lunedì 11 agosto 2003

Cassina e Carate sono due paesi. Due luoghi distanti 16 kilometri. Due stati d'animo. Sto vivendo in un piccolo pezzetto di autostrada della Milano-Chiasso, precisamente Grandate–Como nord, ma che per me rappresenta il collegamento fra due mondi lontani. Un tempo sospeso fra un passato da archiviare, e un futuro da consumare.

Carate e Cassina appartengono alla stessa nazione, alla stessa regione, alla stessa provincia ma sono due mondi diversi sia fuori che dentro. Non è solo una questione di tempo ma anche di spazio con quello che lo spazio comporta: lingua, percorsi, panorami ecc...

Il “laghee” è diverso dal dialetto della “bassa”. Non mi stanco di ripetere che Franz Boas (antropologo americano) mi ha insegnato che una lingua è intrinsecamente connessa ad un modo di ragionare. Come corollario del teorema c'è quindi che persone di lingue diverse hanno modi di ragionare differenti. Di questa differenza ce ne siamo subito accorti avendo a che fare con la responsabile dell'ufficio anagrafe del comune di Carate: una signora ruvida ma buona.

Gli spostamenti in orizzontale sono stati sostituiti da quelli in verticale. Il giardino è fuori, sullo stesso piano della casa a Cassina, se tiri l'osso al cane te lo riporta se non finisce nel giardino della villetta difianco. A Carate il giardino è sotto, tanto che non si chiama giardino ma balze: c'è quella dei giapponesi, degli ulivi, dei limoni, c'è la scala che porta al tronco dell'umanità, ecc...

Dalla finestra di casa di Cassina se guardi fuori vedi boschi, case e fabbriche. Sono affezionato ai boschi, li ho percorsi in vario modo: di corsa, con il cane, per pensare. Sono meno affezionato alle case dei vicini, tutte persone stupende ma che vivono con le persiane chiuse. Non sono per niente affezionato alle fabbriche: puzzano, fanno rumore anche se mi hanno insegnato che permettono di vivere. Dalla finestra di casa di Carate c'è il lago. L'ho esplorato in luogo e in largo. L'ho osservato in tutte le stagioni. L'ho sognato e maledetto. L'ho meditato e pianto. Mi ha saputo infondere malinconia e pace. Adesso lo possiedo. Ogni giorno lo possiedo. Ma per fortuna non lo raggiungo. Quindi non godo ma aspetto di possederlo ogni giorno. Il lago è lì, ai miei piedi, accompagna tutti i miei sguardi ma ogni giorno è solo uno quello in cui ci fissiamo negli occhi, in quel momento lo possiedo ma non lo raggiungo.

A Cassina tutto è veloce. Un caffè e sono in ufficio. Milano altro non è che una fermata del treno (tempo casa-ufficio: 45 minuti). Cassina è il lavoro.

Carate è lenta. La colazione è lunga. Per tornare da Milano a casa occorre prendere il treno, attraversare a piedi Como, prendere il battello fino a Moltrasio e risalire per le mulattiere (tempo casa-ufficio: 150 minuti). Carate : Cassina = 150 : 45, Carate è più lenta di Cassina di ben 3,333333... volte. E' quel periodico che mi fa paura. Speriamo assomigli più a perpetuo!

Tra Carate e Cassina non è solo questione di spazio ma di stati d'animo.

Sono sul quel pezzettino di autostrada che non ha autogrill quindi non mi posso fermare. L'ultimo autogrill è prima, a Fino Mornasco, dopo c'è la Svizzera è lì è veramente un altro Stato, non solo d'animo ma anche geopoliticamente. C'è solo un'altra uscita prima di Como-Nord, Monte Olimpino, ma prenderla è un pò come scappare. Per scappare occorre saper correre. Per scappare occorre coraggio, bisogna essere capaci di non voltarsi indietro. Scappare non è per me solo perché vivrei nel rimpianto.

Como-nord è una casa da progettare, dei bambini da allevare, dei sogni da coltivare, un mondo da cambiare, una vita da godere, una moglie da amare, un lavoro che diverte ecc.. Como-nord è anche la paura di finire impantanato nella coda di Chiasso-brogeda, insieme a tutti quelli che tornano dalle vacanze: i sogni finiscono nei pedaggi dell'autostrada. Como-nord è un atto di responsabilità. Se assunto con serenità c'è la discesa verso Tavernola e il lago. Se assunto con incoscienza c'è il guard-rail. Se assunto è la vita e la voglia di vivere, forse si può chiamare Africa, forse non importa