martedì 20 maggio 2003

Se la mia professoressa d'italiano delle superiori potesse vedere che, nonostante siano passati numerosi anni, i miei errori dialettali perseverano, senz'altro si metterebbe le mani nei capelli. Ero la sua pena. Chissà quante volte mi disse che davanti al nome proprio di persona non ci va l'articolo. Lei veniva dalla Basilicata e l'italiano lo conosceva bene, senz'altro meglio di quanto io mi sforzassi d'imparare e tutt'oggi di scrivere. Ma se provate ad andare a Torno a chiedere di: “Giulio e Corinna” probabilmente vi diranno che lì non abita nessun “Giulio e Corinna”.

Solo costringendo il malcapitato a fare una ricerca complessa nel proprio database di nomi (del tipo: "SELECT * FROM nomi WHERE paese=Torno AND nome LIKE “*Giulio” OR nome LIKE “*Corinna”") potrà, sorridente, rispondervi: “ilGiulio e laCorinna?!”. È così, i nomi sono legati alle persone, le persone ai posti, quindi i nomi diventano elementi topografici. IlGiulio e laCorinna STANNO a Torno COME i sassi STANNO a Matera. Quindi per rispetto della mia professoressa e della mia lingua, Giulio sarà ilGiulio, e Corinna sarà laCorinna.

Alcuni anni fa io e Chiara abbiamo vissuto a Torno per 8 mesi circa (da ottobre a maggio) in una stupenda casa raggiungibile in 10 minuti di cammino lungo il sentiero che sale a Monte Piatto. La casa non aveva il riscaldamento a metano, ma un bellissimo camino, ed una meravigliosa vista lago. Entrambe le cose, il camino e la vista, riscaldano. Il primo la pelle, il secondo la giornata.

La prima attività che facevamo al mattino appena svegli era vincere il freddo, uscire da sotto le coperte e, subito dopo, accendere il camino. Mentre uno preparava la colazione, l'altro doveva scendere in paese con lo zaino a prendere la legna per il giorno che tenevamo in un garage. Appena la casa era più calda (comunque fredda), facevamo colazione gustando il lago.

Spesso capitava d'incontrare sul sentiero ilGiulio o laCorinna. Abitavano poco più sopra di noi, a 12 minuti di cammino dal paese. Con noi condividevano: 10 minuti di cammino, una casa senza riscaldamento, e la vista lago. Saranno stati questi pochi elementi, comunque sufficienti, a fare in modo che ci adottassero.

Nei giorni più freddi di quell'anno dovetti andare in Marocco per lavoro, e lasciai a casa Chiara, la casa e il lago. Si gelarono le tubazioni dell'acqua. Quindi, finché l'idraulico non risolse il problema, si doveva andare in paese anche a prendere l'acqua. Questo fece sì che l'amicizia con ilGiulio e laCorinna si trasformò in una sorta di solidarietà, e per quanto strano possa sembrare, mi spiacque non essere stato presente in quei giorni, non averla vista nascere.

Ho conosciuto poche persone così indissolubilmente legate alla propria terra: per loro andare a Como era un viaggio. LaCorinna passava parte della sua giornata a pulire il sentiero che porta a Monte Piatto. Nessuno la costringeva a farlo, anzi sarebbe stato un suo diritto pretendere che il Comune se ne occupasse, ma non c'era verso, lo doveva fare, "non foss'altro per rispetto alla montagna", così diceva. L'altra parte della giornata laCorinna la passava a raccogliere nel bosco la legna con cui si riscaldavano. IlGiulio curava il giardino e l'orto di una villa di proprietà di milanesi, come contropartita potevano vivere nella cascina a metà collina, riadattata all'occorrenza a casa. IlGiulio curava il giardino e l'orto come fossero il salotto di casa. Autunno, inverno, estate e primavera, quando non era in osteria a Molina (unico vizio che si permetteva), era nel salotto di casa: l'orto/giardino. Un giardino/orto che si potrebbe definire biologico al 100%, anche se probabilmente lui non comprenderebbe il significato di questa parola. IlGiulio non mancava occasione di ricordarmi "che siamo quello che mangiamo". Chissà se conosce l'ayurveda...forse, più semplicemente, ci sono verità che non dipendono da latitudini e longitudini.

IlGiulio amava gli animali tanto da cacciarli. Li rispettava come non ho mai visto nessuno fare. Quando lo conobbi aveva appeso il fucile al chiodo da diversi anni, ma a sentire i suoi racconti, e c'era da credergli, riconosceva gli animali dal respiro. Faceva parte di quella tipologia di cacciatori che non accetta di pensare alla caccia come a uno sport, lo trovava assurdo se non addirittura bestiale.

Alcune volte quando vado al supermercato mi capita di pensare alGiulio e allaCorinna: io così attento a cercare cibi biologici, che non contengano certi ingredienti, che non siano commercializzati da una particolare multinazionale, insomma prodotti etici, naturali ecc... loro così naturali da non dover andare al supermercato.

IlGiulio e laCorinna allora avranno avuto circa 60 anni, ma ne dimostravano almeno 10 di più. IlGiulio aveva fatto il muratore “in gioventù”, in un'epoca in cui i contributi non si sapeva cosa fossero. Per buona pace di chi pensa che gli artigiani siano tutti ricchi-evasori, ilGiulio non era diventato ricco e godeva di una misera pensione. LaCorinna aveva sempre raccolto la legna nel bosco: era una "legnalinga". Mangiavano principalmente quello che ilGiulio coltivava, e ciò che cacciava (prima di appendere il fucile al chiodo). Si riscaldavano con la legna che laCorinna recuperava, la pensione faceva il resto. Superfluo dire che: il telefono, la televisione, la lavatrice, la lavastoviglie, insomma gli elettrodomestici di prima "necessità" non abitavano casa loro, ovviamente non si parla nemmeno di quelli di seconda e terza: il microonde, lo stereo, il condizionatore, ecc...

