mercoledì 25 dicembre 2019

Ho il timone tra le mani ed il vento al traverso. Il comandante Malga si sdraia in cuccetta, ha bisogno di farsi cullare dal mare. Calogero riprende "Prima del 3 ottobre 2013 eravamo pionieri. Trattavamo i casi SAR legati ai migranti come normali casi di soccorso". Dopo il 3 ottobre 2013 abbiamo continuato a trattare i casi SAR legati ai migranti come casi SAR ma il supporto prima dell'Italia e poi dell'Europa è gradualmente cambiato.
Calogero apre una birra e me la offre insieme ad un arancino. Vento, vela, mare, birra e arancino ed intanto il sole inizia a scendere e il cielo s'accende di rosso.
"Dalla tragedia di Lampedusa del 2013 le operazioni si sono spostate sempre più a sud. Con Mare Nostrum salvammo la vita a molti migranti. Mare Nostrum fu una iniziativa italiana che salvò la faccia all'Europa".
La birra e l'arancino sono finiti e Calogero si accende una sigaretta "L’Europa fino a quel momento vedeva il confine a sud del Mediterraneo centrale come un problema solo italiano. Invece era chiaro sin d'allora che i migranti non approdano sulle coste della Sicilia per stare in Italia".
Calogero mi chiede se so come questo problema venne trasformato da solamente italiano ad europeo. Mi mostra una foto sul cellulare, vere e proprie tendopoli di migranti ai confini a nord dell'Italia in attesa di andare in Germania passando per Como, in Francia attraverso Ventimiglia, in Austria al passo del Brennero. "Così il problema è diventato europeo, abbiamo fatto in modo che le persone andassero dove volevano realmente andare. Gli Stati del nord Europa hanno capito che forse era meglio cercare di aiutare l'Italia nella gestione di questa situazione".
Siamo arrivati a cala Greca, l'acqua è azzurra, cristallina, il mare calmo, ancoriamo e non resisto alla tentazione di fare un bagno. Il Mediterraneo può essere cattivo, ingoiandosi molte persone, ma sa essere anche accogliente, un'acqua calda, pulita piacevole.
Fatto il bagno riprendiamo a veleggiare. Il vento è calato il dolce rollino del mare mette a dura prova la nostra capacità di parlare. Il comandate Malga dorme beatamente in cuccetta. Io e Calogero smettiamo di parlare e anche noi ci lasciamo cullare dal lieve beccheggio e rollio della barca. Veniamo risvegliati quando intorno alla barca vengono a curiosare alcuni delfini. Decisamente un bel mammifero che dimostra un legame particolare tra la nostra specie e il mare. Un altro arancino e una birretta ci aiuteranno a riprendere la conversazione.
Per come le cose sono andate fino ad ora sembrerebbe che la soluzione al problema dei migranti sia quella di andare sempre più a sud, proteggere le nostre frontiere prima che i migranti le possano raggiungere, o se si preferisce salvare le loro vite prima che sia troppo tardi.
Chiedo a Calogero cosa ne pensa di questa storia di dover far rotta verso sud. Non mi risponde, forse non vuole rispondermi, si accende una sigaretta e mi chiede di metterci con la prua al vento.
Siamo tornati nel porto di Lampedusa e dobbiamo ammainare le vele. Entriamo in porto a motore e Calogero indica il molo sulla sinistra, il molo Favaloro.
Il molo Favaloro è dove tutte le barche con i migranti vengono fatte attraccare. I migranti ricevono i primi soccorsi e vengono visitati. "Questo molo ha visto cose così drammatiche che non ti puoi immaginare! Donne scorticate vive, con ustioni inguaribili. Negli ultimi anni i gommoni che vengono usati dai trafficanti sono cambiati. Sono di pessima qualità e spesso vanno a benzina. Gli uomini si siedono sui bordi e le donne stanno in mezzo con in braccio i bambini. Durante il percorso quando la miscela finisce, il trafficante fa rifornimento con una tanica di benzina, ma a causa dell'instabilità della barca qualche litro di benzina esce e si mischia con l'acqua salata che c'è sul fondo del gommone formando una miscela altamente ustionante. Alle donne si impregnano i vestiti, quindi la pelle causando ustioni. Ho visto donne sopportare questo dolore con una forza che forse nessun uomo riuscirebbe avere". Calogero mi dice una cosa che ho provato ad immaginare senza riuscirci, mi dice di aver provato per queste donne pena e rabbia insieme.
Facciamo le manovre, assicuriamo la barca, e prima di salutarci mi dirà che non si è dimenticato della domanda sull'andare più a sud, mi promette che mi risponderà se accetterò l'invito a cena a casa sua.  In quella occasione imparerò a guardare alla frontiera a sud dell’Europa con occhi diversi.

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