venerdì 27 dicembre 2019

La prima volta che il comandante Malaga andò a Lampedusa fu per una missione impossibile.
Era il 2013, l'eco del naufragio di Lampedusa e di quello dei bambini era ancora nell'aria, e come spesso accade in Italia sulla base di una emergenza si decise che occorreva fare qualcosa, venne decretata dal governo Letta l'operazione Mare Nostrum. Le decisioni sono guidate da eventi drammatici non da una pianificazione.
Tra le misure decise nel contesto di Mare Nostrum ci fu anche quella di potenziare la presenza della Guardia Costiera sull'isola con la “settima squadriglia”. La “settima squadriglia” era stata istituita al tempo dell'arrivo in massa degli albanesi agli inizi degli anni '90, e fu dislocata a Valona, in Albania. Dotata di 4 motovedette super veloci era stata usata per intercettare le partenze dalle coste albanesi.
Nel nostro immaginario collettivo a segnare uno spartiacque sul tema dell’immigrazione ci sono le immagini della Vlora, una nave mercantile partita da Durazzo ed arrivata a Bari il 9 agosto 1991 strabordante di persone, ne conteranno 20.000 persone. Da quel momento in poi al tema dell’immigrazione vengono aggiunte due etichette: emergenza, e sicurezza.
Al comandante Malga era stato dato l'ordine di ricostituire la “settima squadriglia” a Lampedusa, e mi racconta questa scena. Il capitano Malga è appena atterrato dell'isola e sta trascinando il trolley per il piazzale dissestato dell’Ufficio circondariale di Lampedusa. Il comandante Paolo, comandate della capitaneria, è seduto sulle scale. Lui e il comandante Malga si erano già visti all'MRCC a Roma, ma non si conoscevano di persona. Nei giorni precedenti a questo incontro gli ufficiali della Guardia Costiera di Lampedusa avevano lavorato 12-15 ore al giorno per salvare persone in mare, sono esausti. Paolo si sente sulle spalle il peso di una responsabilità troppo grande per qualsiasi persona che abbia un cuore, è seduto sulle scale con l'uniforme sbragata, ha la nuca appoggiata contro il muro, e fissa il vuoto mentre fuma.
Quella del comandante Paolo è l'immagine dello sconfitto da una interpretazione che si è voluto dare alla storia e alla geografia. Lui e i suoi uomini sono stati lasciati soli nell'avamposto più a sud d'Italia a salvare la faccia di un continente che dalla seconda guerra mondiale non è ancora riuscito a costruirsi una sua identità.
Il comandante Malga saluta e si presenta, ma il comandante Paolo non risponde. Continua a guardare il vuoto mentre la cenere della sigaretta gli cade sull'uniforme. Paolo ricorda Kevin Costner in “Balla coi lupi”, l’uomo lasciato solo a presidiare una frontiera remota, ma in questo caso la frontiera ha avuto la meglio, è stata molto più forte dell'uomo.

[capitoli pubblicati: http://breva-tivano.blogspot.com/search/label/ConLaTestaSottoIlMare]