sabato 8 marzo 2014

Siamo alla 'fine della terra', Finisterre,  da qui in poi l'ignoto, o meglio come ci ricordava Valentina: 'il mare non è mai stato amico dell'uomo, tutt'al più è stato complice della sua irrequietezza' e se lo dice Conrad c'è da crederci.


Quindi nel Finisterre potremmo essere all'inizio della nostra irrequietezza, ma a rendere speciale questo posto non è quello che potrebbe attenderci dopo aver salpato, e nemmeno quello che ci lasciamo alle spalle, è la linea di confine tra quello che si lascia e quello che s'incontra a meravigliare, molti la chiamano costa, ma qui giustamente l'hanno chiamata 'fine della terra'.
Ci sono luoghi che fischiano nelle orecchie, come il vento che soffia da queste parti, per cui non sai la ragione, ma sai che prima o poi vorresti venire alla 'fine della terra'.
Cosi quando con Chiara ci siamo detti cosa avremmo potuto fare per la settimana di carnevale, entrambi non abbiamo avuto dubbi.
Ormai non mi stupisce più, ha qualcosa di magico questa intesa con Chiara. Ha a che fare con le ragioni profonde che alimentano le nostre irriquietezze. Chiara ha voluto venire nel Finisterre per lasciarsi stupire dalle drammatiche scogliere e dai paesaggi selvaggi, io per il meraviglioso pulpo a 'feira'. Fantastico servito con un po d'olio su un tagliere di legno, ed accompagnato da una 'estrela galega'. Irrequietezza questa che ho geneticamente trasmesso a Viola, tanto che a Fisterra nel Finisterre ci siamo infilati in una 'taberna' ed abbiamo cercato di colmare fino a sazietà il nostro bisogno d'irriquietezza fatto di polipo alla galiega e calamari fritti.

serie: viaggio