in fretta, sono agitati. La barca è alla deriva così lanciano il MayDay, chiedono soccorso. Con un barcone pieno di gente in preda al panico rovesciarsi è un attimo, ed è quello che succede.
Mohanad è un buon nuotatore, prende Omar per mano e gli dice di mettersi a dorso e di stare calmo, di “pregare gli angeli”. Saad lo prende con il braccio intorno al corpo, e sua moglie gli sta vicino. I minuti passano le forze vengono meno i soccorsi non arrivano. Omar è stremato, Saad spaventato, e Mohanad non ce la fa più, ha nella mano destra il braccio di Omar e nell'altra Saad. Capisce che non può più farcela a sostenere entrambi. I pensieri nella testa si fanno confusi. Sta perdendo sempre più le forze, così non può andare avanti.
Mohanad gira la testa a sinistra ed apre la mano destra.
Dopo pochi secondi preso dal rimorso si gira di scatto e vede il volto perplesso di Omar inabissarsi lentamente, sono secondi che rimarranno impressi nella sua mente come un coltello. Dopo pochi minuti arriveranno i soccorsi.
Sono le 15.37 dell'11 ottobre 2013 in via della Storta, nella sala operativa della marina militare viene ricevuto un MayDay localizzato a 61 miglia a sud di Lampedusa. Malta è lontana 118 miglia, la motovedetta maltese è a più di due ore. La Libra, una nave militare, è l'unità più vicina, ad appena 17 miglia, poco più di un'ora di navigazione. L'ufficiale in servizio alla centrale operativa aeronavale telefona al capo sezione della sala operativa, gli chiede che cosa deve fare la Libra. "Non deve stare tra i coglioni quando arriva la motovedetta maltese ... te lo chiami al telefono il comandante e gli dici di levarsi ... oh, stanno uscendo le motovedette maltesi, non farti trovare davanti ai coglioni che sennò questi se ne tornano indietro e tocca a noi intervenire".
Gli ordini sono chiari, la Libra deve nascondersi per non essere coinvolta nei soccorsi. Il governo è stanco di doversi gestire gli sbarchi. L’Italia è in prima fila, e l'Europa fa finta che il problema sia solo italiano, anzi quando l'Italia non applica meticolosamente i controlli viene rimproverata dall'Europa. Una situazione grottesca se non fosse tragica, alla quale però l'Italia risponde mettendo in pista una soluzione demenziale se non fosse criminale.
L'ufficiale della sala operativa obbedisce e chiama la Libra, ordina che si tolga dalla congiungente tra Malta e il barcone, di allontanarsi per la rotta più breve "Perché se vi vede ... " la motovedetta maltese "ad un certo punto ... eh, gira la capa al ciuccio e se ne va". Così la Libra, l'ultima salvezza per i Jammo e le 480 persone a bordo del peschereccio alla deriva, s'allontana oltre l'orizzonte. Se fosse prontamente intervenuta avrebbe potuto salvare tutti i naufraghi.
Il peschereccio si rovescerà alle 17.07. La motovedetta maltese, il pattugliatore P61, arriverà sul punto del disastro soltanto alle 17:51. La Libra addirittura più tardi, alle 18:00. Riesciranno a tirare a bordo 212 persone, molti bimbi che i sopravvissuti giurano di aver visto in acqua aggrappati a tavole di legno non appaiono nell'elenco dei superstiti, sono stati inghiottiti dal mare per sempre.
I Jammo furono portati a Lampedusa per essere curati. Sul lettino del poliambulatorio sono coricati uno di fianco all'altra, Mohanad e sua moglie non si guardano, non riescono a guardarsi in faccia, hanno lo sguardo smarrito di chi non solo ha perso un figlio ma la ragione della loro fuga. Loro da Aleppo erano scappati per salvare Omar e Saad dalle assurdità della guerra, adesso Mohanad e sua moglie vivranno per sempre con il dolore di essere stati loro la causa della morte di loro figlio.
Fu aperta un'inchiesta in Italia e gli ufficiali della marina militare furono scagionati dal reato di omissione di soccorso, non erano consapevoli del reale pericolo a bordo del peschereccio. Del resto loro con gli angeli non c'entrano proprio niente.
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