LaCorinna spesso ci raccontava aneddoti di paese (volgarmente chiamati pettegolezzi). Di Torno conosceva anche la vita dei sassi, ma preferiva raccontarci le storie delle persone. Ci raccontava dell'austriaco che abitava sopra di noi e che di notte scendeva a lago, lo attraversava con una barca a remi per andare a contrabbandare non ho mai capito cosa, perché arrivati a questo punto scuoteva la testa e sospendeva la frase con: "che mondo!". Ci raccontava del tornasco naturalizzato torinese, quindi straniero, diventato ricco inventando la corona di ferro dei tappi per gli spumanti. Chissà se erano storie vere quelle dellaCorinna, a lei piaceva raccontarle e a me sentirle.

Non so cosa votassero ilGiulio e laCorinna, non ne abbiamo mai parlato, ma non mi stupirebbe scoprire che fossero convinti conservatori. Le volte che abbiamo parlato di politica mi sono fatto l'idea che credevano fortemente in un mondo pacificato, liberato dall'aggressività delle armi e dallo sfruttamento distruttivo dell'ambiente, il regno della cooperazione al posto della concorrenza, della solidarietà al posto della competizione, dell'equilibrio economico ed ecologico al posto dell'espansione e della crescita, della salvaguardia e della valorizzazione delle diversità invece che dell'omologazione e della standardizzazione di tutto. Mi viene in mente quel paradosso descritto bene da Alexander Langer: "si aderisce al movimento verde più facilmente abitando nelle metropoli e sentendo la mancanza di ogni diretto contatto con la natura (il latte arriva nel cartoccio e gli animali si vedono solo alla tv e allo zoo) che non lavorando la terra o vivendo nelle aree meno industrializzate. Infatti accade che là dove queste cose sono (ancora) diffuse pratiche, modi di vita e idee di valori che potremmo definire «verdi-ruspanti» si è convinti conservatori.” Ennesima testimonianza che certe divisioni, conservatori vs riformatori, destra vs sinistra, sono solo frutto di labirintici ragionamenti fatti nei fumosi salotti, la realtà è fatta da conservatori che votano progressista e da progressisti che si sentono conservatori.

Un giorno ilGiulio mi spiegò in cosa consista il progresso. Mi raccontò che quando era giovane sua mamma lo costringeva ad andare a prendere l'acqua alla fontana, oggi che abbiamo l'acqua in casa si va al supermercato. È esattamente quello che lessi a Tiwanaku (Bolivia): ”Mientres la cultura occidental se desarolla a la velocidad del galope del caballo, el mundo andino structura su piensamento al paso de la llama, animal que fue domesticado para caminar al paso del hombre “. Il progresso è una questione di velocità. Se va più veloce dell'uomo, come spesso capita per noi occidentali, è disumanizzante. Se è più lento dell'uomo, come in alcune parti del mondo mi è capitato di vedere, uccide l'uomo.

Purtroppo ilGiulio soffriva di cuore, ed un inverno dovettero abbandonare la casa in montagna e si rifugiarono in un monolocale in paese che loro chiamavano loculo, perché stretto fra altre case, schiacciato dalle persone. Siamo stati a trovarli alcune volte e li abbiamo visti sempre peggio. Sarà stata l'età, saranno state le condizioni fisiche delGiulio, sarà stato l'alcol dell'osteria di Molina oppure, come sono più propenso a pensare, sarà che aver abbandonato la casa in montagna abbia significato seppellire nel "loculo" buona fetta di libertà. E coltivare la libertà rende l'uomo libero. La libertà che sa conciliare il sano (lavorare la terra, mangiare prodotti locali) con il bello (la vista lago), l'essenziale (eliminare le cose superflue, soprattutto quelle che condizionano il pensiero) con l'artistico (l'ultima sorpresa è che ilGiulio raccoglie tronchi nel lago e li interpreta come splendidi animali).

Spesso capita, a me o a Chiara, di ricordare ilGiulio e laCorinna, non tanto perché aneliamo alla loro vita, non ne saremmo capaci, forse l'abbiamo idealizzata e comunque non ne abbiamo voglia, ma perché sono stati un esempio evidente di cosa significhi aderire ad un territorio, esserne corpo e pensiero. IlGiulio e laCorinna ci hanno spiegato cosa significhi vivere con la natura, amarla con quell'intelligenza che non la sfrutta ma usufruisce dei suoi benefici, l'importanza delle relazioni con i propri vicini, giubileo delle diversità. Ci hanno indicato una via pratica per sentirci liberi. Ora la scommessa di una vita è fare nostri questi semi, e coltivare biologicamente l'orto/giardino della nostra testa.

Di questo felice incontro rimangono i ricordi, gli insegnamenti e lo stupore. È incredibile pensare che questa parte del mondo, post-moderno, multimediatico, consumistico, ... sia abitata da persone come ilGiulio e laCorinna, sia silenziosamente pervasa dalla loro saggezza. Per conoscerli basta andare a Torno e chiedere dove abitano ilGiulio e laCorinna. Mi raccomando l'articolo davanti al nome.